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Ottava giornata di campionato, e la Serie A scivola via, in attesa del turno infrasettimanale e di rivedersi tutti in ghingheri nel giro solamente id qualche giorno. Rispetto all’ultimo turno, intanto, si sono rivisti i gol: ben 28 contro gli 11 dello scorso weekend, magari influenzato dalle luci della Champions e dell’Europa League pronti a ritornare. Ecco, smaltita la sbornia continentale, si è tornati alle cose di casa, con un po’ di risposte arrivate in serie. Del tipo: il Napoli è tornato? Certo che sì, non se n’era mica andato. E ancora: la Roma è solida? Altroché. La Juve è invece uscita dal baratro? No, anzi: è sprofondata.

E mentre il Toro vince, la Fiorentina continua a non farlo, l’Udinese ha 12 punti e il Como si ferma a Parma, colpisce la paura del Milan, in casa e con il Pisa. Che occasione: gettata via.

1) Sarà una Serie A fino alla fine

Dicevamo dei gol, però. Il disastro della scorsa settimana è fondamentalmente un ricordo, e in A sono tornati a far gol Dybala e Leao, persino Kean, piccola luce nel momento parecchio buio della Viola. Sembra un buon punto di ripartenza, e solitamente farlo dalle certezze ha sempre un fascino particolare. In realtà, non è che i nuovi volti stiano realmente macinando possibilità. Tutt’altro. Anche per questo si ha la ragionevole certezza che sarà un altro campionato deciso all’ultima curva. Da dieci anni non bastavano 18 punti per essere al primo posto, da altrettanto tempo non c’erano quattro squadre senza una vittoria dopo 8 partite. La classifica è corta. In più: non c’è nessuno che pare averla saldamente in mano. Non lo è il Napoli. Non lo è l’Inter. Nemmeno il Milan. Vediamo la Roma.

2) Ha ragione Carnesecchi, oppure ce l’ha Juric?

In tutto questo, la confusione regna sovrana. Soprattutto per le cosiddette medio-grandi. Dando un’occhiata alla classifica, il Bologna è quinto, il Como segue a ruota, poi c’è l’Atalanta, che ha gli stessi punti della Juve ma pure stesso numero dell’Udinese. Una delle due sta over performando, l’altra sta parecchio deludendo. Le prime tre stanno comunque cercando una propria identità, in particolare la Dea: è arrivato il quarto pareggio consecutivo, e chissà dove sarebbero stati se non fosse stata per qualche disattenzione di troppo, oppure con un Lookman tirato a lucido. A fine partita, Carnesecchi ha chiesto ai suoi – con vigore – di “svegliarsi”: il ritmo non era quello giusto, secondo il portiere. Juric gli ha sostanzialmente risposto di farsi i fatti propri, che ci pensa lui. Il solo fatto che il portiere ritenga di reagire così indica la discrepanza tra ciò che era l’Atalanta e quel che si avvia a tornare.

3) Sprofondo bianconero: serve la sterzata

In tutto questo, la quota Champions è dietro l’angolo. Al quarto posto c’è l’Inter, frenato dal Napoli, e comunque dopo una corsa importante, che la tiene certamente più che in vita. La Juve ce l’ha a tre punti ed è l’unica buona notizia che arriva dall’Olimpico di Roma, dove la Lazio quantomeno si riabilita e prova a dare un altro svincolo alla propria stagione. Lo sprofondo bianconero però è quello di Igor Tudor. Ancora una volta, la sua squadra è confusa, disorientata, quasi distratta, sicuramente appesantita da tutto quello che c’è attorno, che si dice e si racconta. Servirebbe un reset, uscire e non salvare. Ma non è la PlayStation: è il campionato, ed è una squadra poco all’altezza di questa maglia. Si diceva pure l’anno scorso, quando il protagonista era Thiago Motta. Tudor non ha cambiato il trend.

4) La Roma di Ranieri esiste ancora

Non ha cambiato il trend nemmeno Gian Piero Gasperini, quantomeno alla sua Roma. Come raccontavamo qualche settimana fa, sembra che il filo rosso tra la squadra di Ranieri di qualche mese fa – con tanto di numeri record nel girone di ritorno – e quella di oggi, gasperiniana, sia solidissimo. Impossibile da spezzare. I giallorossi sono in testa a quota 18 punti, come il Napoli, ma l’hanno fatto con il quarto 1-0 e soprattutto con 8 gol segnati in 8 partite. Una roba vista pochissime volte prima, a cui naturalmente serve attribuire la miglior difesa del campionato per potersi permettere certe altezze. La solidità di Ranieri è rimasta, e si aspetta soltanto che Gasp possa far esplodere la vena offensiva delle sue squadre (e quadre). Tra Ferguson e Dovbyk, Dybala (tornato al gol) e Soulé, di materiale ce n’è.

5) I campioni d’Italia sono loro

Si chiude con una sentenza vera e propria: i campioni d’Italia sono loro, e cioè il Napoli. La prova degli azzurri è stata da squadra che sa di poter dominare questo campionato, che ha i giocatori in grado di esaltarsi in certe notti, che magari stanno sì soffrendo il doppio impegno, che però non possono non ripartire dallo stemma che hanno sul petto. Che non è mica poco. Anzi. McTominay sembra prendersi la luce quando De Bruyne deve fermarsi, Neres per Lucca è un guizzo di livello, e Anguissa è un giocatore totale. Soprattutto, il Napoli dietro è attento e respinge gli attacchi come un muro di gomma. Applicato. Feroce. Come vuole Conte. Che lo sa benissimo: vincere stavolta sarà ancor più complicato.