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Sono trascorsi poco più di 5 mesi da quel terribile pomeriggio del 12 giugno, quando durante Danimarca-Finlandia, partita inaugurale del girone C di Euro 2020, Christian Eriksen è stato vittima del malore che ha lasciato tutta Europa con il fiato sospeso.

Poco prima della fine del primo tempo infatti il centrocampista svedese è improvvisamente collassato in campo, vittima di un arresto cardiaco per cui si è reso necessario anche l’utilizzo del defibrillatore in campo.

Passato lo spavento, mentre nei giorni successivi i suoi compagni di squadra arrivavano fino alla semifinale del torneo, forse anche cementati come gruppo dalla tremenda esperienza, il giocatore si è sottoposto ad una serie di esami per capire la causa del malore, i quali però non hanno dato ancora un responso definitivo e dovranno essere ripetuti con l’inizio dell’anno nuovo.

Quali sono le condizioni di Christian Eriksen

Al giocatore è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo, allo scopo di scongiurare eventuali nuove aritmie che possano causare un nuovo arresto cardiaco. Grazie a questo impianto, Eriksen è potuto tornare a svolgere una vita normale, riprendendo gradualmente anche a svolgere attività fisica, senza sforzare troppo.

L’impianto del defibrillatore sottocutaneo esclude categoricamente l’ipotesi che Eriksen possa riprendere l’attività agonistica in Italia:il COCIS (Comitato organizzativo cardiologico per l’idoneità sportiva) infatti ha stilato un protocollo in cui si specifica come non sia possibile praticare sport di contatto in presenza di un defibrillatore impiantato sul cuore.

In Italia Eriksen non potrebbe nemmeno effettuare attività fisica in palestra, dal momento che non otterrebbe mai il certificato medico richiesto. In altri paesi europei invece le norme sono meno stringenti, e infatti nelle ultime settimane il giocatore è sempre meno a Milano e sempre più spesso in Danimarca, a Odense, dove ha già iniziato un programma di riatletizzazione sotto supervisione medica che in Italia gli sarebbe precluso.

Quando e dove può tornare a giocare Eriksen

Finché gli esami non restituiranno una causa precisa sui motivi all’origine dell’aritmia di Eriksen è difficile fare ipotesi sul suo futuro calcistico, ma in ogni caso in paesi come Inghilterra e Olanda gli potrebbe anche essere consentito di tornare all’attività agonistica nonostante la presenza del defibrillatore sottocutaneo.

Il difensore dell’Ajax e della nazionale olandese Daley Blind, infatti, convive da anni con una miocardite diagnosticata dopo la sfida di Champions League tra la squadra di Amsterdam e il Valencia del 2019. Dopo un periodo di riposo di un paio di mesi, gli è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo simile a quello impiantato ad Eriksen che gli ha permesso di tornare in campo con la maglia dell’Ajax e dell’Olanda.

A parte un grande spavento durante un’amichevole estiva contro l’Herta Berlino, quando il defibrillatore ha avuto un malfunzionamento causandogli un mancamento, Blind ha continuato a giocare senza grandi problemi.

Eriksen potrebbe proprio raggiungere Blind ad Amsterdam: il giocatore infatti sarebbe tentato dall’idea di vestire nuovamente la maglia dell’Ajax, con cui ha giocato dal 2008 al 2013. Se tutto procede come previsto, già dai primi mesi dell’anno nuovo infatti Eriksen potrebbe ricominciare ad allenarsi a ritmi semi-professionistici, con la prospettiva di essere pienamente in forma per l’inizio della prossima stagione.

Nel caso in cui debba continuare a portare il defibrillatore sottocutaneo però dovrebbe per forza rivolgersi ad un campionato diverso da quello italiano per continuare la carriera, nonostante il contratto che lo lega all’Inter fino al 2024.

L’Ajax sembra il club ideale per tentare il ritorno all’attività agonistica: c’è il precedente di Blind in squadra che indica una certa esperienza ed attenzione dello staff medico verso le problematiche cardiache, e inoltre la squadra ha una caratura internazionale tale da offrire un palcoscenico adeguato ad un giocatore del calibro di Eriksen, potendosi comunque permettere di farlo tornare in forma in un contesto meno stressante come quello del campionato olandese.

L’opzione della Premier League sembra al momento sconsigliabile per il grande sforzo fisico che sarebbe richiesto ad Eriksen per tornare in forma ai livelli necessari per competere in Inghilterra. Viceversa, un ritorno in patria nel campionato danese, magari con la maglia dell’Odense in cui si è formato da bambino, sembra troppo prematuro per un giocatore che, se in forma, merita sicuramente palcoscenici più importanti.

Quanti soldi perde l’Inter con la partenza di Eriksen

Nel caso Eriksen ottenga l’idoneità sportiva per il campionato olandese o per altre destinazioni e non per l’Italia, si aprirebbe lo scenario di una risoluzione di contratto con l’Inter.

Per la società nerazzurra, al momento in una situazione non propriamente felice dal punto di vista finanziario, si tratterebbe di una perdita sicuramente dolorosa dal punto di vista tecnico, ma quasi indolore da quello di vista finanziario.

Ad oggi infatti, e per tutta la stagione in corso, l’ingente stipendio di Eriksen è stato coperto dalla UEFA, dal momento che l’indisponibilità del giocatore è conseguenza di un infortunio avvenuto durante la manifestazione organizzata sotto l’egida della federazione continentale.

Il valore iscritto a bilancio del giocatore è di 18,3 milioni secondo l’ultima comunicazione ai soci, e il valore del cartellino del giocatore è coperto da un’assicurazione privata. Essendo stato prelevato per circa 20 milioni di euro dal Tottenham nel gennaio 2020 (nonostante fosse stato in scadenza di contratto nel giugno successivo), l’eventuale rescissione di contratto con Eriksen non dovrebbe avere un impatto troppo negativo sul bilancio nerazzurro. Anzi, facilitare il suo trasferimento all’Ajax potrebbe aiutare a mantenere buoni rapporti con la società olandese, da cui l’Inter si appresta a tesserare a parametro zero il portiere Onana.

Resta il rimpianto di non aver visto il giocatore esprimere tutto il suo valore in maglia nerazzurra: sotto la gestione di Antonio Conte ha impiegato un anno prima di entrare negli schemi della squadra e ritagliarsi una posizione nella squadra titolare, al punto che con l’arrivo di Simone Inzaghi alla guida dell’Inter si pensava che potesse finalmente sbocciare, occupando la posizione che il tecnico alla Lazio aveva affidato a Luis Alberto e tornando il giocatore ammirato nella sua militanza al Tottenham.