Un’altra giornata è passata e adesso il quadro sembra più chiaro, pur con una variabile quantomeno da valutare: inizia il percorso europeo, e questo inciderà. Eccome se inciderà. Soprattutto per le grandi squadre, alle prese con una stanchezza differente, con spostamenti, emozioni, situazioni da gestire. Pressioni, inevitabilmente. E’ il costo di esser forti, e molto spesso qualcuno lo paga, qualcun altro invece no: va dritto per la sua strada. E’ ciò che si augurano Juventus e Napoli, al momento primi in classifica. E’ ciò a cui ambiscono Milan, Inter e Atalanta, partite leggermente in ritardo, ma non per questo preoccupate del resto.
E allora, ecco, cos’è che ci ha detto veramente la terza giornata di campionato? Alcune cose interessanti, alcune conferme inverosimili. E alcune sorprese, come sempre.
1) La Juventus c’è, il Napoli è più forte
La vittoria dei bianconeri contro l’Inter non è stata un dominio assoluto. Tutt’altro: per buona parte del match, i nerazzurri hanno saputo tenere il pallino del gioco, rimontando a Torino – che non è mai facile – ma sciogliendosi come neve al sole nel finale. Il risultato porta a vedere tutto negativo o tutto positivo. In realtà, quel “positivo” per la Juve è una questione di forza mentale: quella è stata nettamente ritrovata, così come Tudor ha già esplicitato la vera forza di questa squadra. Ossia l’equilibrio, perciò una grande fase difensiva, pur crollata sotto i colpi interisti. La Juventus, insomma, c’è. Ma il Napoli è più forte, e forse nettamente: la prova con cui schiaccia la Fiorentina è devastante, non le lascia un filo di ossigeno e porta a casa tre punti che prima doveva raccogliere con mezze imprese.
2) Nessuna parte battuta
C’è una particolarità in questa classifica, già alla terza giornata: non c’è alcuna squadra con 0 punti. Nessuna è partita con tre sconfitte di fila e forse per questo a metà settembre nessuno sembra realmente a rischio esonero. Certo, sul fondo della classifica ci sono tre squadre particolari, di cui due neopromosse: il Pisa di Gilardino ha perso due volte (come il Lecce), mentre il Parma ha acciuffato un pari nel finale però sembra comunque fragile. Nessuna parte comunque battuta, semmai sono le medio-grandi a deludere. La Fiorentina ha totalizzato soltanto due punti, il Bologna è a quota 3. Salgono invece Udinese e Cremonese, a proposito di neopromosse: 7 punti e terzo posto per entrambe. Nessuno l’avrebbe detto a inizio stagione. Eppure è così: è la magia della A.
3) Abbiamo sopravvalutato la Fiorentina?
Abbiamo citato la Viola e tocca fare un passo indietro. Cosa sta succedendo alla squadra di Stefano Pioli? Il normalizzatore non riesce a far carburare la sua formazione, pur pregna di giocatori di assoluto livello. Contro il Napoli è stato tanto a poco, con la reazione nel finale che però non è bastata. Eppure, da De Gea tra i pali, alla crescita di Comuzzo, passando per Dodò e Gosens sugli esterni, fino a Dzeko e Kean in attacco, non si può dire che quella toscana non sia una rosa forte, in grado di fare realmente la differenza. O forse sì, ecco, l’abbiamo un po’ sopravvalutata. Domenica tocca al Como e a ottobre inizierà la Conference League, che non sarà mica una passeggiata. In bocca al lupo a Pioli, tornato per fare la differenza e ora già costretto ad accelerare i tempi
4) Lazio in picchiata
A proposito di nobili (al momento) decadute. La situazione della Lazio è da tenere d’occhio. La prima contro il Como è terminata 2-0 per i lombardi, con il Verona – all’Olimpico – Sarri ha trovato un prezioso 4-0. Poi il crollo in casa del Sassuolo. Non erano avversari irresistibili, eppure sono arrivati solamente tre punti in tre partite. Domenica c’è il Derby e ci sarà da soffrire, lottare, magari vincere per iniziare davvero un altro tipo di stagione. Però, ecco, c’è una questione di fondo che a volte si tratta con reale superficialità: se un’annata parte con il piede sbagliato, e cioè con lotte interne, mercato inesistente (per i motivi che conosciamo) e una piazza in subbuglio, è molto difficile sorprendere e sorprendersi. Ed è davvero complicato non spaventarsi per il prosieguo.
5) Il caso Chivu
Poco dulcis, comunque in fundo. Cristian Chivu sta facendo il massimo per scrollarsi di dosso l’etichetta di chi non è pronto, diventando presto l’uomo della rivoluzione. Hanno fatto rumore intanto due situazioni: la prima è il misunderstanding di Marcus Thuram, dalla non esultanza alla battuta al fratello sul 4-3 juventino; la seconda però riguarda gli 85 milioni di euro finiti in panchina. Intanto ha ritrovato Calhanoglu, però arriva pure da due sconfitte nelle ultime due partite, che non sono certamente scherzi del destino oppure casualità. C’è un problema di fondo e il tecnico romeno non avrà tutto il tempo per risolverlo. Anzi, su di lui c’è un’ombra lunga che, almeno così presto, sembra il presagio di una stagione quantomeno di transizione.


