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Come spesso accade ai detrattori del karma, le polemiche più volte lanciate quest’anno da Maurizio Sarri hanno finito per ritorcerglisi contro.

Mentre la Lazio pareggiava il match dell’Epifania contro l’Empoli con uno spettacolare 3-3, l’Inter di Simone Inzaghi – il grande ex – si riposava. Bologna vs Inter, insieme ad altre tre sfide di Serie A, è infatti come noto saltata per focolaio covid tra le fila rossoblù. Che fare, allora? Attendere, evidentemente. In primis la ri-schedule del match del Dall’Ara, ma soprattutto il ritorno dei nerazzurri in campo contro la Lazio. L’unica squadra in grado di aver la meglio del Biscione nel girone d’andata (3-1).

Cosa è cambiato in questi mesi? Questo senz’altro si è chiesto Simone Inzaghi, che in poco più di trenta giorni si gioca una buona fetta del campionato: Lazio, Atalanta, Milan e Napoli da qui al 13 febbraio. In mezzo, la finale di Supercoppa italiana contro la Juventus di Max Allegri. Dopo il Napoli, quindi il 16 febbraio prossimo, la sfida da mille e una notte contro il Liverpool di Jurgen Klopp in Champions League (andata degli ottavi di finale).

Lazio double-face

L’Inter non può permettersi frenate, ma per farlo dovrà inserire le marce giuste già nella partita contro la Lazio. L’attacco biancoceleste è tra i migliori del campionato – con 42 gol fatti, come il Milan, è secondo proprio a quello dell’Inter – e la sua fase offensiva cresce domenica dopo domenica.

Ha segnato nove gol nelle ultime tre partite di campionato, e quest’anno non ha segnato solo in due circostanze (fuori casa contro il Milan e in casa contro la Juventus, unica sconfitta del 2021 per i biancocelesti all’Olimpico). Al netto di una squadra brillante e propositiva davanti, tuttavia, la squadra di Sarri continua a ricadere in antiche – e irreversibili – lacune difensive. Con 37 gol subiti, la Lazio ha attualmente la quindicesima difesa del campionato. Soltanto Genoa, Salernitana, Cagliari e Spezia hanno preso più gol.

Ecco perché l’attacco nerazzurro, a prescindere dalla chiave tattica dell’incontro – stabilire la quale, contro una Lazio così pazza è davvero complicato –, ha già preparato tovagliolo, forchetta, coltello e pure cucchiaio.

Il pasto è ghiotto, e i degustatori sono bestiali: Lautaro, Correa, Dzeko? In ogni caso, complice la pausa covid, tutto sta nel capire come l’Inter arriverà alla sfida.

Ci dobbiamo aspettare un’Inter selvatica o ordinata? Amante delle scorrazzate alla ricerca del dominio territoriale? Probabilmente entrambe, se è vero che la formazione allenata da Simone Inzaghi – come in parte già accadeva con la sua Lazio – è squadra abilissima nel leggere i momenti della partita. L’Inter sa quando accelerare e sa quando gestire. Ma la sua gestione non è mai banale, il suo palleggio non è mai scolastico.

La Lazio vista contro l’Empoli è la stessa che si vede da inizio anno. Dottor Jekyll and Mr. Hyde. Sì, ma nella stessa partita. All’interno degli stessi 90’, la squadra di Sarri passa da momenti esaltanti, a tratti irresistibili, a fasi deprimenti, ad attimi incomprensibili dove tutta (sic) la squadra, non i singoli difensori centrali (che rimangono di medio-basso livello, ad esclusione forse di Marusic, tra i migliori terzini in Serie A al momento), stacca la spina e quando la riattacca scopre che l’avversario l’ha già mangiata e digerita.

La Lazio di Sarri non muore mai, e le rimonte contro Udinese ed Empoli (non le uniche del campionato ma le più eclatanti senz’altro) lo testimoniano. Ma questa squadra sta imparando cose nuove, per alcuni rivoluzionarie (cinque anni di 3-5-2 lasciano il segno), e ci vuole tempo.

Inzaghi conosce il suo passato

Lo stesso che Inzaghi non ha dovuto impiegare per continuare il lavoro di Conte. Meglio, Inzaghi questa squadra l’ha presa che era campione d’Italia, d’accordo, ma gli ha dato un’identità e un gioco forse addirittura più marcati del predecessore. Con l’umiltà di chi sa quello che cerca, e sa pure come trovarlo, Inzaghi ha iniziato la propria caccia al tesoro con le istruzioni a portata di mano.

Queste istruzioni, però, non le ha semplicemente lette: le ha riformulate. Il tesoro era già lì, la mappa pure: ma Inzaghi ha trovato delle scorciatoie inaspettate. Prendete Dzeko, arrivato come rinforzino al posto di Lukaku, o Dumfries, palliativo ad Hakimi. E Calhanoglu? A proposito, il turco avrebbe dovuto saltare la sfida col Bologna, che però non si è giocata. La sua assenza contro la Lazio in questo senso potrebbe cambiare qualcosa a livello tattico.

Inzaghi, che conosce i suoi ex ragazzi, potrebbe mettere un uomo fisso su Luis Alberto e Milinkovic – come fece Pioli nel 2-0 di inizio anno – le due vere fonti del gioco biancoceleste.

Più probabilmente, contando sulla grande condizione mentale e fisica dei suoi – almeno per come avevamo lasciato l’Inter il 23 dicembre – baderà più all’aggressione spietata e veemente nei primi minuti che non all’attesa del, o al gioco sul, proprio avversario. La chiave? Come all’andata, quando le cose funzionarono fino all’episodio clou in occasione del 2-1 biancoceleste, gli esterni.

Perisic da una parte, Dumfries dall’altra. Frecce pronte a bucare il burro difensivo biancoceleste. Non aspettiamoci però una Lazio impaurita. Sarri lo ha detto molto chiaramente ai suoi: non ci sono mezze misure. E da due squadre con due attacchi così c’è da aspettarsi davvero uno spettacolo unico. Ecco perché, in conclusione, ci sentiamo di pronosticare nel faccia a faccia Barella-Milinkovic Savic il duello fondamentale della partita. I due centrocampisti più forti del campionato sono pronti a darsi battaglia. Intorno a loro, altri 20 soldati. Preparate gli elmetti.