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Luis Suarez, la morte del cervello della “Grande Inter”

A 88 anni รจ morto Luis Suarez, ex centrocampista della “Grande Inter” e Pallone d’Oro nel 1960. Giocatore sublime alla sua epoca, รจ stato anche allenatore di discreto successo sia in Italia che con la nazionale spagnola.

Per lui Angelo Moratti, presidente dell’Inter, arrivรฒ a spendere ben 300 milioni per strapparlo al Barcellona nel 1961 e trasformarlo nel faro dei nerazzurri, il direttore d’orchestra di una squadra che avrebbe vinto tutto.

Luis Suarez, “L’Architetto”

Le generazioni piรน recenti รจ facile che abbiano conosciuto un altro Luis Suarez, l’uruguaiano compagno di squadra di Messi al Barcellona, tra le altre cose. Tuttavia il primo grande Luis Suarez รจ stato lo spagnolo, Luis Suarez Miramontes viene letto in alcuni articoli per distinguerlo dall’uruguaiano.

Lui, invece, spagnolo di La Coruรฑa, cittร  affacciata sull’Oceano Atlantico con una grande tradizione calcistica grazie in particolare alla sua squadra, il Deportivo che oggi langue in terza serie ma che in passato รจ riuscita a vincere anche la Liga.

Figlio di una famiglia normalissima, padre e madre impiegati in una macelleria di Calle Hercules, nella parte alta della cittร , da calciatore Luis รจ sempre stato abbastanza precoce, giร  titolare al Barcellona a 19 anni. Anche se era nato futbolisticamente proprio al Deportivo.

In Catalunya l’incontro decisivo per la sua carriera, con Helenio Herrera: HH in quel momento รจ l’allenatore piรน in voga, rivoluzionario a suo modo per la sua capacitร  di motivare i giocatori. Nel 1960 va all’Inter e tra le prime richieste che fa al presidente Angelo Moratti c’รจ “El Arquitecto”, Luis Suarez, leader del Barรงa vincitore due volte della Coppa delle Fiere (la “mamma” della Coppa Uefa) e di due campionati.

Ci mette un anno lo spagnolo a trasferirsi, in cambio di una cifra record: 300 milioni. Il Barรงa incassa e rifร  una parte del Camp Nou. Intanto Suarez ha giร  vinto il Pallone d’Oro (unico spagnolo nell’albo d’oro), e in altre due occasioni finirร  sul podio della classifica di “France Football”. Diventa anche il primo spagnolo a emigrare in Serie A, non sarร  naturalmente l’ultimo.

Suarez, italiano adottivo

Suarez all’Inter รจ esattamente ciรฒ che Herrera si aspettava: la chiave di accensione di una squadra che aveva bisogno di una scossa. I nerazzurri non vincono subito, ma piano piano costruiscono un complesso che si rivelerร  indistruttibile.

Tra il 1964 e il 1965 l’Inter vince tutto, a cominciare da due Coppe dei Campioni. Suarez come un direttore d’orchestra ha i violini da imbeccare, l’ala destra Jair o il guizzante Sandro Mazzola, e alle spalle ha chi lo copre come i mediani Tagnin e Bedin. Il resto ce lo mette lui, con la sapienza tattica e due piedi educatissimi.

Insomma, รจ “la Grande Inter” degli anni Sessanta, che termina di fatto nel 1967 quando in pochi giorni i nerazzurri perdono Coppa dei Campioni (in finale perรฒ Luis non c’รจ, infortunato) e campionato. C’รจ ancora Herrera, ma l’ossatura รจ sempre la stessa. Forse gli interpreti sono un po’ logori, a cominciare da Suarez che nel 1970 a 35 anni viene ceduto alla Sampdoria.

Sono tre stagioni in cui lo spagnolo regala ancora qualche perla, confermandosi come allenatore in campo. Infatti il passaggio dall’attivitร  agonistica a quella come tecnico รจ inevitabile e rapida. Giร  nel 1974 รจ sulla panchina dell’Inter, incredibile ma vero, perรฒ รจ un buco nell’acqua. La squadra รจ in fase di profonda ristrutturazione e male assemblata e Suarez puรฒ fare ben poco. Dura appena un anno, ma in nerazzurro tornerร  due volte come “traghettatore”, nel 1992 e nel 1995. Del resto ha sempre vissuto a Milano.

Importantissima perรฒ anche la sua parentesi con la nazionale spagnola, specie l’under 21 da lui diretta dal 1980 al 1988. Nel 1986 contro l’Italia vince l’Europeo, in una drammatica finale conclusasi ai rigori. Successi che gli varranno la chiamata della nazionale maggiore, con cui partecipa ai Mondiali del 1990, venendo eliminato agli ottavi di finale dalla Jugoslavia di Stojkovic. Spagna che perรฒ da calciatore aveva portato al trionfo continentale nel 1964.

Addio comunque a un giocatore eccezionale e a una persona sempre gradevole, come testimoniato dalle tante trasmissioni televisive in cui รจ stato opinionista. Molto tenera e commovente una sua recente intervista al “Corriere della Sera” in cui Luisito raccontava di come si fermasse ancora a chiacchierare con vecchi tifosi interisti al bar di un benzinaio in zona San Siro a Milano. Uomo d’altri tempi, un grande campione.

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