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Il puzzle è completo.

L’ultimo alloro che mancava nel personale palmares di Leo Messi è arrivato.

Si tratta del trionfo più pesante: quello che chiude un cerchio lungo 36 anni e che collega Città del Messico a Lusail, con Leo Messi che sale sul tetto del Mondo come Diego Armando Maradona nel 1986.

Nella più bella, spettacolare ed emozionante finale di Coppa del Mondo, il numero 10 dell’Argentina si toglie di dosso anche l’ultima etichetta, 8 anni dopo la finale persa in Brasile contro la Germania.

Che dire di Mbappè, ad un passo dal back to back iridato: clamorosa tripletta da vero fenomeno, dopo 78 minuti di sonno apparente. I grandi campioni sono così.

Una finale che ricorderemo a lungo, per i suoi infiniti colpi di scena, per i sei gol, per le scelte a volte poco chiare dei due allenatori e per le prodezze del “Dibu” Martinez che con le sue parate ai rigori consegna la “Tercera” all’Albiceleste.

Questo e molto altro ancora nelle pagelle di Argentina – Francia. Vediamo nel dettaglio.

Argentina

E. Martinez: Prima della pandemia sembrava destinato al girone dantesco dei terzi portieri. In tre anni la vita del “Dibu” è cambiata con la titolarità nell’Aston Villa e le sue parate hanno trascinato la squadra alla finale prima, per alzare la coppa poi. Impressionante la parata al 123′ che evita il 4-3 dei campioni uscenti. Dagli 11 metri mette la firma con la respinta su Tchouaméni e innervosendo chiunque passi da quelle parti. Eroe. 9,5

Molina: partita quasi perfetta fino a 10 minuti dalla fine. Poi sbaglia tutto in occasione del 2-2: non sale a tempo con la linea difensiva, tiene in gioco Mbappé e se lo perde ovviamente. Sbadato. 5 (dal 91′, Montiel: da maggior freschezza alla fascia destra e garantisce più copertura. Braccio galeotto in occasione del rigore che porta al 3-3 della Francia. Poi entra nella leggenda con il rigore che consegna la Tercera alla sua nazionale. Decisivo. 7)

Romero: tutto bene per 79 minuti. Vive 5 minuti di Blackout totale e nel proseguo della sfida, dopo il 2-2 francese, balla più volte. E non stiamo parlando di tango argentino. Ma quando serve alza il muro per chiudere i varchi ai francesi. Roccioso. 6

Otamendi: Ha le sembianze del Muro di Berlino per 79 minuti. Invalicabile fino all’azione che porta al rigore dei francesi. Da quel momento l’ex City non ne azzecca più una e solo uno strepitoso Martinez lo salva a tempo scaduto, sull’ennesima incertezza. Friabile. 5

Tagliafico: attacca e difende, difende ed attacca. Non sempre con precisione, non sempre con la massima lucidità, ma con coraggio va a mettere spesso in difficoltà la Francia. Stantuffo. 6,5 (Dal 121′, Dybala: entra a freddo per calciare il rigore. Un rischio enorme e che trasforma con la massima freddezza. Personalità. 6,5)

De Paul: Difficile trovare un aggettivo, per uno che ha giocato un mondiale da 9 in pagella complessivamente. Impressionante la crescita e la maturità dell’ex Udinese che mixa alla perfezione, qualità con quantità. Come cala fisicamente, l’Argentina accusa il colpo. Maestoso. 8 (Dal 102′, Paredes: pronti via e si presenta con un intervento da codice penale. Mondiale non proprio eccelso dello juventino che da titolare è passato subito in panchina. Dagli 11 metri si dimostra glaciale e si assicura la sufficienza. Vorrei, ma non posso. 6

Fernandez: Miglio under 21 del Mondiale e uno dei migliori in generale. Il metronomo del centrocampo albiceleste è una delle più belle intuizioni di Scaloni: non tanto per le qualità acclarate del mediano, quanto per il coraggio di affidarli la cabina di regia. Anche contro la Francia, partita impeccabile. Clamoroso. 8,5

