È una partita così bizzarra, e imprevedibile, Roma v Lazio di domenica sera, che anche solo l’abbozzo di un’analisi che ne consideri i possibili risvolti tecnico-tattici risulta patetica. Quello che possiamo fare, per approcciarci, timidamente, ad una partita del genere, è semmai di coglierne degli spunti, di mettere in mostra la realtà dei fatti attuali, senza lasciarsi andare a impervie e pericolose riflessioni finali.
Dunque, la Roma di Ranieri arriva a questo derby con il vento in poppa, e non solo per gli ottimi risultati recenti – se escludiamo la caduta di Como, coadiuvati da grandi prestazioni –, ma anche per la spinta del proprio pubblico, al quale la società ha aperto l’allenamento di rifinitura in vista del grande incontro con gli odiati rivali. Un pubblico che non ha mai mancato di far sentire la propria presenza, ma che dal ritorno di Ranieri si è ulteriormente compattato intorno alla squadra – meno alla società.
Dall’altra parte la Lazio di Baroni, che nonostante la batosta contro l’Inter (0-6) che poteva lasciare danni irreparabili sul sistema nervoso centrale della squadra, ha rappresentato – visti i risultati maturati dalla squadra prima di quel match e soprattutto dopo – una ulteriore spinta alla crescita, dai giocatori all’allenatore ai tifosi, che sostenendo i propri ragazzi anche sotto di sei gol hanno mostrato il volto maturo e comprensivo, nonché sentimentalmente nobile, della tifoseria laziale.
Certo, il derby è sempre una partita a sé.
I duellanti
Sono 15 i punti di distanza che separano Roma e Lazio in classifica. Non era mai accaduto nella storia del derby, che tale fosse il divario tra le due squadre all’arrivo dello scontro fatale. Ranieri, e con lui Hummels, hanno sottolineato i meriti dei cugini, rispetto ai quali però hanno promesso di finire sopra in classifica a fine anno. È chiaro, in una partita così delicata, come la differenza la facciano i discorsi dei due allenatori, la grinta trasmessa più che la tattica, la lucidità infusa o profusa dai tecnici alla squadra, anziché la corsa furente e senza meta.
Insomma, detto altrimenti, Roma v Lazio è soprattutto la sfida tra Claudio Ranieri, l’allenatore che non ha mai perso un derby da allenatore della Roma, e Marco Baroni, ex Roma da giocatore, che oggi guida la Lazio verso un traguardo e dei sogni che a inizio stagione non erano ipotizzabili forse nemmeno da lui stesso. Ma la Lazio gioca un gran calcio, è cattiva ed è giovane. Come l’esperienza del suo allenatore, un fatto che spesso non risulta di buon auspicio quando si tratta di partite così delicate. Ranieri conosce il derby, sa come metterci mano. E questo potrebbe fare decisamente la differenza.
Dai nuovi, la scintilla
Roma v Lazio però è anche la sfida tra due squadre giovani e con tanti volti nuovi rispetto allo scorso anno. Quei nuovi, spesso, decidono il derby da una parte e dall’altra non in virtù di chissà quale dote tecnica, ma proprio perché non conoscendo bene l’ambiente di Roma giocano con più rilassatezza, meglio con più spensieratezza.
Non è piccola, infatti, la lista di marcatori esordienti al derby di Roma, come accade peraltro anche per altri derby. Ma qui a Roma, nella capitale dove il passato inonda il presente, ancora di più. Solo chi viene dal futuro, infatti, può guidare una delle due squadre verso una nuova alba. E allora attenzione a Manu Koné, nei giallorossi, giocatore fortissimo e di grande personalità, e Boulaye Dia dall’altra parte, giocatore altrettanto forte e di altrettanta personalità.
Poi, certo, il derby sarà composto anche da molto altro. Dalle due tifoserie, da un goccio di pioggia che potrebbe ribaltare tutto, insomma da una imprevedibilità che rende questa partita davvero diversa da ogni altra in Italia e non solo.