Vai al contenuto

Chissà come deve sentirsi l’uomo che l’8 aprile del 1990, durante Atalanta-Napoli valevole per il campionato italiano 1989/90, decise di lanciare in campo una monetina di appena 100 lire: il costo esatto per l’ottenimento del titolo tricolore.

Se però pensiamo che tra i protagonisti di quella giornata c’era anche un giovane Luciano Moggi, direttore sportivo del Napoli, forse è bene rivedere la frase dopo i due punti. Parlare di «ottenimento del titolo» può infatti risultare quantomai problematico alla luce delle nefandezze che colpiranno il nostro calcio molti anni più tardi, nel travagliato e ancor oggi oscuro scandalo di Calciopoli (2006).

Duello scudetto Napoli-Milan

No, quella monetina non ottenne il titolo, e per una ragione molto semplice: perché l’Atalanta, a causa di quell’episodio, più che ottenerlo, il titolo, lo consegnò nelle mani degli eterni rivali del Napoli. In quell’Atalanta giocava anche Claudio Caniggia, uno che Maradona lo conosceva bene, e che ben conosceva l’importanza che a Napoli riveste il calcio.

A quattro giornate dalla fine, la classifica recita: Milan di Sacchi a +1 dal Napoli di Bigon. Mentre i partenopei sono impegnati nella difficile sfida di Bergamo, i rossoneri se la devono vedere con gli arcigni emiliani del Bologna. Entrambe le partite finiscono sullo 0-0; in entrambe le partite accade qualcosa di inaspettato e sconvolgente.

A 13’ dalla fine, il Napoli è ancora bloccato sullo 0-0 contro i nerazzurri dell’Atalanta. La Dea gioca una partita ordinata, senza scoprirsi troppo, mentre gli azzurri cercano disperatamente il pertugio per trovare l’imbucata vincente, la rete che darebbe i due punti e il conseguente aggancio al Milan, che nel frattempo pareggia al Dall’Ara – con il Bologna che meriterebbe la vittoria. Mancano dunque poco più di dieci giri di lancette prima che il signor Agnolin fischi la fine dell’incontro, quando il brasiliano Alemão stramazza al suolo.

La monetina, Alemão e Carmando

Sulle prime, il panico: si pensa al peggio. Poco dopo, invece, il brasiliano si ridesta magicamente, portando indice e dito medio sulla nuca: è stato colpito da una monetina. Fa quasi per rialzarsi, ma qualcuno gli grida dalla panchina di non rialzarsi: è Salvatore Carmando, massaggiatore del Napoli, che evidentemente conosce meglio di Alemão il regolamento in vigore. Un episodio di questo tipo porta infatti automaticamente alla squalifica della gara, con vittoria a tavolino per la parte lesa (in questo caso appunto il Napoli).

Curioso è l’atteggiamento di Alemão, che quasi in imbarazzo per tutto quel clamore, rimane indeciso per un attimo: mi alzo o rimango giù? La sua posa finale, in ginocchio con le mani sulla nuca, sono la più fulgida testimonianza di un tentennamento che puzza di scenata.

Comunque sia, il giocatore viene portato nel più vicino ospedale di Bergamo per accertarsi della situazione. Responso: il brasiliano ha certamente subito una contusione, ma tanto lieve e innocua da non poter neanche essere catalogata come ferita. Bizzarro. Perché il presidente del Napoli Ferlaino, uscendo dall’ospedale e circondato dalle telecamere, si rivolge invece tristemente sconsolato all’obiettivo dichiarando che Alemão nemmeno riconosce il suo caro, vecchio patron? Le due versioni, evidentemente, non coincidono.

Nel frattempo, il Milan, novello CSI, decide di armarsi da sé, senza aspettare il responso dei giudici. Viene assunto un esperto in grado di decifrare il labiale di Carmando, tradito dalle telecamere: «resta giù», non ci sono dubbi.

Ma la giustizia, a farsela da soli, ci si perde sempre. E infatti il responso del giudice sportivo assegna la vittoria per 2-0 a tavolino al Napoli; qualche giorno dopo, il CAF confermerà la prima sentenza.

Un’altra fatal Verona rossonera

C’è chi parla di scandalo, di vergogna, di comportamento scorretto. La verità è che al Milan, quel giorno, va anche troppo bene, perché sul campo del Dall’Ara il punteggio sarebbe dovuto essere di 1-0 per i padroni di casa. Un’azione di Waas conclusa da Marronaro in rete (o meglio, al di là della linea di porta) non viene vista da Lanese, coperto nella visuale. Il suo assistente Nicchi – che sarà poi coinvolto nello scandalo di Calciopoli – deve scegliere in una frazione di secondo, ma sceglie male. Era gol, ma la partita finirà 0-0.

Con le due squadre a pari punti, la 33° giornata risulta quella decisiva.

È infatti il 22 aprile quando, mentre il Napoli fa fuori il Bologna proprio al Dall’Ara (segna anche Alemão), il Milan perde malamente a Verona.

Lo Bello figlio espelle addirittura tre giocatori del Milan (Van Basten, Rijkaard e Costacurta) e l’allenatore dei rossoneri. Il Diavolo, in vantaggio a inizio partita, perderà infine l’incontro. Rimonta del Verona per 2-1 e scudetto al Napoli. All’ombra di appena 100 lire.