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Quella tra Inter e Napoli è una partita storica per la Serie A: le due squadre si sono affrontate 150 volte nella massima serie, a partire dal primo incontro in campionato a girone unico nel 1930.

Il bilancio vede in vantaggio l’Inter, con 67 vittorie (49 in casa e 18 in trasferta) contro i 46 successi del Napoli (37 in casa e 9 in trasferta). Il pareggio è il risultato che si è verificato in meno occasioni, solo 37 volte.

PARTITE GIOCATE150
VITTORIE INTER67
PAREGGI37
VITTORIE NAPOLI46
GOL INTER214
GOL NAPOLI165
Le statistiche generali dei confronti tra Inter e Napoli in Serie A

Gol e goleador

In 91 anni di confronti in campionato le due squadre hanno messo a segno 379 gol, più di 2,5 a partita, firmati spesso da nomi leggendari del calcio italiano.

L’uomo che ha messo a segno più gol nella storia del doppio confronto è infatti Giuseppe “Peppin” Meazza, l’uomo a cui è intitolato lo stadio di San Siro, che con la maglia nerazzurra ha bucato la porta del Napoli in ben 15 occasioni (contando anche i 3 messi a segno in Divisione Nazionale e quello in Coppa Italia), tra il 1929 e il 1938.

A seguire troviamo altri attaccanti che hanno fatto la storia dell’Inter come Alessando “Spillo” Altobelli (10 gol tra il 1977 e il 1988), Benito “Veleno” Lorenzi (9 gol tra il 1948 e il 1958) e Istvan Nyers (9 gol tra il 1950 e il 1953).

Tra i partenopei, l’uomo che ha segnato più gol ai milanesi è stato Antonio Vojak, che mise a segno 9 reti contro l’Inter, che all’epoca era nota come Ambrosiana, tra il 1930 e il 1934.

28 maggio 1989: Inter-Napoli 2-1, Matthaus contro Maradona per lo Scudetto dei record

Uno degli scontri più memorabili nella storia di Inter e Napoli è stato quello che ha visto fronteggiarsi i due numeri 10 più amati e più agli antipodi del calcio degli anni ‘80: Lothar Matthaus e Diego Armando Maradona.

Da un lato il centrocampista teutonico, tutto corsa e potenza, dall’altra el Pibe de Oro, il talento calcistico incarnato in una persona, genio illimitato e sregolatezza in egual misura. 

Nonostante gli inviti di Maradona ad unirsi a lui a Napoli, Matthaus ad inizio stagione aveva accettato l’offerta dell’Inter ed era diventato il fulcro del gioco dell’Inter di Giovanni Trapattoni, che guidava il campionato macinando record su record, grazie a giocatori come Riccardo Ferri, Nicola Berti, l’altro tedesco Andreas Brehme e il capocannoniere Aldo Serena.

L’unica squadra ad impensierire i nerazzurri era stata proprio il Napoli, che affiancava a Maradona giocatori del calibro di Alemao, Andrea Carnevale e Careca, arrivata ad un solo punto di distacco dai nerazzurri a febbraio. L’Inter però non rallentò mai il passo, arrivando allo scontro diretto a San Siro con 7 punti di vantaggio. A 4 giornate dalla fine, e con 2 punti per vittoria, il Napoli era condannato a vincere per avere una speranza di riaprire i giochi.

Poco dopo la mezzora un brivido scorre lungo le schiene dei tifosi interisti, quando un gran gol di Careca si insacca alle spalle di Walter Zenga.

Ma all’inizio della ripresa Luca Fusi devia nella propria porta un tiro di Nicola Berti per il pareggio nerazzurro, e a 7 minuti dalla fine è proprio Lothar Matthaus a mettere il sigillo sul 13° scudetto nerazzurro con una potentissima punizione calciata dall’apice della lunetta dell’area di rigore che trafigge l’incolpevole Giuliano Giuliani

La matematica incorona l’Inter e Maradona non può fare altro che assistere al trionfo di quello che ha più volte definito l’avversario migliore che abbia mai affrontato.

5 maggio 1968: Inter-Napoli 1-2, la fine della Grande Inter

Prima del famigerato 5 maggio 2002, un’altra volta questa fatidica data aveva avuto un significato pesante per il mondo nerazzurro. Nel maggio del 1968 il Napoli si presentò a San Siro da seconda in classifica, una settimana dopo che il Milan aveva matematicamente conquistato lo scudetto.

Il successo dei cugini contribuì a rendere ancor più deprimente l’atmosfera a San Siro, dove scende in campo quella che fino a poco tempo prima era la Grande Inter, con ancora molti uomini della celebre “formazione-filastrocca” ai loro posti: Sarti, Burgnich, Facchetti, Suarez, Domenghini, Mazzola e Corso erano ancora in campo, e il Mago Helenio Herrera li guidava ancora dalla panchina.

Il Napoli di Bruno Pesaola, uno dei tanti argentini diventati napoletani per affinità elettiva, contribuì a scrivere la parola fine a quella che era stata una delle più grandi epopee della storia del calcio mondiale: guidati dallo straordinario talento di José Altafini, il brasiliano Cané e Paolo Barison misero a segno i due gol che decisero l’incontro, al di là dell’ininfluente autogol di Vincenzo Montefusco che beffò Dino Zoff nel finale di un match in cui gli azzurri disposero come volevano di un’Inter non più grande.

Fu l’ultima partita alla guida dell’Inter per Helenio Herrera, ma fu anche la fine di un epoca: pochi giorni dopo avrebbe lasciato anche Angelo Moratti, vendendo la società a Ivanoe Fraizzoli.

30 novembre 2015: Napoli-Inter 2-1, doppio Higuain e sorpasso in testa

Il campionato 2015/16 era partito con una Juventus pesantemente attardata in classifica, lasciando intendere che dopo quattro scudetti consecutivi dei bianconeri ci sarebbe stato spazio per una nuova squadra in vetta alla classifica.

In testa alla classifica si avvicendano varie squadre, ma la più costante appare l’Inter di Roberto Mancini, che dopo la 13ª gioranta è prima con 30 punti, due in più rispetto a Napoli e Fiorentina che inseguono.

Visto il pareggio ottenuto poco prima del fischio d’inizio dalla Fiorentina a Sassuolo, per l’Inter è l’occasione per andare in fuga, mentre per il Napoli la vittoria significherebbe il sorpasso solitario in vetta.

Pronti, via, ed è subito Gonzalo Higuain ad approfittare, dopo nemmeno 2 minuti di gioco, di un errore di Miranda, agganciando una palla in area e scaraventandola alle spalle di Samir Handanovic.

È l’11° gol in 14 partite per il Pipita, che al 62° mette a segno anche il 14°, raccogliendo un rinvio di testa di Raul Albiol e involandosi verso la porta interista, bruciando Murillo sullo scatto e insaccando a fil di palo.

L’Inter, in dieci dalla fine del primo tempo per l’espulsione di Nagatomo, reagisce quasi immediatamente con una fiammata di Adem Ljajic, ma i restanti tentativi nerazzurri si schiantano per due volte sui pali ai lati di Pepe Reina. 

Finisce 2-1, con il Napoli di Maurizio Sarri che si prende la vetta e inizia a sognare in grande.

Sogni che però non si realizzeranno mai, a causa della rimonta di una Juventus che dominerà anche negli anni successivi, precedendo sempre gli azzurri in classifica e strappandogli anche il bomber Higuain, che chiuderà la stagione fissando il record di gol in campionato a quota 36.