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Al 24esimo posto del tabellone della Champions League 2025/26, il Napoli di Antonio Conte, reduce da una importante e convincente prestazione casalinga contro l’Atalanta (3-1 con doppietta di Neres), ha raccolto finora appena 4 punti (1V; 1N; 2P) nella massima competizione europea per club. Il “piccolo” Qarabag, per rendere l’idea della pochezza casistica degli azzurri, ne ha totalizzati 7 (2V; 1N; 1P) e questo già dice molto sullo snodo decisivo che il match contro gli azeri rappresenta per i partenopei.

Sulla carta, che certo nel calcio conta quanto una mappa nautica senza sapere che clima ti aspetta in mare aperto, il Napoli è favorito. Non solo: ma largamente, perché oltre al fattore tecnico può sfruttare quello casalingo, la spinta di uno stadio bollente a cinque anni da una data speciale, nel ricordo di Diego Armando Maradona, da cui peraltro lo stadio ha preso il (nuovo) nome.

Tra le polemiche e il ricordo

Il 25 novembre del 2020 il mondo trema dinnanzi ad una notizia che lascia atterriti pure i più apatici dello sport: la notizia della morte di Diego Armando Maradona lascia un vuoto incolmabile e insuperabile, che consegna al mito un vivente della storia.

Un dolore forte per chiunque e quasi insopportabile per chi lo aveva ammirato, amato e divinizzato, fino al titolo di D10S, quando indossava la maglia del Napoli. Maradona, infatti, è stato per i napoletani qualcosa in più di una leggenda calcistica. Le sue parole, le sue battaglie e il suo spirito hanno reso orgoglioso il popolo napoletano, dandogli un’identità e una luce prima sconosciuti, o quantomeno messi in ombra dallo strapotere delle squadre del Nord, in un’epoca in cui queste differenze erano vieppiù sentite.

Ma nel giorno del ricordo, il grigiore rimane all’orizzonte, riaccendendo in veste fulminea antichi rancori, che neanche i due scudetti sono riusciti a eliminare. Gli ultras di Curva A e Curva B hanno infatti firmato un volantino in risposta ad alcune dichiarazioni rilasciate dal presidente del Napoli De Laurentiis qualche settimana fa durante un’intervista realizzata ai microfoni di RSI.

«Hai provato a comprarci fin dal primo giorno», si legge nella risposta dei tifosi partenopei, o almeno della loro rappresentanza organizzata, in risposta al patron romano. Un sentimento di sfiducia reciproca e tensione, dunque, in un momento nel quale il Napoli dovrebbe invece stringersi in un’unione forte e folle, capace di raddrizzare una stagione sorta coi migliori auspici eppure pericolosamente ambigua.

Indirizzare la partita per (stra)vincerla

A livello tecnico-tattico, la lettura della partita appare semplice. Il Napoli cercherà di imporre ritmo e aggressività fin dai primi minuti di gioco, puntando sulle proprie qualità offensive e sul controllo del campo per non lasciare spazio alle transizioni degli azeri.

Il Qarabag si presenta con una sorprendente maturità tattica e una capacità di adattamento che ha permesso agli uomini di Qurbanov di ottenere risultati anche su campi difficili (vedi la vittoria 3-2 in rimonta a Benfica) – e contro squadre molto difficili (come il 2-2 casalingo con il Chelsea). La loro solidità mentale, unita alla continuità delle ultime gare, rappresenta un’insidia concreta per un Napoli ancora alla ricerca della piena identità stagionale.

La mancanza di precedenti diretti aggiunge una componente di imprevedibilità che rende il confronto ancora più affascinante. Nonostante ciò, ci aspettiamo un Napoli furente e cattivo, davvero determinato a proseguire il buon momento di forma fisica, tecnica ma soprattutto mentale. In ciò potrebbero giocare un ruolo determinante Neres, reduce da una doppietta, Hojlund, che vuole tornare a segnare in Champions, e la necessità di tenere inviolata la propria porta, tasto sul quale Conte ha molto battuto ultimamente.