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Non è esattamente una vera e propria sindrome, come altre ne esistono nello sport, ma l’eccessivo rilassamento all’indomani di un risultato straordinario, porta alcune volte a peccare di troppa autostima e difettare di concentrazione o, peggio, di professionalità. 

Alla nazionale italiana di calcio successe in un paio di occasioni in passato e quella di Mancini deve fare di tutto per non cadere nella stessa trappola. 

Il cammino post Europeo

Non è passato poi così tanto tempo dopo la meravigliosa cavalcata europea della nazionale italiana guidata da Roberto Mancini agli ultimi campionati europei disputatisi dallo scorso 11 giugno, fino alla finale del mese successivo giocatasi a Londra e vinta dagli azzurri ai calci di rigore falliti da Rashford, Sancho e Saka. 

Da quel 11 luglio è passato solo un mese e mezzo, e di calcio giocato a livello europeo se n’è visto parecchio, ma solo ed esclusivamente riservato a competizioni che con le nazionali non hanno nulla a che vedere. 

Con la prima pausa dei campionati per club, invece, le rappresentative delle nazioni di tutto il mondo, tornano ad essere protagoniste del palcoscenico calcistico. 

Polemiche per l’utilizzo dei giocatori in un periodo come questo a parte, i mugugni delle società, degli allenatori e in qualche caso dei giocatori stessi per le partenze verso i ritiri delle nazionali, tengono spesso banco e il trittico di partite che giocherà l’Italia contro Bulgaria, Svizzera e Lituania dei prossimi giorni, non viene meno a questo tipo di lamentele. 

Mai abbassare la guardia 

Le schermaglie dialettiche interessano però poco a Roberto Mancini, il quale ha altri pensieri in testa, visto che, se è vero come è vero, che il gruppo C non fa così tanta paura, le quattro squadre che dovranno sgomitare per centrare il primo posto per la qualificazione diretta ai prossimi mondiali di calcio, le tre citate più l’Irlanda del Nord, possono presentare alcune difficoltà. 

Prima tra tutte quella del rilassamento post sbornia europea. 

Ci riferiamo soprattutto alla prima partita, quella che si giocherà in casa, all’Artemio franchi di Firenze, contro la Bulgaria. 

In passato è successo in ben due occasioni che la nostra nazionale si sia fatta sorprendere da nazionali molto meno forti, nella prima uscita successiva ad un nostro trionfo. 

Elsener ci castigò dopo il Mundial

L’indimenticabile notte di Madrid dei Mondiali di Spagna nel 1982, era passata da tre mesi, gli impegni delle squadre di club non erano così fitti come al giorno d’oggi, anche se i ritiri pre-campionato, all’epoca si facevano e come, erano drastici, veri e propri trainer fisici che servivano per prepararsi a tutta la stagione successiva. 

Fu questa una delle giustificazioni che all’epoca addusse il nostro CT Enzo Bearzot, nel post partita di Italia-Svizzera, la prima uscita stagionale degli allora neo-Cavalieri della Repubblica, che persero per una rete a zero, quella segnata da Rudolf Elsener all’inizio della ripresa nella porta difesa da Bordon. 

L’azione è sintomatica: palla persa a centrocampo da Marini, triangolo al limite dell’area di rigore ed elvetici in vantaggio in modo semplice, lineare, con una formazione che era scesa a Roma per giocare un’amichevole e che per gli svizzeri amichevole non fu, vista la loro scarsa propensione a fare da sparring partner ad una partita che doveva essere una festiva commemorazione del nostro trionfo estivo.

Bearzot mise in campo quasi tutti gli eroi di Madrid, ma il risultato andò diversamente rispetto alla finale del Bernabeu. 

Falsa partenza per il ciclo Donadoni

L’alchimia tattica che invece ci fece laureare Campioni del Mondo nel 2006, messa in atto da Marcello Lippi, al mondiale tedesco, svanì immediatamente in un’altra amichevole post sbornia, quella giocata a Livorno in piena estate contro la Croazia

Anche in questo caso le cose non andarono nel verso giusto, o almeno, non certo rispetto a quello che ci si aspettava con il nuovo corso di Roberto Donadoni. 

La formazione messa in campo dall’allenatore di Cisano Bergamasco, era orfana di parecchi dei giocatori che ci resero grandi in quel di Berlino, all’Olympiastadion contro la Francia di Zidane. 

Basti pensare al tridente schierato da Donadoni, formato da Lucarelli, Rocchi ed Esposito, terminale offensivo di un undici che vide scendere in campo giocatori come Zenoni, Terlizzi, Falcone come titolari e Caracciolo, Di Michele e Palombo da subentranti. 

In quella disgraziata occasione i croati ce ne fecero due, grazie alle reti di Da Silva e di un astro nascente del calcio balcanico, un tale chiamato Luka Modric.

Campanelli d’allarme

Le due sconfitte appena richiamate alla nostra memoria calcistica, necessitano di un’analisi meno superficiale di quello che potrebbe sembrare. 

Dopo i trionfi dei mondiali, le due partite di cui ai paragrafi precedenti, diedero il via a tutta una serie di stagioni non proprio esaltanti per la nostra nazionale e la poca considerazione che stampa specializzata, addetti ai lavori, tifosi e tecnici dell’epoca, fecero da trampolino di lancio ad un doppio periodo di asfittici risultati, che pagammo con nuove ondate di disillusione nei confronti della nostra nazionale. 

Il pericolo è quindi sempre dietro l’angolo, soprattutto alla luce di un trionfo seguito alla mancata qualificazione ai mondiali del 2018, vero e proprio smacco calcistico che difficilmente dimenticheremo. 

Mancini, intervistato alla vigilia della ripartenza degli impegni della nazionale italiana, si è subito affrettato a dire che la sua squadra non cadrà negli stessi errori dei suoi illustri predecessori, visto che in pochi tengono conto di un dato importante. 

Secondo l’allenatore di Jesi, infatti, i suoi giocatori hanno spesso dimostrato di tenere fortemente alla maglia azzurra, anche in occasioni in cui un leggero rilassamento sarebbe potuto essere giustificabile, ci si passi il termine, come alcune partite con avversari che non avrebbero richiesto, almeno sulla carta, il massimo impegno e la massima concentrazione. 

Nessuna flessione

Non vi è ragione alcuna per non fidarsi di Mancini, anche perché gli straordinari risultati ottenuti durante la sua gestione, parlano per lui. 

È inoltre sotto gli occhi di tutti, che gli impegni in arrivo hanno un peso specifico decisamente importante, visto che si fa subito sul serio e di amichevole non vi è ombra, almeno per il momento. 

Il trittico delle partite dei prossimi 10 giorni presenta l’occasione per non abbassare la guardia, visto che ognuna di esse è valevole per la qualificazione ai mondiali del Qatar alle quali accedono direttamente solo le prime classificate di ogni Gruppo e ogni punto sarà importante per il raggiungimento dell’obiettivo.