La primavera del calcio è fiorita nel ritorno dei quarti di finale di Champions League. Mentre le notti si fanno più miti e l’erba più verde, anche le squadre hanno sbocciato nei loro massimi splendori.
Il PSG ha domato la rivelazione Aston Villa, l’Inter ha cacciato i fantasmi tedeschi del Bayern Monaco, il Barcellona ha riportato in Catalogna il canto della gloria contro il Borussia Dortmund, e l’Arsenal ha riscritto la propria storia inchiodando il Real Madrid.
In mezzo a tutto questo, undici uomini hanno brillat come costellazioni nelle notti europee. Ecco la nostra Top 11 del ritorno.
GIANLUIGI DONNARUMMA (PSG)
Gigio si è fatto marea. È lì, sempre lì, a ribadire che il talento che lo ha portato in cima da adolescente non è mai svanito. Pau Torres lo costringe a un riflesso felino nel primo tempo, poi arriva Rashford e il suo destro velenoso: respinto con la forza di chi ha la Champions cucita sul guanto. La parata su Tielemans è da pelle d’oca, un colpo di reni che ha il sapore dell’impossibile. Ma quando anche quello non basta, l’ex Asensio gli si para davanti: e Donnarumma, ancora una volta, dice no. Tre gol incassati, sì, ma senza colpe. I sogni del PSG si cuciono sulle sue dita larghe come vele.
ACHRAF HAKIMI (PSG)
Definirlo “terzino” sarebbe un’ingiuria. Hakimi è un’idea in movimento, un vento caldo che soffia sulla fascia e gela chi lo affronta. L’Aston Villa lo guarda scappare e non sa come fermarlo. Gol da rapace, assist mancato di un soffio, cross continui come onde che si infrangono sulla difesa inglese. All’83′ si prende la scena per l’ennesima volta, sfiorando la doppietta. Se la Champions è anche spettacolo, Hakimi è uno dei suoi attori più sfacciati.
BENJAMIN PAVARD (INTER)
È servito tempo, ma il gol è arrivato. E che gol. Testa alta, cravatta e fascino da leader silenzioso, Pavard ha scelto il momento più pesante per il suo primo sigillo nerazzurro. Il colpo di testa che ribalta il Bayern è più di una rete: è il passaggio di testimone tra passato e presente. L’Inter lo aspettava, lui ha risposto.
ALESSANDRO BASTONI (INTER)
Non si fa mai male, Bastoni. Nemmeno quando Olise ha la porta spalancata davanti e la curva pronta a esultare. Intervento miracoloso, che vale più di un gol. La sua lettura, la sua compostezza, il suo coraggio nel restare alto anche quando tutto sembra cedere: è il leader silenzioso che tiene in piedi i muri di Inzaghi. Replica la gara d’andata con la sicurezza di chi sa di appartenere all’élite.
NUNO MENDES (PSG)
Luis Enrique ha preso un talento e ci ha cucito sopra una corazza. Nuno Mendes oggi è probabilmente il miglior esterno sinistro del mondo. Corre come se avesse il vento alle spalle, difende con la disciplina di un veterano e attacca come un’ala pura. Quarto gol in Champions, freddo come ghiaccio su invito di Dembélé. L’Aston Villa prova a contenerlo, ma è come arginare un fiume in piena.
DECLAN RICE (ARSENAL)
Non ha segnato, ma ha dominato. Sembrava un re medievale sul campo di battaglia: Rice prende in mano l’Arsenal e lo guida tra le trame intricate del centrocampo madrileno. Ogni pallone che tocca ha un senso, ogni scelta è ponderata. I duelli sono suoi, le linee di passaggio le decide lui. In giro ce ne sono pochi così. E Arteta lo sa.
PASCAL GROSS (BORUSSIA DORTMUND)
Il Borussia Dortmund esce, ma Gross lascia il segno. Si procura un rigore, segna ma è fuorigioco, lotta con una lucidità rara. Ha l’intelligenza di chi sa che non basta correre: bisogna scegliere quando. L’unico tedesco a portare con dignità la bandiera in un ritorno che ha visto le squadre di Bundesliga crollare come castelli di carta.
YOURI TIELEMANS (ASTON VILLA)
A volte basta un attimo per cambiare la narrazione. E Tielemans, in quel momento, non si tira indietro. Riapre il match con un destro che, deviato, si insacca ma racconta la sua caparbietà. Non molla, anche quando il Villa affonda. È l’ultimo a credere in Emery, l’ultimo a lottare. Giocatore totale, che merita palcoscenici grandi.
MIKEL MERINO (ARSENAL)
Non è una punta, ma si comporta come tale. Due assist, tanti movimenti, la sensazione continua che sia lui a spostare gli equilibri. L’Arsenal cerca un bomber da mesi, ma intanto si gode Merino, che gioca con l’intelligenza di chi conosce i propri limiti e li trasforma in punti di forza. Brilla nella notte di Madrid, come un faro.
SERHOU GUIRASSY (BORUSSIA DORTMUND)
Tripletta. Basta la parola. Mentre il Dortmund cerca l’impresa e il Barça cerca di difendersi, lui affonda come un predatore. Tredici gol in Champions, capocannoniere per un attimo, l’attimo che basta per restare impressi. È la sua notte, l’ultima, ma che bel modo di uscire di scena.
LAUTARO MARTINEZ (INTER)
Tunnel a Dier, dribbling in mezzo a tre, palla che scivola verso Dimarco e San Siro che prende fuoco. Lautaro capisce subito che è la sua serata, e ci si butta dentro a capofitto. Poi, come nei momenti che contano, si fa trovare al posto giusto: calcio d’angolo, colpo di testa, rimpallo, destro secco, gol. Di quelli che fanno esplodere le vene. È il capitano, è il simbolo. È l’Inter che ruggisce ancora.