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Quando pensiamo al mondo dell’atletica italiana, non c’è dubbio che uno dei primi nomi che viene in mente è sempre quello di Pietro (Paolo) Mennea. Forse per il suo record (quasi) imbattibile, forse per le sue quattro lauree certamente non comuni per uno sportivo di quel livello. Ma “La freccia del sud” ha saputo come pochi altri entrare nel cuore di tutti gli appassionati (e non).

Pietro Mennea: le origini

Leggenda narra che già da adolescente nella sua Barletta, il giovane Pietro si guadagnasse qualche soldo (500 lire alla volta) scommettendo in sfide contro i bolidi a quattro ruote: 50 metri di strada, lui di corsa contro la Porsche di turno. Inutile dire che si è pagato più di un’uscita tra amici in quel modo.

Questo però non porti a pensare che il grande talento di Mennea non fosse anche supportato da una stoica dedizione fisica, come lui stesso ha sottolineato diverse volte.

“Io non credo nella predestinazione. I risultati si ottengono solo con molto lavoro. Nella mia carriera sportiva mi sono allenato 5-6 ore al giorno, tutti i giorni, per 365 giorni l’anno, tra gare e allenamenti, per quasi venti anni.”

E così i suoi risultati arrivarono quasi subito in campo internazionale. Il debutto europeo (nel 1971) si concretizzò in un bronzo nella staffetta 4×100, quello ai giochi olimpici (nel 1972) con una finale nei 200 metri.

Da quel momento in campo europeo Mennea ebbe davvero pochi rivali, soprattutto sui 200 metri che furono in assoluto la sua specialità migliore visto che tra le sue caratteristiche c’era una partenza non troppo veloce ma una progressione pazzesca che lo resero autore di rimonte incredibili. Come in quella famosa gara delle Universiadi che gli valse il record del mondo.

Il Record del Mondo

Siamo alle Universiadi di Città del Messico del 1979, luogo perfetto per i record vista l’altitudine che rende l’aria più rarefatta (con i conseguenti problemi di respirazione però).

Pietro Mennea è ormai uno dei velocisti più conosciuti al mondo e di certo il più forte azzurro mai apparso sulle scene, padrone assoluto delle ultime tre edizioni dei 200 metri. Facile quindi attendersi una sua buona prestazione, anche se forse nessuno immagina quello che stava per succedere quel 12 Settembre, giorno della finale.

Dalla corsia quattro Mennea scatta come solito in maniera “normale”, ma poi è da alieno la sua progressione verso la vittoria in solitaria con un vantaggio abissale. Il cronometro spiega i motivi di quel vuoto alle sue spalle: 19.72 secondi.

Nuovo record del mondo, strappato al già mitico Tommie Smith (fatto non a caso undici anni prima sempre su questa pista) a cui Mennea dedicherà un pensiero proprio al termine della gara.

Un risultato incredibile sul momento, ma che forse nessuno avrebbe immaginato essere talmente straordinario da resistere per ben 17 anni (battuto solo da Michael Johnson nel 1996).

Il “dopo” record

Da leggenda a mito però il passo è breve, e per coronare una carriera da sogno ci è voluto anche un 1980 davvero particolare. C’è solo un tassello che manca nel palmares di Mennea infatti: l’Oro Olimpico.

Dopo l’esordio con il bronzo infatti, erano arrivate solo finali senza medaglie per lui. A Mosca però mancheranno gli atleti statunitensi, e sulla sua specialità è sicuramente lui il favorito (dopo quel pazzesco record del mondo è l’uomo da battere).

La partenza però non è delle migliori, con Allan Wells che sembra lanciato verso la vittoria con un netto vantaggio. Qua però la progressione in velocità di Mennea viene fuori in tutta la sua esplosione e metro dopo metro lo raggiunge e lo supera proprio sulla linea (2 centesimi il distacco).

E’ oro. Quello che mancava a ciliegia sulla torta di una carriera fantastica. L’anno dopo infatti, l’azzurro decreterà il suo ritiro per dedicarsi a una delle sue lauree.

Il richiamo della pista

Dopo un anno sabbatico però, Pietro torna sulle sue scelte e si butta di nuovo in pista. E lo fa ancora da protagonista assoluto. Due medaglie ai Mondiali del 1983 (bronzo nei 200 e argento nella 4×100 proprio grazie alla sua ultima batteria), che diventano Ori poi ai Giochi del Mediterraneo sulle stesse specialità.

Nel 1984 si toglie lo sfizio di mettere in fila un altro record, quello delle finali Olimpiche (la quarta consecutiva), anche se purtroppo non arriveranno medaglie (quarto nella 4×100, solo 7° nei 200 metri).

A proposito di Record, forse non tutti sanno che ancora oggi c’è un record che ancora appartiene a Mennea, e lo ha fatto proprio in questa sua ultima fase della carriera. Il primato mondiale sui 150 metri fissato il 22 marzo 1983 a 14.8 secondi. Solo Usain Bolt è arrivato oltre, a 14.35, ma il suo tempo non è stato omologato.

Ultimo record, quello della partecipazione alla quinta olimpiade. Niente da fare in pista dove si ritirò nelle batterie dei quarti di finale. Ma l’onore di essere il portabandiera dell’Italia, rimane la degna conclusione di un atleta che ha fatto la storia dei nostri colori.