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In attesa delle ultime due partite che chiudono la 10ª giornata di Serie A possiamo già tirare un primo bilancio di un turno che non ha regalato grandi sorprese. Certo, Samp-Roma e Lecce-Fiorentina sono trasferte molto delicate per giallorossi e viola, che devono trovare continuità in campionato dopo le buone prove nelle coppe, ma nel frattempo possiamo focalizzarci su quanto successo tra sabato e domenica.

Il Monza è tornato con i piedi per terra perdendo di misura ad Empoli, l’Atalanta battendo il Sassuolo in casa ha confermato l’inedita solidità e regolarità di risultati di questa stagione, il Napoli ha pagato le fatiche di Champions ma ha avuto ragione di un Bologna in crescita conservando la testa della classifica e il Milan ha trovato nuovamente la vittoria nella “Fatal Verona” grazie allo stesso match-winner della scorsa stagione, Tonali, e alle prodezze difensive dell’esordiente Thiaw.

Ma come si sono comportate le due grandi “malate” di inizio stagione? Sia l’Inter che la Juventus hanno centrato vittorie importanti, ma hanno veramente superato la fase critica?

Inter: il peggio è ormai alle spalle.

L’Inter dopo la disfatta contro la Roma ha avuto la capacità di ricompattarsi, e complice anche il moto d’orgoglio dettato dal suggestivo doppio confronto da “dentro o fuori” contro il Barcellona in Champions League, sembra aver finalmente ritrovato la rotta.

Contro la Salernitana una partita attenta e tranquilla, come non se ne vedevano da tempo a San Siro: un gol per tempo, tra il ritrovato Lautaro e un Barella che ha replicato la magia del Camp Nou, e attenzione a non concedere occasioni all’attacco granata.

L’alternanza in porta sembra essere stata accantonata a favore del più fresco e reattivo Onana (anche se Handanovic sembra dare un grande contributo pure dalla panchina in termini di incitamento e consigli), Hakan Calhanoglu è stato una rivelazione nel ruolo di regista e con la prospettiva di recuperare giocatori come Brozovic e Lukaku, che sono stati fondamentali nell’ultimo scudetto nerazzurro, accarezzare l’idea di una risalita in campionato non sembra impossibile per i tifosi interisti.

Juventus: vittoria importante e segnali positivi, ma la crisi non è ancora risolta

Derby in casa del Toro vinto con un gol nella fase finale del match, risultato che ormai sembra scontato per i bianconeri: 0-1 è stato il risultato di tutti gli ultimi 9 derby giocati in veste di squadra ospite, e in 8 di questi il gol decisivo è sempre arrivato dopo il 70°.

Eppure non era certo scontato visto il baratro in cui era sprofondata la squadra bianconera dopo la sconcertante sconfitta subita in Champions League in casa del Maccabi Haifa.

Nella stracittadina torinese si è vista una squadra che, se non dal punto di vista tecnico e tattico, dal punto di vista dell’atteggiamento e dell’intensità sembra essere in risalita.

Certo, il rendimento di alcuni giocatori è ancora ampiamente sotto gli standard richiesti dalla maglia bianconera (Kean su tutti), alcune scelte di formazione sembrano contraddire tutta la politica societaria (Paredes in panchina), ma quanto mento abbiamo visto i giocatori lottare e non demoralizzarsi ad ogni errore.

Paradigmatico l’atteggiamento di Dusan Vlahovic, protagonista di un vero e proprio duello rusticano con Perr Schuurs e capace di segnare il gol decisivo in mischia. Un giocatore dall’atteggiamento completamente diverso da quello fragile e nervoso visto nelle ultime partite: se questo gol porta un po’ di serenità e mitiga un po’ la frenesia e l’ansia dimostrate dal centravanti serbo, la Juventus può aver già trovato la soluzione ad un problema.

Ma attenzione: a differenza dell’Inter non c’è l’impressione di essere tornati in carreggiata, ma di aver semplicemente fatto ripartire un motore spento: quanto durerà una volta che bisognerà alzare i giri, questo è tutto da vedere.

Lazio: Sarri vuole un giardiniere

Chiudiamo con la polemica sollevata da Maurizio Sarri dopo il pareggio della sua Lazio con l’Udinese. Il tecnico biancazzurro non è nuovo ad uscite ad effetto, anche in questa stagione, ma in questo caso ha chiamato in causa anche il proprio presidente per una questione che è effettivamente apparsa evidente a tutti coloro che hanno assistito al match dell’Olimpico: le condizioni del campo di gioco.

Sarri ha detto, senza mezze misure, che se il campo è ridotto così farebbero meglio a trovarsi un altro allenatore, perché lui le squadre le fa giocare con 700 passaggi a partita e tentare di uscire con la palla rasoterra sul prato dell’Olimpico, ieri, era come innescare una bomba. 

Riprendere a parlare di nuovo stadio a Roma è tema che va oltre lo sport e sfocia nel campo della politica e di mille polemiche sorte negli anni, ma appare evidente che l’Olimpico fa veramente fatica a sopportare lo stress delle due squadre capitoline, in particolare quando sono entrambe impegnate nelle coppe europee. Anché José Mourinho sul finale della scorsa stagione aveva sollevato obiezioni simili, e francamente il confronto con altri campi da calcio europei è davvero impietoso.

Stiamo parlando di uno degli impianti più importanti d’Italia, dove non giocano solo le due squadre romane ma spesso anche la Nazionale (e pure la Nazionale di rugby), non è proprio accettabile vedere il manto erboso in certe condizioni. Forse per la capitale un solo stadio per due squadre di livello europeo e per tutti gli altri eventi che si tengono è poco, ma prima di tutto deve anche essere fatta una manutenzione all’altezza.