Vai al contenuto

E alla fine venne il Taty Castellanos. Il giocatore argentino tanto atteso dalla piazza, che su di lui aveva riposto le più rosee speranze, non segnava da più di due mesi – 8 ottobre, Lazio vs Atalanta – e Sarri, nel post-partita della vittoria ad Empoli di settimana scorsa (0-2), aveva suonato il campanello d’allarme mentale, dicendo: «quando l’ho visto a tu-per-tu con Caprile, ho sorriso immaginandomi come sarebbe stato dopo il gol. Lui soffre non perché sente la pressione, ma perché non riesce a sbloccarsi». Ieri che l’ha fatto, giocando una partita totale – fatta di movimenti senza palla, di stop orientati e cambi gioco sapientemente orchestrati, nonché di un assist a Isaksen (su di lui torneremo tra poco) per il 2-1 momentaneo –, che cosa dobbiamo aspettarci in futuro dall’ex Girona?

Castellanos, Lazio sulle sue spalle?

Innanzitutto, un paio di indicazioni. La prima è che, come per Isaksen, altrettanto decisivo seppur a partita in corso, questo è un giocatore che – come altri, come Kamada ad esempio – ha bisogno di giocare con continuità, possibilmente senza scendere in campo ad ogni partita utile come fosse l’ultima o quella decisiva per il suo futuro con questa maglia. L’infortunio di Immobile in questo senso lo aiuta, perché Ciro rivedrà i compagni se tutto va bene a fine gennaio. Stesso destino per Luis Alberto, che lascerebbe spazio a Kamada se solo il giapponese non partisse per la Coppa d’Asia tra una settimana – tornerà a febbraio. Ecco allora la seconda indicazione: Castellanos è un giocatore che può prendersi la Lazio sulle spalle? La risposta è affermativa, anche perché ha già dimostrato di poterlo fare. E curiosamente con lui in campo la Lazio ha ottenuto le uniche due vittorie con tre gol segnati tra campionato e coppa.

Il Taty è un giocatore totale. Sa cucire il gioco perché ha qualità e fantasia, e questo è senza dubbio l’aspetto più interessante del giocatore – che si sposa perfettamente con le idee offensive di Sarri peraltro. Gli manca magari quel killer instinct tipico dei grandi bomber, ma se avesse pure quello sarebbe un giocatore del livello di Lautaro Martinez. Metteteci pure che ieri ha segnato un gol difficilissimo in un momento delicatissimo. Ha preso il volo, è rimasto in cielo e ha trovato un angolo impossibile da prevedere per Turati, fin lì quasi mai impegnato. La Lazio infatti arrivava sul fondo con facilità, ma non riusciva a convertire (prima del 69’ s’intende) in gol quanto costruiva con pazienza e qualità: una costante della stagione della squadra di Sarri.

Una reazione da top team

Che però ha giustamente sottolineato la reazione da grande squadra, spinta da un grande stadio, che ha capito perfettamente il momento di difficoltà dei biancocelesti dopo il rigore di Matias Soulé – su manicomio di Guendouzi, primo vero errore della sua stagione. Il Frosinone ha poi rischiato il raddoppio con Kaio Jorge da punizione – palla fuori di un niente. La Lazio imbambolata, il pubblico ferito e spaesato, in attesa di un mini dramma sportivo che avrebbe di fatto chiuso al 30 dicembre la stagione dei biancocelesti. E invece dentro Vecino, muscoli, dentro Isaksen, qualità al potere: gol del Taty, al 69’, gol del danese, due minuti dopo sempre su assist di Castellanos. 2-1, che diventerà 3-1 all’83’ quando su angolo – un unicum per la Lazio – Patric (tra i migliori, come spesso capita quando è in campo) spedirà in rete un pallone titubante sull’area piccola. Sarebbe stato anche 4-1 se Isaksen, lì troppo altruista, avesse calciato in porta anziché servire Castellanos – che ha sì segnato, ma in fuorigioco, il gol del momentaneo 3-1.

La Lazio dovrà dunque ripartire dai nuovi: Taty, Gustav, Mateo (Guendouzi), ma anche dai vecchi nuovi come Patric, Pellegrini, Gila. Tutti giocatori che sotto Sarri e a causa di alcuni infortuni pesanti – ieri alla Lazio mancavano Luis Alberto, Immobile, Romagnoli, tutti per infortunio – si stanno prendendo guadagnandosela una maglia da titolare. E non per fare le comparse, ma per decidere una stagione.