La seconda giornata è trascorsa e in Serie A i primi verdetti stanno già facendo rumore. Non per la Cremonese in testa alla classifica: il fatto che ci sia una sorpresa, in fondo, sembra quasi scontato, o comunque ce l’aspettiamo. In realtà, a sorprendere sono le grandi. Tipo la caduta dell’Inter. Tipo le difficoltà del Milan, nonostante la vittoria a Lecce. O la solidità di Roma e Juventus: non prendono gol, e comunque uno ne fanno. Il Napoli dovrà guardarsi le spalle, sperando nel fatto che le aspiranti prime della classe, o insomma chi proverà a contendere il titolo, si cannibalizzi a vicenda. I punti negli scontri diretti saranno sì determinanti, ma come sempre per arrivare a sognare occorre fare bottino pieno con le ultime, costruire lì la propria continuità. Lo dimostra anche l’ultimo scudetto degli azzurri.
Ma cosa ci ha raccontato, davvero, questo turno? Un po’ di cose. Alcune meritevoli di attenzione, altre in grado di confortare: il pallone che rotola genera sempre emozioni. E quanto ci era mancato, davvero.
1) Il Como vale il Bologna. E viceversa
A proposito di sorprese: il Como che cade a Bologna può essere considerata tale? In realtà no, perché come i lombardi, anche e soprattutto gli emiliani stanno facendo un percorso ormai da tre stagioni, con la Coppa Italia dello scorso anno culmine di un cammino semplicemente incredibile. Certo, loro han perso pezzi (Beukema, Ndoye…), mentre all’ombra del Lago ne sono stati aggiunti parecchi importanti, Alvaro Morata su tutti più la conferma per nulla scontata di un fuoriclasse in crescendo come Nico Paz. Fabregas è garanzia di andare oltre, ma qui viene più chiaramente l’inghippo comasco: il risultato sarà importante, fondamentale, però non determinante. Cioè: si sta costruendo un progetto quasi a prescindere da ciò a cui porterà. E’ un discorso relativo agli anni a venire. Nel frattempo, il Como va considerato al pari del Bologna. E non è assolutamente poco.
2) L’Atalanta rischia grosso
Due partite e l’Atalanta proprio non convince. Non convince per le assenze – perché non reintegrare Lookman? Trovare un sostituto adeguato a Ederson? -, non convince per il progetto, non convince per questa generale sensazione sulla missione affidata a Juric, che avrebbe bisogno di un ottimo uomo marketing alle spalle per ricostituirsi parte credibile di questa squadra. Di sicuro, il post Gasperini non sembra gestito al meglio, e vale sia per il mercato sia per le scelte comunicative del club. E ora arriva la Champions, e sarà da affrontare con un fiato sul collo ben diverso rispetto ad altre volte. Di sicuro, l’Atalanta può sfruttare una sensazione che in questi anni sembrava un po’ perduta: non ci si aspetta granché, perciò quel che arriva è davvero di guadagnato.
3) Roma e Juventus della stessa pasta
Roma e Juve sembrano fatte con lo stampino, e menzione d’onore ai giallorossi che con Gasperini sono in fondo partiti da poche settimane. Chiaro: i bianconeri no per una chiamata più rapida, con Tudor convocato in fretta e furia dopo aver quasi preso Mancini. Avrebbe dovuto svolgere il ruolo di traghettatore, e invece eccolo lì, a capire come portare avanti questa Juve che dal mercato si è rinforzata parecchio. E intanto ha 6 punti su 6. Mica male. Per entrambe, a ogni modo, c’è un discorso da fare ed è quasi esclusivamente difensivo. Sia Gasp che Tudor hanno capito prima come non prenderne, con due pilastri ritrovati: Hermoso per la Roma, Bremer per la Juventus. Stanno facendo tutta la differenza di questo mondo. Continuasse tutto così, allora potrebbero divertirsi. La Juve un po’ di più, considerati Openda e Zhegrova…
4) Proteggere Chivu, se si vuole
L’Inter è inciampata. Subito. Alla seconda giornata, che poi è la prima a San Siro, Christian Chivu inizia a fare i conti con la pesantezza della sua missione. Il mercato ha rinforzato (oggettivamente) questo gruppo, perciò non può essere un discorso di rosa o di differenza con le altre. Del resto, non reggerebbe nemmeno per una partita in casa, con l’Udinese, alla seconda svolta del campionato e senza nemmeno impegni ravvicinati. No, c’è qualcosa di più profondo ed è nella reazione mentale degli interisti a un’annata, la scorsa, che inevitabilmente lascerà strascichi ancora a lungo. E’ accaduto a tutti. L’Inter non farà certamente eccezione. Pertanto, se si crede davvero in Chivu, va detto subito dopo la seconda giornata e il primo inciampo: lo si protegga.
5) Il fattore C: Conte e Cremonese
Comunque, più in alto di tutti, c’è la Cremonese. E poi c’è Conte. Sembrano la luna e il sole e invece si dividono la stessa fetta di luce. I neopromossi hanno battuto pure il Sassuolo per 3-2 nel finale, mentre i campioni d’Italia hanno avuto la meglio sul Cagliari al Maradona al 95′. E beh, destini incrociati, almeno per il momento, poi il campionato prenderà le sue direzioni e i suoi orizzonti. Specifici. Nel frattempo, entrambe godono ed entrambe raccolgono il massimo: su questo punto si può riflettere in ottica partenopea. Se è vero che non può piovere per sempre, vale pure l’inverso: non può esserci costantemente bel tempo. La sensazione è che Hojlund possa essere decisivo. E che però debba diventarlo. Rallenterà gli azzurri?