Mac Allister: La più bella sorpresa di questa argentina. Protagonista con il Brighton in Premier, si prende una maglia da titolare dalla prima giornata e non la molla più. Affonda il centrocampo francese fino a quando le forze lo sostengono. Martello. 7,5 (Dal 116′, Pezzella: scampoli di gloria, sv)

Messi: Una volta per tutte mette a tacere anche gli ultimi critici che imputavano alla pulce l’assenza di un trionfo mondiale. Partita sopra le righe come sempre, per l’erede di Maradona: segna una doppietta, avviva il momentaneo 2-0 e quando parte palla al piede mette in allarme tutta la Francia. Il rigore in stile moviola è la ciliegina sulla torta. Ah, per non farsi mancare niente fa registrare il record di gol in ogni singola fase del Mondiale, dai gironi alla finale. Re del Mondo. 10

Alavarez: Questa volta non trova la rete e fallisce anche il possibile colpo del Ko. E’ determinante a sua volta con i movimenti, con il suo attaccare la profondità e per il dispendio di energie a favore della squadra. Il futuro, come già il presente, è suo. Cecchino. 7,5 . (Dal 102′, Martinez: il Toro suona la carica e probabilmente andava inserito qualche minuto prima. Rianima la squadra con la sua verve e dai suoi piedi nasce il momentaneo 3-2 albiceleste. Fallisce altre due occasioni, ma cambia il destino dei neocampioni. Folgorante. 7,5. )

Di Maria: quando contano le gare, lui non sbaglia mai. Il Fideo torna in campo nella finalissima e manda al manicomio la difesa francese. Si guadagna il rigore, sigla il 2-0 e mette scompiglio sulla fascia sinistra, lui che abitualmente agisce a destra. Tolto troppo presto e non in condizioni ottimali, ottiene il massimo trofeo in carriera. Wonderwall. 9 (Dal 63′, Acuna: entra per garantire più copertura, ma non sempre è pulito negli interventi. Va in apnea sulla rimonta francese, poi anche lui esce alla distanza, seppur con diversi errori. Incerto. 5,5.

Scaloni: Potremmo dire che toglie troppo presto Di Maria. Potremmo dire che ha il maledetto vizio di abbassare la squadra. Potremmo dire che per l’ennesima volta la sua formazione nei minuti finali si fa recuperare. Poi però vedi che ha perso solo una delle ultime 42 gare. Vedi che da allenatore traghettatore si è preso con merito la carica di CT. Vedi che ha vinto la Copa America che mancava da 28 anni in casa della Seleccion. Infine, ma non per ultimo, vedi che riporta l’Argentina sul tetto del Mondo. A modo suo, ma con la firma decisiva. Come Bilardo, 36 anni dopo. A Mi Manera. 9

Francia

Lloris: tiene a galla i suoi nella tempesta dei primi 79 minuti. Infilato nei supplementari da Messi, evita la tripletta della “Pulce” con una super parata. Ai rigori, mancò la fortuna, non certo il valore. Capitan Coraggio. 7

Kounde: Dalla sua parte Di Maria fa il bello e il cattivo tempo. Con il passare dei minuti prende le misure e cerca di opporsi come può. Cresce alla distanza, ma i dubbi restano, tra lui in campo e Pavard sempre fuori, seppur non in condizioni ottimali. Bersaglio mobile. 5,5 (dal 120′, Disasi: entra per tirare il rigore, ma attenderà in eterno. sv)

Varane: il più esperto e più forte della difesa francese incappa in una giornata negativa. Peccato si tratti della finale di Coppa del Mondo. Per uno che ha vinto 4 volte la Champions da protagonista con la maglia del Real ci si attende sicuramente di più. Dispiace, ma è stato l’anello debole della difesa. Sverniciato. 4,5. (Dal 113′, Konatè: entra nel pazzesco finale e da il suo onesto contributo. 6)

