Vai al contenuto

Non era potuto partire per infortunio a giugno, gli era stato preferito qualcun altro in quel ruolo. È il destino che, con sfumature differenti ma sensazioni simili, sembra (eternamente) ritornare e contraddistinguere il legame con la nazionale italiana di Lorenzo Pellegrini e Nicolò Zaniolo.

Dato il loro forfait – più o meno forzato… – per le due decisive sfide di qualificazione ai prossimi mondiali con Svizzera e Irlanda del Nord, Roberto Mancini ha scelto al loro posto il quasi esordiente Danilo Cataldi (l’ultima convocazione risale al 2016, l’unica in maglia azzurra) e Matteo Pessina, grande (e inatteso) protagonista ad Euro 2020, quando aveva preso il posto dell’infortunato Stefano Sensi.

Andiamo al dunque, allora. Assenze forzate a parte, cosa manca davvero a questa nazionale per il definitivo salto in vista del probabile (speriamo…) mondiale qatariota?

Partiamo dalle convocazioni di Roberto Mancini per le prossime due importantissime sfide, cercando di analizzare ruolo per ruolo, settore per settore, possibili miglioramenti.

Portieri: le certezze abitano qui

In porta, Mancini ha convocato Gianluigi Donnarumma, che sta trovando continuità col Paris dopo un avvio difficile di stagione, e poi Meret, secondo al Napoli (per numeri), Cragno e Salvatore Sirigu.

Poco da aggiungere, almeno in questo reparto dove l’Italia è super coperta, potendo vantare almeno il miglior portiere a livello europeo (forse addirittura mondiale) e un giusto mix, tra le riserve, di gioventù qualitativa ed esperienza.

Difesa: un logorio da valutare attentamente

In difesa il discorso si fa già più complesso. I due pilastri che hanno tenuto in piedi gli Azzurri ad Euro 2020, Bonucci e Chiellini, difficilmente arriveranno in piena forma al prossimo mondiale. Già dopo la vittoria degli europei, i due scherzavano sul rivedersi di nuovo in Qatar.

Ma quelle che all’epoca erano risate genuine, loro e nostre, accentuate da una gioia che non dà spazio a pensieri cupi, oggi sembrano vittime di una situazione quasi ribaltata. Bonucci e soprattutto Chiellini non hanno più la brillantezza fisica di un tempo, e oltre al problema infortuni può subentrare quello relativo alla lucidità, alla velocità di pensiero e di azione da qui a un anno. Il calcio va veloce, e gli anni passano per tutti.

Il problema difensivo, visibile già, dunque, nella inevitabile corrosione dei due centrali titolari (e titolati), si amplifica considerando le alternative in rosa.

Acerbi ha dimostrato anche lui di non essere più quello di due anni fa, mentre Bastoni e Mancini, senz’altro molto promettenti (soprattutto il primo), difficilmente da qui a un anno potranno assicurare a Roberto Mancini una solidità tale da garantirgli una maglia da titolari indiscussi. In ogni caso, entrambi avranno modo di farsi le ossa tra Champions e Conference League, abituandosi ai ritmi europei e aiutati in questo dai rispettivi allenatori nei club, che puntano moltissimo su di loro.

Le alternative? Al momento migliori di loro, italiani, non ce ne sono.

Ma occhio a Luiz Felipe, ingenuo nel rifiutare la chiamata di Nicolato due anni fa (U21), ma furbo abbastanza da aver lanciato un messaggio a Mancini: «per l’Italia io ci sono». Il difensore italo-brasiliano è in costante crescita, sta acquisendo fiducia con Sarri e il gioco di quest’ultimo ricalca, su alcuni principi, quello di Mancini in nazionale. Vedremo.

Centrocampo: solo problemi di abbondanza

A centrocampo ne vedremo delle belle. E continueremo a vederne, perché questo è senza dubbio il reparto di campo con più qualità per gli Azzurri.

