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Juan Eduardo Esnáider.

Un nome che probabilmente sulle prime dice poco o nulla, specie a coloro nati nel nuovo millennio.

Ma per molti che hanno qualche annetto in più e sono anche tifosi della Juventus, il nome dell’attaccante argentino è vivo e vegeto. Soprattutto in negativo.

Arrivato nella sessione di gennaio 1999, per sostituire Del Piero infortunato, il sudamericano segnerà appena due reti in 12 mesi con la maglia dei bianconeri.

Da promessa e predestinato, a Bidone di grande spessore.

Il tutto condito da un carattere a dir poco fumantino: nella sua carriera si ricordano più le risse e gli atteggiamenti aggressivi, rispetto alle sue reti. Che in realtà non sono state nemmeno poche, eccezion fatta per la parentesi juventina.

E allora ripercorriamo la carriera di Juan Esnáider, con il focus sulla sua esperienza a Torino.

A 18 anni al Real Madrid

Certi giocatori hanno storie alle spalle che poi stridono maledettamente con il proseguo della carriera: predestinati che si perdono, promesse non mantenute e giocatori che non compiranno mai quel salto di qualità che serve per rimanere nella storia del calcio.

Ecco, Juan Eduardo Esnáider è tutto questo.

A soli 18 anni il Real lo va a prelevare dal Ferro Carril Oeste, nel 1991. L’attaccante classe 1973 è da tempo sul taccuino dei blancos e dopo aver segnato caterve di reti nei campionati giovanili, offre ottime prestazioni anche con la maglia della prima squadra.

Quel Real Madrid non è nemmeno lontano parente della formazione che ammiriamo oggi: gli ultimi sussulti della “Quinta del Buitre“, con la squadra che ha le sembianze di un porto di mare, mentre il Barcellona sta iniziando la sua cavalcata che lo porterà alla prima coppa dei campioni vinta, in finale a Wembley contro la Sampdoria.

Insomma un Real in fase di transizione e che punta sui giovani.

Juan Esnáider è secondo i dirigenti della Merengues la figura ideale da cui fondare un nuovo ciclo. Per farlo ambientare con calma parte dalla formazione riserve e poi un passo alla volta verrà immesso nella prima squadra.

Con la squadra B segna 9 volte in 26 gare, mentre la prima stagione con la vera maglia dei blancos è costellata da pochi gettoni, appena 8 e ancora minor numero di reti: una sola. Il Real però ci crede sull’argentino e così lo spedisce in prestito al Saragozza.

Con la truppa biancoazzurra vince da protagonista una Coppa del Re, una Supercoppa spagnola e in particolar modo una Coppa delle Coppe, contro l’Arsenal in finale: 61 presenze complessive e ben 29 reti, dal 1993 al 1995. I madrileni decidono che il ragazzo è pronto per tornare alla base e dunque Juan veste nuovamente la maglia dei blancos.

Sarà un nuovo flop al Bernabeu per lui: 20 presenze, 1 rete e tanti fischi del pubblico. Come mai si chiedono in molti? Le risposte sono molteplici, ma fanno tutte capo al suo carattere che non è proprio dei più docili. Litiga con tutti: dai compagni, ai dirigenti, passando per allenatore e tifosi.

Lo è sempre stato Esnáider in questo modo: tipica garra argentina anche fuori dal rettangolo. Solo che non tutti a Madrid gradiscono questo suo modo di fare e spesso si ritrova contro la squadra. Basti pensare che nel 1991, nel Mondiale Under 20 che lui gioca con l’albiceleste, si prende un anno di squalifica dalle competizioni internazionali, per un pugno rifilato ad un rivale.

Così nel 1996, rompe con il Real e passa sull’altra sponda della città, l’Atletico Madrid. Qui, il suo apporto meramente sportivo è perfetto: 16 gol in 31 presenze. I problemi sono come al solito, con il resto della squadra e soprattutto con il tecnico Antic: i due non si amano e soprattutto Juan sembra non rispettare le consegne tattiche dell’allenatore.

In un allenamento arrivano quasi alle mani e solo il pronto intervento di alcuni giocatori evita una rissa. Anche in questo caso, Juan Esnáider resta una sola stagione e si trasferisce a Barcellona, per giocare nell’Espanyol.

Da Barcellona a Torino

La nuova avventura di fine millennio di Juan Esnáider si chiama Espanyol. I “cugini” del Barcellona, dove l’argentino vuole lasciare il segno. Tanto è vero che nello stesso periodo collezione tre presenze nella nazionale maggiore e spera di essere convocato per il Mondiale del 1998 in Francia.

In terra catalana però il suo rendimento sottoporta non è lo stesso del passato. Tra infortuni e mille problemi caratteriali, Juan mette assieme 35 presenze in 18 mesi e segna 14 gol. Ma con la maglia dell’Espanyol verrà ricordato sempre per la rissa con Miguel Angel Benitez, suo compagno di squadra.