Upamecano: Salva il salvabile in una difesa che balla sotto il tango argentino e con un suo intervento in scivolata evita il colpo del Ko. Per una volta è lui che sale sugli scudi. Baluardo. 7

Hernandez: “Theo Express” stecca la finale. Fuori posizione in occasione del contropiede argentino che vale il 2-0, si vede poco in fase offensiva. Da trascinatore a grande assente, o quasi nella finale. Sbaglia anche i semplici appoggi. In confusione. 4,5 (dal 71′, Camavinga: entra e alza il baricentro francese, con fisicità e freschezza. Un mistero, il perché abbia sempre giocato poco in questo mondiale. Sbaglia dagli 11 metri, eppure è uno dei migliori in campo. Trasformista. 7

Griezmann: il “Piccolo Diavolo”, dopo un mondiale perfetto gioca una pessima finale. Mai in partita e raramente in grado di creare pericoli dalle parti della difesa argentina. Spettatore non pagante. 4,5 (Dal 71′ Coman: insieme a Camavinga cambia pelle alla Francia e con ardore va a recuperare il pallone a Messi, dal quale nasce il 2-2. Fallisce dagli 11 metri. Arrembante. 7)

Tchouaméni: Gara non facile. Cerca di tenere in piedi il centrocampo transalpino, ma da solo non può tappare tutte le falle. Nel finale torna protagonista e questo alza di mezzo punto la sua non sufficiente prestazione. Il futuro però resta saldamento suo. 5,5

Rabiot: irritante in certi frangenti, meno dannoso in altri. Non riesce mai ad emergere in questa sfida, eppure non risulta tra i peggiori in assoluto. Esce per un colpo alla testa, quando sembrava aver superato tutte le paure. Intermittente. 5 (dal 96′, Fofanà: si guadagna la sufficienza con una buona prestazione, seppur in pochi minuti. Utile alla causa. 6,5)

Dembélé: impalpabile in attacco, commette il fallo del rigore argentino e dopo 40 minuti subisce anche l’onta della sostituzione. Impresentabile. 4 (dal 41′ Kolo Muani: fino al minuto 79 concorre per lo stesso voto di Dembele. Si sveglia anche lui nel finale e inizia a carburare. Ha la clamorosa palla del 3-2 al 123′, ma Martinez si inventa la parata del secolo. 5,5)

Giroud: subisce l’umiliazione che non merita. Che fosse un cambio tattico, oppure dettato dalle precarie condizioni fisiche, resta una macchia sul Mondiale dell’attaccante del Milan che ha trascinato a suon di gol la Francia in finale. Non gioca una gara memorabile, ma non viene nemmeno supportato. 5,5 (Dal 41′, Marcus Thuram: al pari di Kolo Muani ci si chiede a lungo il perché del suo ingresso. Poi si guadagna il rigore che riapre il match e mette paura alla difesa rivale. Il voto è la media, del prima e del dopo. 5,5

Mbappé: dorme praticamente 78 minuti. Qualcuno lo avvisa che si tratta della finale di Coppa del Mondo e senza grosse ansie, sigla nel giro di 120 secondi due gol che entrano comunque nella storia. Cala la tripletta nel secondo tempo supplementare e vince la classifica cannonieri. I grandi giocatori sono così e il bis iridato arriverà. Pazzesco. 8,5.

Didier Deschamps: tutto il contrario di tutto. La mossa Di Maria a sinistra lo sconvolge al punto tale da inventarsi due cambi umilianti al 40′, quando ormai mancava poco all’intervallo. Azzecca invece quelli Camavinga e Coman, ma resta il dubbio che nemmeno lui sappia come sia riuscito a recuperare una partita, dove per 79 minuti la sua squadra non aveva mai calciato in porta. Manca l’assalto a Pozzo, unico CT a fare il back to back mondiale. Parecchie incertezze in questa finalissima, per l’ex Juventus. 5