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Si apriva ieri al Diego Armando Maradona di Napoli il cammino degli azzurri ad Euro 2024. Nel girone C delle Qualificazioni, l’Italia affrontava l’Inghilterra di Gareth Southgate.

Dopo un primo tempo di quasi-totale dominio inglese (0-2, ma il passivo era anche generoso nei confronti degli azzurri), nella ripresa l’Italia di Mancini avanzava con maggiore dignità, segnando la rete dell’1-2 con Retegui (all’esordio) e spaventando almeno a livello di pressione un’Inghilterra infine padrona dell’incontro – nonostante l’espulsione di Luke Shaw a 5’ dalla fine.

Le pagelle dell’Italia

  • Gianluigi Donnarumma 6 – Non ha colpe sui gol (uno schiaffo di Rice nel marasma dell’area piccola in seguito a un batti e ribatti sugli sviluppi di un corner e un calcio di rigore ben eseguito da Kane) e salva l’Italia in apertura sulla gran botta di Bellingham da fuori. Presente.
  • Giovanni Di Lorenzo 5 – Gioca nello stadio dove è trascinatore e capitano, ma il cambio maglia cambia tutto. Grealish ci scherza nel primo tempo e su Kane (tocco di mano) commette un’ingenuità colossale, che ci costerà il raddoppio degli inglesi. Meglio nella ripresa, ma niente di eccezionale. Dottor Jekyll & Mr. Hyde.
  • Rafael Toloi 5.5 – Come gli altri compagni di reparto, è sempre in affanno. Soprattutto, marcando a zona perde i riferimenti su Bellingham, spina nel fianco della difesa azzurra. Stordito.
  • Francesco Acerbi 5 – è il peggiore del reparto difensivo insieme a Di Lorenzo. Sbaglia quasi tutto a livello difensivo e in fase di impostazione è disastroso. Altro che primavera.
  • Leonardo Spinazzola 6 – Rispetto a Di Lorenzo, pur avendo anch’egli un cliente scomodissimo (Saka), è più attento dietro e più propositivo in fase offensiva. Ma questa spinta, tenace, non è mai davvero tagliente – anche a causa dei compagni di squadra. Isolato.
  • Nicolò Barella 5 – Insieme ai due compagni di reparto, produce una delle prestazioni più scadenti della sua storia azzurra. Scadente. (Dal 62’ Bryan Cristante 6 – ingresso di ordinaria amministrazione. Vigile.)
  • Jorginho 5 – In partite come questa, come accaduto a Wembley quasi due anni fa, il regista può fare tutta la differenza del mondo nel dare le accelerate, comandare le pause e gestire i momenti difficili. Lui non fa niente di tutto questo, dimostrando anzi una flessione preoccupante. Involuto. (Dal 65’ Sandro Tonali 5.5 – è molto poco preciso a livello tecnico e, quando gli capitano un paio di potenziali occasioni da fuori, le sgonfia entrambe sul nascere sbagliando i tempi di gioco. Arruffone.)
  • Marco Verratti 5 – Sbaglia quasi tutto a livello tecnico e vedere una cosa simile da uno come Verratti fa male. E fa anche riflettere. Fisicamente viene mangiato dagli inglesi. Piccolo. (Dall’88’ Gianluca Scamacca s.v.)
  • Domenico Berardi 5 – Un fantasma, in fase di copertura e soprattutto in fase offensiva. Aleatorio. (Dal 62’ Matteo Politano 6 – prova qualche galoppata delle sue, forte di stare sulla stessa fascia del suo capitano al Napoli, ma gli inglesi chiudono bene tutti gli spazi. Mestierante.)
  • Mateo Retegui 6.5 – Alla prima in Nazionale timbra il cartellino, e già solo per questo merita ogni lode. Certo, con cautela. Parlare di «nuovo Batistuta» come qualcuno ha fatto dopo il paragone di Mancini è pericoloso nonché deleterio per il ragazzo. Scintilla.
  • Lorenzo Pellegrini 6 – Cambia una prestazione opaca, ricordiamo però fuori ruolo, con uno splendido assist per Retegui nell’occasione del gol dell’1-2. Creativo. (Dal 69’ Wilfried Gnonto 6 – Gioca in Inghilterra e si vede. Fisicamente ha un altro passo rispetto ai compagni di squadra, ma le sue accelerazioni non hanno reali conseguenze per la difesa avversaria. Volenteroso.)
  • CT Roberto Mancini 5 – La sensazione generale è che questo non sia il momento di fare troppi esperimenti. A livello caratteriale poi, l’Italia è la pallida ombra di quella campione d’Europa. Mangiafuoco.

Le pagelle dell’Inghilterra

  • Jordan Pickford 6 – Un paio di uscite buffe, ma nel complesso bene. Ordinato.
  • Kylie Walker 6 – Partita d’esperienza, prima su Spinazzola poi su Gnonto. Gregario.
  • Harry Maguire 6 – Hai voglia a sbeffeggiarlo. Vince tutti i duelli aerei con il povero Retegui, anche se sul finale cala e concede un po’ troppo a livello tecnico. Sufficiente.
  • John Stones 5.5 – Partita fisica e attenta anche la sua. Ma la lettura sul gol di Retegui è a dir poco rivedibile. Soccer.
  • Luke Shaw 5 – Due gialli nel giro di pochi minuti restituiscono l’immagine di un calciatore tanto forte nei mezzi quanto inconsistente nella sostanza. Vorrei ma non posso.
  • Jude Bellingham 7 – Fa impazzire il centrocampo e la difesa azzurri, accelera e decelera a suo piacimento. Tecnicamente è sopraffino, dominante: quasi a voler ricordare a Mancini che razza di paragone ha fatto – dicendo che in Italia dovremmo far giocare più giovani per poi avere i Bellingham. Di un’altra categoria. (Dall’85’ Conor Gallagher s.v.)
  • Declan Rice 7 – come Bellingham, scherza col centrocampo azzurro e segna pure la rete del vantaggio in mischia. Giocatore di un’intelligenza straordinaria, se è vero che l’Arsenal lo ha puntato per il prossimo anno Jorginho può dire con la mano ciao ciao. Metronomo.
  • Kalvin Phillips 6.5 – Scalza Henderson nelle gerarchie, e a ragione. Gioca una gran partita, ordinata e lucida. Geometrico.
  • Bukayo Saka 5.5 – è forse il peggiore dei suoi: niente di grave, ma da un talento come lui la partita di ieri è insufficiente. Timido. (Dall’85’ Reece James s.v.)
  • Harry Kane 6.5 – fa la storia dell’Inghilterra segnando 54 gol (in 81 presenze), nessuno come lui per i Tre Leoni. Leggendario.
  • Jack Grealish 5 – Ha sui piedi il pallone dello 0-3 al tramonto del primo tempo. Prova l’esterno su una botta a colpo sicuro, e fa una figuraccia, rovinando una prestazione nel complesso positiva. Ne devi mangiare di pastasciutta. (Dal 69’ Phil Foden s.v.; dall’81’ Kieran Trippier s.v.)
  • Gareth Southgate 6.5 – L’Inghilterra non vinceva in Italia dal 1961. È storia. Southgate però merita i complimenti più per il risultato che per il gioco, che con quella qualità a disposizione continua a non convincere fino in fondo. Maestrino.