Qui la scelta, semmai, è anche troppa per Mancini. Riprendiamo il discorso su Sarri focalizzandoci su Cataldi, un giocatore che Mancini potrebbe usare come play al posto di Jorginho (figlioccio di Sarri, non a caso) nelle emergenze, anche perché Locatelli, lo si è visto anche all’Europeo, è interpretato dal nostro ct più come mezzala di inserimento che come play basso – anche perché gli azzurri giocano a tre a centrocampo.

Pellegrini è infortunato, ma lui come Zaniolo – più il primo che il secondo, anche per caratteristiche e modo di giocare di Mancini – potranno tornare eventualmente utilissimi in Qatar.

Qui comunque le alternative sono tante. Mancini ha convocato Pobega e Tonali pescandoli dagli azzurrini di Nicolato, anche se ormai i due si sono presi di prepotenza due dei più prestigiosi palcoscenici d’Italia – Milan e Torino. A proposito di Nicolato, azzurrini e centrocampo: occhio a Davide Frattesi, che potrà tornare molto utile in futuro a Mancini.

Comunque sia, non è da escludere che contro la Svizzera ci possa essere spazio proprio per Tonali, dato il forfait di Verratti. Magari con Jorginho, appunto, e Locatelli – Barella è infatti uscito acciaccato dal derby.

In ogni caso, come è facile notare, le alternative per gli Azzurri a centrocampo sono tante e di grande livello.

Attacco: caccia al centravanti perduto

Passiamo infine all’attacco.

All’Europeo non sono mancati i gol di Immobile, Chiesa, Insigne e Berardi, tutti a segno o quasi – se consideriamo quell’autogollonzo di Demiral all’esordio europeo come gol del Domenico del Sassuolo – ma quello dell’attacco rimane un reparto ancora a mezzo servizio per Mancini.

Il criticatissimo Immobile, che alla Lazio colleziona un record a settimana e con gli Azzurri fatica a livello realizzativo (16 i gol in carriera con la maglia della nazionale), sta però trovando in Sarri il giusto insegnante per un certo tipo di calcio, più spalle alla porta e in aiuto ai compagni. Ci mettiamo la mano sul fuoco, i miglioramenti si vedranno anche con la maglia della nazionale (contro la Spagna, che ha interrotto la serie di risultati utili dell’Italia di Mancini, Ciro non c’era).

Le alternative al bomber biancoceleste, d’altra parte, pur volendo non sono (al momento) di livello.

Belotti è appena tornato a servizio di Juric, ma il suo modo di giocare, battagliero e vecchio stile, raramente incontra le esigenze del tecnico azzurro. Kean potrebbe ricoprire bene quel ruolo, ma gioca poco anche con la Juventus e infatti Mancini non l’ha convocato.

Chance per Raspadori, che insieme a Kean aveva illuso i rispetti club dopo la splendida prova contro la Lituania. Al momento Giacomino, più che in crescita, pare stia peggiorando. C’è semmai un suo compagno al Sassuolo che aspetta di essere chiamato da Mancini. Anch’egli pilastro con Nicolato, Gianluca Scamacca – con pazienza, fiducia dell’allenatore e tranquillità mentale – potrebbe arrivare pronto per il grande salto a dicembre del prossimo anno. E occhio anche all’evoluzione di Lorenzo Lucca nel mirino dei top club italiani ma anche di Mancini sempre alla ricerca di un “9” di livello.

Sugli esterni bene Insigne, insostituibile. E bene anche Chiesa, che con la rete al Chelsea in Champions ha dimostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, di avere nel sangue una dote non allenabile sul campo di gioco: la personalità e l’estro del grande campione, che decide la partita quando conta.

Difficile trovare in questo ruolo delle alternative di spessore per Mancini. Insigne e Chiesa sono due certezze assolute, Berardi e Bernardeschi i vice ideali per sostituirli. Forse quello degli esterni è il ruolo dove siamo più corti, ma Mancini ci ha insegnato a non pensare l’Italia come modulo fisso.

Il talento c’è, altro potrebbe arrivare. Più probabilmente, come dimostrato da Grosso nel 2006 e Pessina nel 2021, il giocatore che stiamo cercando è quello che non ci aspetteremmo mai di trovare.