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Terminata la quarta giornata di Serie A, ci troviamo davanti ciò che era forse facilmente pronosticabile: tra le big, quasi tutte sono in costruzione. Anzi: lo sono tutte tranne una, che è il Napoli. Per carità, avrà pure aggiunto tanti elementi nuovi, ma l’ha fatto in un contesto virtuoso, dal quale è complicato tirar fuori qualcosa di sbagliato. Vedi Lucca, il più martoriato e il più criticato: è entrato e ha segnato, prendendosi l’abbraccio di Antonio Conte, che corre sotto la curva insieme a lui. C’è davvero bisogno di altro? No, nient’affatto.

C’è bisogno più che altro di capire quali altre direzioni possa prendere questo campionato. Del tipo: l’Inter è già e davvero guarita o ci saranno delle scosse di assestamento? E la Juve come proverà a superare la prima fase un po’ più critica, dopo il doppio pari di Champions e campionato? Tra le cinque sentenze, c’è pure quella bianconera.

1) Il Napoli l’ha confermato: è un passo avanti

Non per come è arrivata, ma perché è arrivata. Il Napoli di Conte è stato fedele alla propria missione: ha messo da parte le scorie del ko con il Manchester City ed è andato più serenamente verso il Pisa, che nel finale ha sfiorato il pari, ma che alla fine è andata poco oltre le aspettative. Gli azzurri hanno trovato azioni e reazioni, il gol di Gilmour – che dice parecchio pure delle rotazioni – e gli errori di stanchezza hanno pesato meno rispetto ad altre volte. Insomma: l’hanno confermato, i campioni d’Italia. Sono un passo avanti a tutti gli altri e soprattutto non hanno problemi a caricarsi tutte queste aspettative. Che per Conte sono deleterie, che invece possono trasformarsi in benzina, specialmente quando l’Europa sarà un po’ più pressante e la squadra dovrà trovarsi costretta a prendere una decisione.

2) Se questo è il Milan

Se c’è qualcosa, o forse qualcuno, che in questo momento Napoli davvero teme, ecco: andare in direzione Massimiliano Allegri. Il tecnico livornese ha aggiustato il Milan e soprattutto le perdite che aveva, perché i rossoneri dopo aver iniziato nel peggiore dei modi hanno trovato tre vittorie di fila e adesso sono sempre a tre lunghezze dagli azzurri, ma hanno praticamente azzerato le altre distanze. C’è giusto la Juve a un punto, e tra non molto ci sarà pure lo scontro diretto, valga quel che possa valere. Se questo è il Milan – cinico, quadrato, solido, forte -, in attesa che rientri Rafa Leao, che è pur sempre il loro miglior giocatore, allora sì, allora il Napoli può avere più di un problema. Il fatto è reggere la corsa nei momenti critici: servirebbe caprine di ippica.

3) Re Gasp e Tudor nel primo ciclone

E il Derby, il primo Derby, è di Gasp. Una vittoria come quella partita ne regala parecchie: brutta, sporca e cattiva. Soprattutto, decisa ai dettagli. E i dettagli li ha organizzati tutti Gasperini, che ha lanciato Pellegrini dal primo minuto quando non ci credeva più nessuno. Risultato? Vittoria pazzesca con i giallorossi al settimo cielo e soprattutto alla giusta distanza in classifica dopo quattro giornate. Scivolone ripreso, insomma. Quello che ha appena subito invece Igor Tudor: il pari di Verona si somma a quello interno con il Borussia Dortmund, in Champions League, e in generale la Juve è sembrata poco consistente, come fosse stremata dalle montagne russe vissute in settimana. Sarà questo? Sarà un problema di natura tattica? Sarà che, come Gasp, serve un grimaldello in grado di calmare tutto e tutti.

4) Sottovalutiamo l’Atalanta?

A proposito di Gasperini: chi è al suo posto a Bergamo, ecco, si è preso proprio una bella rivincita. Ivan Juric ha guidato la Dea nella grande vittoria in casa del Torino – di cui scriviamo in seguito – ed è sembrata una squadra seria, quella nerazzurra. Veramente bella. Forte come appariva prima, e però pure un po’ più fragile, tant’è che Carnesecchi ha dovuto dire la propria. Però una domanda sorge spontanea, sovviene quando meno ce l’aspettiamo: stiamo sottovalutando la Dea? Dopo Parigi, il 4-0 subito dai campioni d’Europa, c’è stata almeno la reazione su un campo sempre ostico, nel quale qualcuna cade e pure rovinosamente. Intanto, dopo 4 giornate, nessun ko in campionato e 8 punti fatti: due vittorie e due pareggi la riportano lassù. Il punto è restarci.

5) Il caso Torino e il crollo Viola

E veniamo al Toro. In un clima di grande contestazione, tra esterno e interno stadio, il punto di domanda sui granata resta lo stesso di qualche anno fa: il progetto tecnico a cosa può portare? Evidentemente, non basta ai tifosi. Evidentemente, di più non si può fare. Il punto è trovare un contatto tra chi organizza e chi fa con chi supporta e sopporta. Le potenzialità granata restano importanti, l’ultimo mercato non è stato affatto malvagio, poi però c’è da fare i conti con se stessi. Un po’ quello che sta provando a fare la Fiorentina di Pioli, già sulla graticola dopo un inizio di stagione tutt’altro che entusiasmante. Il ko interno con il Como – in super hype – è stato un pugno alle ambizioni. Pradé ha confermato l’allenatore, ma la prossima ha l’aria di essere decisiva.