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La giovane stella francese che avevamo visto sbocciare nella Juventus di metà anni dieci, è diventata grande tra le fila del Bayern Monaco, restando costantemente un punto fermo dell’attacco bavarese nonostante la competizione con alcuni tra i più grandi attaccanti del panorma europeo.

Certo non è mai stato un attaccante particolarmente prolifico ed è indubbio che a mancare nella sua carriera di ormai esperto 27enne, è stata soprattutto la costanza, complici una serie interminabili di infortuni, tra cui quello che anche in questo turno di Bundesliga, lo ha visto protagonista.

Coman: nuovo stop ad Augsburg

Siamo al minuto 26 di una partita che il Bayern ha appena sbloccato a suo favore con il gol di Pavlovic, quando l’attaccante francese si vede costretto a lasciare il campo dopo che il suo legamento del ginocchio sinistro ha appena fatto crack.

Sostenuto dai medici di squadra, lascerà il campo con il viso triste e le stampelle sotto braccio, consapevole che ci vorranno almeno due mesi prima di vederlo di nuovo in campo.

Il suo Bayern è riuscito a ottenere la vittoria (2-3 alla fine), accorciando così il gap con il Leverkusen in vetta ora a soli due punti dopo che in settimana Tuchel e compagnia erano riusciti a vincere di misura anche il recupero contro l’Union Berlino.

Ma per il francese, ora tutti i pensieri sono dedicati alla sua condizione fisica e mentale, visto che proprio quel ginocchio sinistro era stato vittima di altri pesanti infortuni in passato, tanto da fargli seriamente pensare di chiudere in anticipo la sua carriera.

Una carriera di infortuni: le 100 partite perse di Coman

A scorrere il bollettino medico di Coman nel corso della sua presenza in maglia Bayern, sembra di essere di fronte a una recidiva sfortuna. Più probabilmente, la fragile muscolatura del giocatore non è in linea con i ritmi frenetici di questo calcio.

Facendo un rapido conto, dal 2015 (anno del suo passaggio dalla Juventus al Bayern Monaco), Coman con la maglia dei bavaresi ha saltato qualcosa come oltre 100 partite ufficiali per infortuni vari.

Alcuni più leggeri, altri decisamente pesanti come quando tra il 2017 e 2018 si ruppe per ben due volte il legamento sindesmotico del piede sinistro, costringendolo ad almeno 180 giorni totali di assenza.

La fine di una carriera?

Un periodo difficile per il giocatore, che lo spinse anche a dichiarazioni estreme riguardo il suo futuro calcistico. Tra sconforto e accettazione, Coman disse senza mezzi termini che non avrebbe affrontato un’ennesima operazione e che evidentemente il suo corpo non era più fatto per giocare a pallone.

Frasi forti, derivate sicuramente da un senso di sconforto duraturo, ma con un fondo di oggettività se è poi vero che anche dopo il suo rientro in campo (portando peraltro nel 2020 quella che è stata probabilmente la sua migliore stagione culminata con la vittoria della Champions League nel 2020 proprio grazie a un suo gol contro il PSG in finale), il giocatore non ha mai smesso di avere infortuni più o meno lunghi.

Solo in questa stagione era già stato fuori una ventina di giorni a settembre per un problema muscolare, poi altri venti a dicembre per un altro problema simile, e ora uno stop che si annuncia ancora più lungo e da cui sarà poi necessario riprendere condizione fisicamente.

Insomma, per stare sul sicuro almeno due mesi e mezzo fuori dalle competizioni, sperando poi di essere pronto per la fase finale del campionato e, se il Bayern sarà ancora in gara, della Champions League.

Non solo infortuni

In attesa del suo recupero, morale e fisico, va però sottolineato come la storia di Coman al Bayern non sia fatta solo di soste in infermeria, ma anche di tanta sostanza.

Non è un caso se in questi nove anni (dal 2015 a oggi), sia rimasto sempre saldamente tra le colonne portanti del Bayern, malgrado la rosa offra come ben sappiamo soluzioni importanti in quella zona offensiva di campo.

E se c’è riuscito malgrado i tanti stop forzati, il merito è anche suo che ha ripagato la fiducia con numeri di altissimo livello: 291 partite ufficiali, condite da 63 reti e 66 assist.

Forse non un grande bottino a livello di marcature, ma per quello in casa Bayern hanno sempre avuto qualcun altro in mente, da Lewandowski a Kane per intenderci. Insomma, onore al merito di questo ragazzo, che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante anche nelle (tante) difficoltà di un fisico forse un po’ troppo fragile per il calcio moderno.