Campione in carica della Champions League, il Paris Saint-Germain arriva al Mondiale per Club con lo status di favorita naturale. Dopo anni di investimenti, delusioni e rincorse alla gloria, il club parigino ha finalmente conquistato il trofeo che più desiderava, battendo l’Inter in una finale entrata già nella storia recente del calcio europeo. Ma in un torneo nuovo, dove l’imprevedibilità sarà alta e la pressione elevatissima, la squadra di Luis Enrique dovrà dimostrare di essere ancora affamata.
Il PSG è atteso nel Gruppo B insieme all’Atletico Madrid, al Botafogo e ai Seattle Sounders: un girone non impossibile sulla carta, però ricco di insidie se sottovalutato.
Le idee di mercato, ora rimandate
Sulla carta, il Paris Saint-Germain è la squadra più completa e strutturata tra le partecipanti. L’organico è ricco in ogni reparto, con alternative di livello in grado di reggere il il torneo mondiale dopo aver vinto praticamente ogni competizione a cui ha partecipato. Tuttavia, le dinamiche di mercato non sembrano voler dare tregua nemmeno in un’estate che, teoricamente, doveva rappresentare una fase di consolidamento più che di rivoluzione.
Uno dei nomi più caldi in queste settimane è stato quello di Illya Zabarnyi, centrale del Bournemouth. Il giovane difensore ucraino ra entrato nel mirino dei dirigenti parigini, che vedono in lui un possibile rinforzo per completare la batteria dei centrali. Al momento si tratta solo di un interesse, ma c’è chi scommette su un’accelerata nelle prossime settimane per avere Zabarnyi a disposizione per la prossima stagione. Molto più sfumato invece il sogno Franco Mastantuono: il PSG era stato in pole per il gioiello del River Plate, ma il sorpasso decisivo è arrivato dal Real Madrid, che ha chiuso per il giocatore, già iscritto al torneo con il club argentino e pronto a vestire di blanco dopo l’estate.
Kolo Muani: prestito alla Juventus
Il Mondiale per Club potrebbe rappresentare anche una sorta di commiato, pur temporaneo, per Randal Kolo Muani. L’attaccante francese, dopo una stagione divisa tra Parigi e Torino, parteciperà al torneo ancora con la maglia della Juventus. Una formula originale, un prestito “flash” per permettere ai bianconeri di completare il proprio attacco nella competizione e al giocatore di proseguire con minuti e fiducia. Il futuro resta incerto, ma non è escluso che anche questa esperienza possa aprire le porte a una permanenza più lunga a Torino.
La partenza temporanea di Kolo Muani non cambia troppo le gerarchie offensive del PSG, che può contare su un reparto guidato da Dembelé, sostenuto da profili creativi e versatili come Barcola, Doué e Kang-In Lee. L’assenza di un vero “franchise player” dopo la partenza di Mbappé ha spinto Luis Enrique verso un modello di gioco più collettivo, dove il concetto di squadra supera quello di singola stella. Ed è proprio questa filosofia ad aver portato al trionfo europeo di qualche settimana fa.
Il caso Tape-Kobrissa: talento in uscita?
In un’estate dove le grandi manovre non sembrano riguardare solo la prima squadra, il PSG rischia di perdere anche uno dei suoi giovani più promettenti. Axel Tape-Kobrissa, centrocampista difensivo classe 2007, ha già fatto il suo debutto tra i professionisti a gennaio, durante una partita di Coppa di Francia. Le sue prestazioni non sono passate inosservate: Tottenham e Bayer Leverkusen hanno già manifestato interesse, con i tedeschi in leggero vantaggio nella corsa al suo cartellino. Secondo RMC Sport, il giovane non avrebbe ancora firmato il suo primo contratto da professionista e starebbe valutando il progetto più convincente dal punto di vista tecnico e personale.
Un’eventuale partenza rappresenterebbe una sconfitta per il settore giovanile del club, ma è anche il sintomo di un sistema che fatica ancora a trattenere i suoi migliori prodotti. Il paradosso del PSG rimane: una delle squadre più ambiziose d’Europa, ma allo stesso tempo un club dove i giovani faticano a trovare continuità reale.
Luis Enrique e la voglia di riscrivere la storia
Dopo aver vinto la Champions League con il Barcellona nel 2015 e aver riportato il PSG sul tetto d’Europa nel 2025, Luis Enrique ha la possibilità di entrare in una ristretta cerchia di allenatori capaci di conquistare anche il Mondiale per Club. La sua idea di calcio, fatta di dominio territoriale, rotazioni costanti e pressing ultra-offensivo, ha richiesto tempo per essere assimilata ma adesso – e si è visto benissimo a Monaco di Baviera – sembra aver trovato piena espressione in un gruppo che ha imparato a esaltarsi nel gioco corale.
Il tecnico spagnolo dovrà però gestire anche un ambiente che resta esigente, abituato alle voci di mercato e all’instabilità tecnica. La forza del gruppo, la condizione fisica e la lucidità tattica: tutte chiavi per affrontare al meglio una competizione intensa, compressa nei tempi e decisiva nei dettagli. La vittoria della Champions ha dato prestigio, ma anche responsabilità: ora tutti si aspettano il bis mondiale.