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E’ sembrato quasi come se si fosse premuto il tasto play, dopo una pausa lunga, troppo lunga. Non c’è stato stop, però: è stato un continuo rispetto al 2024-2025, ed è stata una Serie A all’altezza delle aspettative. Cioè: piena di sorprese. Se abbiamo negli occhi ancora l’ultima giornata di un anno fa, adesso il ricordo è insidiato dalla prima di quest’anno. Dal crollo del Milan, in casa, con la Cremonese. Dalla bravura dei numeri 10 di Como e Juventus. Dalle certezze accumulate dall’Inter nella prima estate in cui i fari non le sono stati puntati addosso. Ecco, quelli li ha tutti il Napoli, che sembra ugualmente splendere, che ha imparato a gestire la pressione. Con un De Bruyne in più, è naturalmente più facile.

Le cinque sentenze del turno di debutto però non sono solo sorrisi sparsi. Sono prevalentemente indicazioni, un modo per provare a capirci qualcosa, a intuire le dinamiche di ciò che accadrà da qui a maggio. Ma pure da qui alla fine del mercato, da cui ci si aspetta ancora qualche fuoco d’artificio. Come per i rossoneri. Come per i bianconeri. Come per gli azzurri e come per parecchie altre squadre, Roma di Gasp compresa. E allora, comprendiamoci meglio.

1) Sarà la Serie A dei numeri 10: Paz e Yildiz

Le giocate di Nico Paz contro la Lazio hanno (ri)lanciato la candidatura del Como a grande intruso di questa stagione, ovviamente per le prime della classe. Il Como sta diventando sempre più una certezza e l’argentino è stato meraviglioso nel suo adattarsi al ruolo prestabilito: tutte le palle passano da lui, è il fulcro del gioco corale di Fabregas, e sembra prendere le responsabilità con una leggerezza quasi irreale. Un po’ ciò che sta facendo Yildiz con la Juve, che dispone certamente di una rosa superiore dal punto di vista qualitativo, ma non esattamente di tanti più leader in mezzo al campo. Ai due numeri 10, meravigliosi, le squadre hanno chiesto non solo di essere decisivi – che pure sarebbe già abbastanza, considerandoli ventenni -, ma di trasportare emotivamente pubblico, compagni, club. Buona la prima.

2) L’Inter c’è. E si farà sentire

Non ci si aspettava una passeggiata, per l’Inter, ma nemmeno grossi impicci. I nerazzurri però sono stati bravissimi a sfruttare quello che è arrivato, armandosi persino di cinismo. Per una squadra chiaramente in ricostruzione, pur avendo mantenuta un’ossatura pressoché totale, è una notizia perfetta. E forse non è un caso che la squadra di Chivu sia ripartita dallo stesso risultato che proverà costantemente a cancellare: il 5-0 di San Siro evoca in minima parte quello pesantissimo, in finale di Champions League. Anzi: è quasi un fantasma scacciato, perché dà ulteriore consapevolezza che alcune notti alla fine puoi provare a cancellarne, che con le vittorie poi magari non verranno più a tormentarti. In silenzio, l’Inter sta provando a ricominciare dopo le batoste. Occhio alla fenice.

3) McTominay è il giocatore più forte del campionato

Certo, dovrà battere il Napoli di Conte, che sembra nettamente la squadra più forte del campionato. Gli azzurri hanno superato il Sassuolo di Grosso in trasferta per 2-0: sono stati costantemente in controllo e hanno persino segnato senza costruire granché, prendendo una traversa (pazzesca) con McTominay e un altro palo. Mettendo specialmente nelle condizioni giuste Lucca, ancora a secco, ma forse solo per caso. Il ko di Lukaku non ha minato le certezze, l’arrivo possibilissimo di Hojlund aggiungerà altra carne al fuoco, sperando – per lo spettacolo – non incendi quanto prima una Serie A solo da azzannare. Conte rifiuta il ruolo di totale protagonista e in particolare quello di favorito. Ma se si guarda attorno, non ci sono certo giganti. Anzi: proprio non ne vede. E’ lui, il più alto di tutti.

4) La bolla Torino

Dopo tanti sorrisi, c’è invece chi piange. Il Toro di Baroni è effettivamente un discorso da approfondire: la figuraccia di San Siro ha forse messo a nudo delle criticità fino a quel momento soltanto velate. I granata non solo sono apparsi in ritardo di condizione, ma anche di costruzione. Simeone deve trovare una sua quadra, Zapata quando sarà al meglio potrà effettivamente cambiare il volto dei granata. Ma Elmas sarebbe stato oro colato. Soprattutto, dietro manca un difensore in grado di ridare solidità all’intero reparto, come se Buongiorno non fosse stato mai realmente sostituito. C’è ancora qualche giorno, il punto è trovare l’ago nel pagliaio tra la capacità di spesa e la necessità di spessore. Il rischio è che la depressione generale porti poi ulteriore difficoltà.

5) Allegri, non è finita

A proposito di difficoltà: ne ha diverse, Max Allegri. Così come il suo Milan. Soprattutto in attacco, perché il Bebote Gimenez proprio non gli piace, e perché dal mercato, nonostante siano gli ultimi giorni, si aspetta ancora tre o quattro colpi. Tantissimi. Praticamente uno ogni ventiquattr’ore. In bocca al lupo a Igli Tare, che ha debuttato proprio come il mister: con una sconfitta storia, a San Siro, con la Cremonese. E che adesso prova a correre ai ripari dopo aver iniziato meglio di tutti il mercato in estate, con l’arrivo di Ricci (ma Allegri dove lo vede?), quello splendido di Modric (che crescerà) e la lunga corsa a Jashari. E la difesa? Al momento, il piatto piange proprio lì. E sul numero nove: Vlahovic è ancora disponibile, a patto che si trovi un accordo.