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Come sempre, aveva ragione Massimo Troisi. Che nella sua filosofia, semplicistica e profondissima, ha sempre nascosto perle di infinita verità, quelle che ti portano a scuotere il capo e a sorridere di tanta consapevolezza. E allora sì, è proprio vero: se si potesse, l’Italia ripartirebbe proprio dalla terza partita, perché “la seconda opera è quella più insidiosa”.

L’attore e autore napoletano si riferiva ai film – spoiler inutile: pure quello fu un successo e parliamo di un cult come “Scusate il Ritardo” – ma il collegamento con questa Nazionale ora puntualissima, che gioca come se avesse ancora la colpa del Mondiale saltato da espiare, è pertinente e calzante. Perché le trappole della Svizzera restano dietro l’angolo.

Appuntamento a mercoledì 16, ancora alle 21, ancora all’Olimpico, dove gli Azzurri hanno debuttato con mille sorrisi e tre gol: in qualche modo è andato a segno tutto l’attacco grazie all’aiuto di Demiral, il centrocampo ha risposto alla perfezione e la difesa non ha preso gol. Si poteva partire meglio? No. Avrebbero potuto farlo invece gli elvetici? Sì. L’1-1 con il Galles sa di occasione persa, questa con l’Italia assume già i tratti dell’ultima spiaggia. Altro motivo per tenersi vicino alla campanella e suonare fortissimo se le cose dovessero incrinarsi.

La prima in assoluto

Del resto, parliamo pur sempre di un derby. Tra cugini diversissimi e vicinissimi, tra nazioni di diversa dimensione e differente storia calcistica. Italia e Svizzera si ritrovano a un grande appuntamento ed è quasi paradossale che agli Europei sia una prima volta. Qui ci arriveremo, intanto si fa necessario raccontare la storia degli inizi, di quando l’Italia – intesa come Stato – si era appena fatta e provava a fare pure una nazionale. Di quando, il 30 aprile del 1899, un’amichevole italo-svizzera cambiò per sempre le carte del calcio nel nostro Paese.

1899, sì. Avete letto bene. E anche noi sappiamo bene che la prima partita della nazionale italiana è datata più in là, quel 15 maggio del 1910, mentre il primo torneo internazionale a cui ha partecipato una squadra nostrana ci riporta al 1908. Cos’era allora successo poco meno di dieci anni prima? Era successo che tanti inglesi, che per motivi di lavoro passavano molto tempo in Italia, forti delle football associations sorte a metà dell’Ottocento, iniziarono a portare i propri sport nel Bel Paese. Il cricket fu poca roba, il calcio fu tutto: Genova, Napoli, Livorno, Palermo, divennero presto piazze in cui il calcio si stabilì e stabilizzò. Tant’è che nel 1896, alcuni soci italiani entrarono nel Genoa Athletic and Cricket Club. E nel 1898, la notizia era arrivata pure a Torino.

Anno decisivo, quello. Fondamentale innanzitutto per costituire la Federazione Italiana Foot-Ball (FIF), poi per creare una prima selezione di giocatori di squadre affiliate alla FIF. Ecco, lì nasce informalmente la Nazionale Italiana. E la prima è contro… la Svizzera! O meglio: una selezione di giocatori della federazione elvetica, che chiudono rapidamente i conti e segnano i due gol che danno loro la vittoria. Ne scrisse anche La Gazzetta del Popolo: a fine gara, banchetto fraternizzante e foto di gruppo.

I precedenti

Oh, poi da lì non ci si è più fermati. E la Svizzera è diventata la nazionale contro cui l’Italia ha giocato più partite nella sua storia, considerando pure il terreno delle amichevoli: sono 58 in totale i precedenti tra le due squadre. Gli azzurri ne hanno vinte 28, 22 sono stati i pareggi e 8 le gare vinte dai ‘cugini’ biancorossi. La particolarità però è questa: le due squadre non si sono mai affrontate agli Europei, dunque parliamo di una primissima volta. Ma hanno giocato tre volte ai Mondiali. Due nel 1954 – entrambe le vittorie sono state della Svizzera – e una del 1962, 3-0 per l’Italia ai gironi.

Ultimamente, la squadra di Petkovic si è però dimostrata ben ostica: nelle ultime tre sfide, tre pareggi. Due volte 1-1 e uno 0-0 duro da digerire. Parliamo di un periodo anche lontano, tra il 2006 e il 2010, con l’Italia ancora alle prese con la sbornia post Mondiale di Germania. In ogni caso, e ci perdoni chi si aggrappa alla cabala e alla legge dei grandi numeri, la Svizzera non ci batte dal 1993. Match di qualificazioni ai mondiali. Da quel momento, 4 vittorie e 4 pareggi.

Quegli errori di Marchegiani…

A proposito di pareggi. L’Italia-Svizzera più famoso è certamente quello del 1992. E’ il girone di qualificazione ai mondiali americani e le avversarie sono la Scozia, l’Estonia, Malta, il Portogallo e poi c’è la Svizzera. Tostissimo e complicatissimo, ma ai tempi c’è da dire che nulla sembrava all’altezza della formazione azzurra. Del resto, bastava dire Tassotti e Costacurta, Maldini e Baresi. Bastava parlare di quel Milan lì e gli avversari tremavano. Ah, poi davanti Roby Baggio e Casiraghi. Pure il CT Mancini.

Zenga e Tacconi avevano abdicato – decisione di Sacchi – e in porta c’era finito Luca Marchegiani, ai tempi al Torino, con il famoso dualismo con Gianluca Pagliuca. In quel 14 ottobre del 1992, con la Svizzera allenata dal maestro Roy Hodgson, in porta andò l’estremo difensore dei granata. Per gli elvetici ci sono due, tre nomi da segnare: il principale è chiaramente Ciriaco Sforza, gioca al Dortmund e presto finirà nelle grinfie dell’Inter, ma nulla può tecnicamente contro quella difesa e quella nazionale.

Tecnicamente, ecco. Non praticamente: perché prima esce a vuoto e spalanca la strada al primo goldi Ohrel, perché “l’erroraccio di Marchegiani“, così definito dalla voce di Pizzul in telecronaca, il numero due, è semplicemente devastante. Costacurta gli sporca un retropassaggio e il portiere tenta un dribbling secco, cascando male. Quando sembrava ormai finita, era appena iniziata la remuntada: Baggio ed Eranio, tutto salvo. Tranne il posto da titolare del buon Luca…