Vai al contenuto

Solida, concentrata, cinica. L’Inter di Simone Inzaghi continua a macinare punti e avversari, mettendo sotto, questa volta, i vice campioni d’Italia in carica, miglior piazzamento della Lazio di Lotito, e offrendo l’ennesima prestazione di forza.

Il pareggio di martedì scorso contro la Real Sociedad era sembrato ai più un passo falso che avrebbe complicato e non poco il passaggio ai quarti di finale, per via di un sorteggio che poteva spaventare. L’allarme è parzialmente rientrato dopo la mattinata di lunedì 18, quando l’Inter ha pescato dall’urna l’Atletico Madrid, vincitore del Gruppo della Lazio, squadra ostica, ma decisamente alla portata della squadra di Simone Inzaghi.

Ma intanto i nerazzurri vincono ancora in campionato e staccano la Juventus, adesso sotto di 4 punti.

Inter corsara, la vittoria è netta

Agli occhi di addetti ai lavori, osservatori e tifosi, la vittoria dell’Inter in casa della Lazio è stata, al lordo della pericolosa trasferta capitolina, della Lazio inferocita alla caccia di punti e dell’ultimo risultato nella sesta partita del girone di Champions non proprio esaltante, limpida, meritata.

Vero è che gli episodi hanno premiato oltre i loro meriti la squadra del tecnico piacentino, ma dall’altra parte quel tipo di occasioni vanno sfruttate e, soprattutto nel primo gol di Lautaro Martinez, si capisce senza mezzi termini che contro l’Inter non puoi permetterti di sbagliare nulla, figuriamoci un disimpegno. Inoltre, quando il trio di centrocampo decide di lanciarsi in contropiede, è davvero difficile scegliere il tuo veleno, come dicono negli Stati Uniti.

L’opzione del “pick your poison” della partita con la Lazio, è stata questa volta chiamata in causa più o meno nella parte centrale della ripresa, quando la solita, letale ripartenza della squadra nerazzurra, si è trasformata in un’incursione centrale di Barella, messo in moto dal rilancio di Sommer, spizzato da Thuram e la scelta delle difesa della Lazio era quella di seguire il centrocampista di Cagliari, oppure collassare su Martinez, ma dopo un rimpallo, Thuram aveva il tempo di salire a dare una mano ai compagni e riceveva dallo stesso Barella per mettere in ghiaccio la partita.

Ma il grosso problema per tutte le avversarie dell’Inter, arriva dai motori oscuri di questa macchina di gioco.

Darmian, il silenzio del combattente

“Zitti, zitti, il silenzio è d’oro“, diceva una vecchia canzone senremese di qualche anno fa e di interpreti di questo spartito ce ne sono a bizzeffe, anche e soprattutto nelle discipline sportive dove, spesso, la caciara e il casino la fanno da padrone nel breve e nel medio periodo, ma quando c’è da mettere sul tappeto i momenti più importanti di una competizione, vengono fuori i cosiddetti “True colors”, i veri valori di una squadra, di un allenatore, di un giocatore.

Uno dei campioni dell’Inter che continua a dare il suo fantastico contributo alla causa nerazzurra, senza peraltro essere partito coi galloni di uomo indispensabile è Matteo Darmian, in forza al Biscione ormai dal 2020, dopo aver girato questo e quell’altro mondo, dopo la gavetta di Padova e Palermo, per poi lasciare il segno a Torino e, con le dovute proporzioni, al Manchester UTD, prima di tornare in Italia, al Parma e finire poi alla corte milanese tre anni fa, con la formula del prestito con obbligo di riscatto.

Quello di Darmian è il lavoro più oscuro di tutti, ma la corsa infaticabile dell’ormai 34enne di Legnano, è un mistero che va studiato approfonditamente.

Il ruolo di Darmian è…la difesa!

Il mio ruolo è difensore. Questo è quello che vi risponderà Matteo Darmian quando, durante un’ipotetica e defaticante cena di fine serata, gli chiederete in quale parte del campo preferisce giostrare.

Il problema è che, a differenza di quello che vi risponderebbe la maggior parte dei difensori impegnati in un campionato qualsiasi, Darmian è il vero e proprio jolly difensivo che servirebbe a qualsiasi allenatore di Serie A. E non solo.

Su Transfermarket troverete 4 postazioni differenti, tutte quelle della linea difensiva, sia quelle delle corsie esterne, dove Darmian viene talvolta impiegato anche a sinistra, anche se Inzaghi lo mette quasi sempre a destra, sia quelle davanti a Sommer, uno dei due braccetti ai lati del difensore centrale, anche in questo caso preferibilmente a destra.

Ma non è tutto. Inzaghi può contare sulla corsa di Darmian a tutta fascia, anche e soprattutto perché il modulo, l’ormai proverbiale 3-5-2adattato“, necessita di un’ala a tutto campo e adesso, con l’assenza prolungata di Dumfries, Darmian è l’esterno che serve in situazioni di emergenza.

Il peso specifico del pressing di Inzaghi

Per una volta vogliamo rimanere sulla partita di ieri per darvi conto di quanto sia importante l’azione di Darmian nello scacchiere tattico di Inzaghi.

In occasione della prima rete dell’Inter, quando la Lazio prova ad imbastire l’uscita dalla propria area difensiva, il pressing della squadra nerazzurra sembra blando, poco efficace, ma in realtà è studiato nei minimi particolari.

I due attaccanti formano una sorta di aquilone a quattro punte, formato da Lautaro che è il più avanzato, Thuram una decina di metri dietro di lui, l’esterno di destra che è Darmian e Calhanoglu, in questo caso il centrocampista, di solito una delle due mezze ali, Barella o Mkhitaryan, con il baricentro nerazzurro spostato verso il pallone in uscita dalla zona di difesa dei biancazzurri. È proprio il lavoro di Darmian a causare il passaggio all’indietro di un preoccupatissimo Marusic al portiere Provedel, del quale approfitta Lautaro Martinez per involarsi verso la porta della Lazio.

Di più, in occasione del secondo gol dell’Inter, l’azione è fulminea e ad accompagnare i tre che trasformano la giocata di Sommer nella rete dello 0-2, l’inquadratura si allarga in occasione della rete di Thuram e indovinate che sta arrivando a rimorchio dall’altre parte dell’area per suggerire una nuova linea di passaggio? Sì, lui, Darmian.

Ora questi sono solo due esempi di quanto possa essere letale l’azione di un giocatore che ha cuori e muscoli per non far mancare mai il proprio contributo ai compagni, ma è dall’inizio di stagione che Darmian non sbaglia una partita, ed è sicuramente uno dei segreti principali della ricetta di Inzaghi.

La forza del silenzio.