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Intorno al 70’, Carlo Ancelotti aggrotta il sopracciglio sinistro. Si gira verso il figlio Davide e indica ai suoi collaboratori l’idea di un cambio. Neanche c’è da chiederlo, chi sia l’indiziato a entrare sul terreno di gioco di lì a pochi secondi. È Luka Modric, naturalmente. È capitato, solo in Champions, contro Napoli e Braga ai gironi, e contro Lipsia e City (andata e ritorno) nelle fasi finali del torneo.

Questo ha fatto nascere nei tifosi del Real, ma soprattutto nella mente di sir Carlo, un dubbio destinato ad essere retorico fin dalla sua formulazione: dove sarà, Luka Modric, il prossimo anno?

Ancelotti con lui è stato molto chiaro: se rimani al Real, dovrai farlo da collaboratore tecnico. Il consiglio di Carlo è lecito. Modric è un classe ’85, ha già vinto tutto ciò che c’era da vincere a livello di club – e personale, grazie a un Pallone d’Oro indimenticabile – e si avvia senz’altro al tramonto della propria carriera. Ma non vuole, o forse non può, ancora accettarlo. In effetti quando Modric entra in campo, il Real si illumina. Niente di meno. Ma, appunto, grazie anche alla sapiente gestione di Ancelotti, che anche volendo difficilmente potrebbe togliere uno tra Kroos, Bellingham e Valverde ai nastri di partenza.

Modric last dance?

A fine marzo, per quanto riguarda la stagione 2023/24, quella in corso, Modric aveva accumulato 1250 minuti di gioco spalmati su 24 presenze, di cui 14 da titolare. Ma negli ultimi tempi (aprile) Modric è stato impiegato con più costanza da Ancelotti, che gli ha concesso 85 minuti con Mallorca e Real Sociedad e 90 contro il Barcellona. Forse Carletto sta rivalutando l’idea di tenere Modric anche il prossimo anno?

Secondo quanto racconta Diario As, quotidiano vicino al Real Madrid, quella del minor impiego di Modric è una scelta puramente tecnica – neanche di natura fisica o atletica – di Carlo Ancelotti. Quando dopo il Las Palmas – zero minuti in campo per Modric – i giornalisti hanno chiesto all’allenatore italiano numi sulla questione, Ancelotti ha risposto di avere «troppo rispetto per Luka. Se non sono sicuro che entrerà, se ho dei dubbi su di lui non lo faccio nemmeno alzare dalla panchina. Per il resto sta bene, è a disposizione della squadra».

Ma il problema di Modric non è solo tecnico o anagrafico. Modric, che festeggerà 39 anni a settembre, nel frattempo avrà terminato (dal 30 giugno) il contratto che lo lega al Real Madrid. Ancelotti sta chiaramente preparando il terreno a un dopo-Modric – così come si ricorda un ante-Modric, naturalmente. Tchouameni, Camavinga – tuttocampista, invero – ma anche Guler, Valverde e Bellingham sono tutti giocatori nati dopo il 1998.

Con Modric c’è quindi una differenza di almeno 13 anni. Il talento del croato non si trova a buon mercato, neanche al buonissimo mercato di scouting del Madrid.

La sua classe, poi, è forse irraggiungibile. Modric è un unicum di questo sport, non ha paragoni possibili. Ma rimane il dato di fondo. Il Real sta cambiando, così come il calcio. E uno come Modric, a maggior ragione a 38 anni, appartiene al calcio che fu: quello degli eletti con la palla al piede, senza bisogno di andare a cavalli. O a cammelli, se è vero che dall’Arabia Saudita Modric ha già rifiutato 300 milioni la scorsa estate.