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È tornata la Serie A e con essa anche quella dose fissa di discussioni, polemiche e controversie che animano i post-partita.

Diamo uno sguardo veloce ai temi che più di ogni altro saranno presenti nei discorsi di oggi dei tifosi.

Rigori discutibili e VAR inintelleggibili

Episodi che fanno discutere in area di rigore ce ne sono sempre, ma in questa prima giornata abbiamo avuto tre casi che hanno avuto come protagoniste le tre squadre più importanti del campionato, ovvero Milan, Juventus e Inter.

I campioni in carica si sono visti assegnare un rigore contro l’Udinese che ha destato moltissime perplessità: Calabria in mezzo all’area perde il controllo del pallone e nel tentativo di recuperarlo entra in contatto con Soppy che si stava apprestando a rinviare la palla. L’arbitro Marinelli non concede il rigore ma viene richiamato dal VAR, e non si capisce nemmeno bene il perché dato che la visuale live era ottima. Una volta richiamato, cambia la sua decisione, cosa che ormai succede praticamente sempre quando interviene il VAR.

In Lecce-Inter invece non è stato assegnato il rigore per un’evidente trattenuta ai danni di Dzeko in area leccese: a rivedere l’azione probabilmente non c’è nessun intervento irregolare di Blin ma l’allungarsi della maglietta del bosniaco avrebbe giustificato una revisione video dal campo per appurarsene, dal momento che l’arbitro Prontera non poteva avere una visione globale dal campo.

Infine in Juventus-Sassuolo il raddoppio bianconero arriva per un calcio di rigore più che generoso assegnato ai bianconeri: a rivedere l’azione pare che sia Vlahovic a sbilanciare Ferrari (tirandogli pure i pantaloncini), e non il contrario. Una volta a terra il difensore ostacola l’attaccante serbo al tiro, spingendo così l’arbitro Rapuano ad assegnare il penalty poi trasformato dallo stesso Vlahovic.

Disattesi insomma i proclami del precampionato che annunciavano un arbitraggio “all’inglese”, per cui per assegnare un rigore doveva esserci un fallo evidente e non un semplice contatto. O quanto meno, disattesi nel caso di Milan e Juve ma mantenuti nel caso dell’Inter, oppure della Sampdoria che si è vista annullare il gol del vantaggio contro l’Atalanta per un inesistente fallo ad inizio azione da parte di Vieira su Pasalic: grave errore del VAR Pairetto che richiama al monitor l’arbitro Dionisi. Difficilmente un arbitro richiamato al monitor da un collega di maggiore esperienza ha il coraggio di contraddirlo, anche se in questo caso la decisione presa in campo era quella corretta.

Lautaro giustiziere solitario esaspera i nervi dell’Inter

L’Inter ha esordito con 3 punti soffertissimi, agguantati all’ultimissimo istante grazie alla sortita di Dumfries nell’assedio finale alla porta leccese.

Eppure per i nerazzurri la partita era iniziata in discesa, con il gol di Lukaku (ancora in gol all’esordio con una nuova maglia, ancora in gol contro il Lecce) dopo soli 82 secondi. L’Inter sembrava in totale controllo della gara, ma la gara è cambiata dopo un duro contrasto di gioco tra Baschirotto e Lautaro Martinez, che ha visto il centravanti nerazzurro particolarmente sofferente.

Alla ripresa del gioco l’argentino ha dato evidenti segni di nervosismo, cercando di farsi giustizia da solo con un brutto fallo su Gonzales e contribuendo ad esacerbare gli animi in campo, con l’Inter che a quel punto non è riuscita più a costruire azioni da gol.

Al rientro in campo, nonostante gli animi si fossero placati (lo stesso Lautaro è rientrato in campo abbracciato a Baschirotto) il pareggio di Ceesay ha scoperto nuovamente i nervi nerazzurri, con i giocatori in preda alla frenesia e senza la lucidità necessaria per costruire azioni ragionate.

Certo, alla fine sono arrivati tre punti che solo i miracoli di un Falcone in versione Superman hanno negato fino all’ultima azione, ma una squadra come l’Inter non può permettersi di farsi dominare dal nervosismo in una partita del genere.

Cragno panchinaro a Monza

Il suo arrivo al Monza era stato visto come uno dei tanti simboli delle ambizioni dei brianzoli: Alessio Cragno, 28 anni, cresciuto nel Brescia e affermatosi a Cagliari, è da anni indicato come uno dei più promettenti portieri italiani, sempre nei primi posti delle classifiche di rendimento e nel giro della Nazionale, con cui ha collezionato anche due presenze.

Ma alla prima di campionato si è dovuto accomodare in panchina, e al suo posto è sceso in campo Michele Di Gregorio, 25 anni, prodotto del vivaio dell’Inter da cui è stato riscattato quest’estate per 4 milioni, dopo una lunga gavetta tra Renate, Novara e Pordenone culminata con la maglia da titolare a Monza nelle ultime due stagioni.

Si è trattato della prima bocciatura eccellente di un mercato che prometteva scintille? Ed è più una bocciatura di Cragno o un attestato di stima verso Di Gregorio? Vedremo come si evolveranno le gerarchie della porta monzese e se ci saranno delle ripercussioni.