Il motivo? Un’intervista a fine gara dello stesso Benitez che attacca tutto il gruppo per la pesante sconfitta patita sul terreno di gioco. Juan con il suo carattere ribelle non ci sta e il giorno seguente, negli spogliatoi del centro sportivo, lo manda al tappeto con un pugno.

È la fine della sua esperienza all’Espanyol, con la società che chiede al tecnico di metterlo fuori rosa. Ma certe volte il destino da una seconda occasione, o come nel caso dell’argentino anche una terza o quarta chance. Infatti, un paio di mesi prima la Juventus ha perso Alex Del Piero per infortunio.

Uno di quegli infortuni che fanno chiudere anzi tempo la stagione. Così Moggi, nel mercato di gennaio porta in dote a Lippi (che da li a poco darà le dimissioni) sia un certo Henry e sia lo stesso Esnáider: 12 miliardi di lire (6 milioni di euro) messi sul piatto dalla Juve e a quegli dell’Espanyol non pare vero di togliersi di mezzo un problema non da poco.

Moggi è convinto che l’attaccante argentino, assieme alla promessa francese, possano essere la soluzione ai mali di una Juventus che dopo due scudetti di fila e tre finali di Champions League, sta vivendo una stagione con pochi alti e parecchi bassi.

Juan si presenta felice a Torino e afferma che aiuterà la squadra a vincere la Champions League. In realtà, la stagione bianconera per certi aspetti finisce peggio di come era iniziata. A Febbraio, il Parma vince al Delle Alpi per 4-2 e nel post gara Lippi rassegna le dimissioni. Arriva Carlo Ancelotti che ha in mente ben altro.

Soprattutto nei confronti di Esnáider: voluto in qualche modo dal tecnico viareggino, vedrà poco il campo con quello emiliano. Complici anche delle prestazioni a dir poco imbarazzanti dell’ex attaccante del Real. In 12 mesi in maglia bianconera, l’argentino mette assieme 27 presenze in tutte le competizioni.

Non segnerà mai nelle 16 apparizioni in Serie A, mentre gli unici due gol arrivano in Coppa Italia e nel primo turno di Coppa Uefa della stagione 1999-2000. Si perché nel frattempo, la Juventus di Ancelotti ha chiuso la stagione precedente fuori dalla zona coppe, ma partecipa in estate all’Intertoto: i bianconeri vincono il torneo e staccano l’ultimo pass per la seconda coppa continentale.

Intanto Juan è sempre più triste a Torino e sempre più problematico a livello di carattere. Non lega con nessuno alla Juventus e se già il campo lo vedeva poco prima, figuriamoci quando Alex Del Piero torna al fianco di Pippo Inzaghi nell’attacco della Vecchia Signora.

A gennaio 2000, il primo mercato di riparazione del nuovo millennio, Luciano Moggi decide che è il momento di cedere l’argentino. Juan torna al Saragozza, li dove era sbocciato. Ma la seconda esperienza non va a buon fine. A 27 anni, Esnaider ha le sembianza di un giocatore sul viale del tramonto, invece che nel pieno della maturità agonistica.

L’epilogo da giocatore e la carriera da allenatore

Attorno a sé solo terra bruciata, perché chi semina vento raccoglie tempesta e con un carattere in quel modo, prima o poi i nodi vengono tutti al pettine. 11 gol in 18 mesi con il Saragozza e poi un continuo girovagare di dantesca memoria: Porto, River Plate, Ajaccio, Real Murcia e infine Newell’s Old Boys, dove chiuderà la carriera nel 2005 a 32 anni, con 10 gettoni e 1 gol.

Un addio al calcio prematuro, ma Juan Esnaider non è il tipo che resta troppo a pensare e poche settimane dopo eccolo in veste di “seconda voce” per Aragón Televisión. Commenta le gare, da giudizi e nel tempo libero studia per diventare allenatore. L’occasione arriva nel 2009 quando il Getafe lo mette sotto contratto come vice.

Un anno di gavetta e poi ancora Saragozza, questa volta come tecnico della formazione riserve. Alterna buoni risultati, a flop, con le panchine di Getafe e Cordoba che lo acclamano e poi lo cacciano. Infine, dal 2017 al 2019 guida il JEF United Ichihara Chiba in Giappone.

Anche nel Sol Levante non finisce bene: carattere troppo acceso, per i costumi e le usanze del posto. Dal 2021 torna in patria, ma come collaboratore nelle file del Newell’s Old Boys.

Per tutti, Juan Eduardo Esnáider, resterà sempre il rissoso attaccante argentino: che arrivò in Italia per sostituire Del Piero e non segnò neanche una rete in Serie A.

Bidone ad Honorem.