Impresa leggendaria dell’Inter di Simone Inzaghi, che vola in finale di Champions League al termine di una sfida entrata di diritto nella storia del calcio europeo.
Dopo il rocambolesco 3-3 dell’andata al Montjuic, i nerazzurri completano la rimonta e piegano 4-3 ai supplementari il Barcellona di Hansi Flick davanti a un San Siro infuocato, guadagnandosi il pass per la finale di Monaco di Baviera del 31 maggio. Una prestazione monumentale, quella dell’Inter, capace di superare una delle squadre più in forma d’Europa con cuore, carattere e qualità.
Lautaro Martinez e Calhanoglu (su rigore) indirizzano il match con un primo tempo perfetto, poi la rimonta blaugrana firmata Eric Garcia, Dani Olmo e Raphinha sembra spegnere i sogni nerazzurri. Ma nel momento più buio, al 93’, Acerbi riaccende la speranza.
Nei supplementari, Frattesi firma il gol della gloria, mentre Sommer si erge a eroe con due parate miracolose su Lamine Yamal. È festa grande: l’Inter torna in finale di Champions, la seconda in tre anni, in attesa di conoscere la sua avversaria tra PSG e Arsenal.
INTER
Sommer 9
Scende tra i pali con la calma degli immortali e la furia degli eroi. Su Yamal compie una parata che riscrive la legge della fisica e ci riporta a quella notte in cui Julio Cesar negò la gloria a Messi. Monumentale.
Bisseck 7
Come un giovane scudiero tiene testa a Rafinha con ardore e disciplina, poi paga l’inesperienza in fase di costruzione. Ma l’anima è quella giusta.
(Dal 26’ s.t. Darmian 7)
Manca di un soffio il tempo su Rafinha, e quel soffio fa male. Ma è solo un lampo in un’altra prova da soldato d’acciaio: affidabile, presente, silenziosamente decisivo.
Acerbi 9
L’ultimo a mollare, il primo a crederci. Una statua vivente della resilienza, che a 37 anni si lancia in avanti al minuto 93 per ribaltare il destino. Quel gol, quello del 3-3, è una pugnalata alla storia: l’Inter non muore mai. Lui è l’eroe eterno.
Bastoni 7,5
Ha davanti il ragazzo prodigio, Lamine Yamal, e non si tira mai indietro. Ogni duello è una battaglia d’onore. Ne esce a testa alta, come un veterano delle grandi notti.
Dumfries 8,5
L’uomo delle imprese impossibili. Quando tutto sembra perduto, quando San Siro comincia ad arrendersi, lui vola sulla fascia e regala un assist che sa di resurrezione. Cuore, forza, infinito.
(Dal 3’ del 2 t.s. De Vrij 7)
Il custode del tempio negli ultimi minuti. Salva sulla linea come se fosse l’ultimo difensore del pianeta. Fondamentale.
Barella 7
Generoso fino allo spasimo, commette qualche errore di troppo, ma è il primo a buttarsi nel fuoco quando l’Inter vacilla. Se l’Inter ha un’anima, quella è Nicolò.
Calhanoglu 8
Prima lo schiaffo dell’occasione sprecata, poi la rivalsa dal dischetto. Il rigore è un’esecuzione glaciale che rimette l’Inter in corsa. Cuore, mente, tecnica.
(Dal 34’ s.t. Zielinski 7,5)
Entrato senza paura, danza tra gli avversari con leggerezza da palcoscenico e offre equilibrio e lucidità nei momenti più confusi.
Mkhitaryan 7
Corre, raddoppia, si sacrifica. Pecca sulle palle alte, ma è un mastro muratore del centrocampo. Il cartellino giallo è il simbolo del suo senso di responsabilità.
(Dal 34’ s.t. Frattesi 9)
Da bersaglio di critiche a protagonista della leggenda. Il gol del 4-3 è poesia, rabbia, redenzione. Finta, controfinta e palla all’angolino: San Siro esplode, l’Inter vola.
Dimarco 8
Un gladiatore che non teme nessuno. Recupera, imposta, rifinisce: l’azione dell’1-0 è sua dalla A alla Z. Spirito di sacrificio e lampi di genio.
(Dal 10’ s.t. Carlos Augusto 7)
Trepidante all’inizio, poi si riprende con orgoglio. La squadra lo protegge e lui, pian piano, risponde. Parte della battaglia, parte della vittoria.
Thuram 8
Inizia in sordina, poi si trasforma in un ciclone. Corre, combatte, trascina. L’azione del 4-3 parte da lui: devastante.
Lautaro 9
Il toro è tornato e carica a testa bassa. Conquista un rigore, segna, spaventa la difesa. Sarebbe servito un sedativo per fermarlo. Il capitano di questa Odissea nerazzurra.
(Dal 26’ s.t. Taremi 7,5)
L’ingresso è di quelli che cambiano le sorti. Tiene palla, duella, inventa: il suo tocco per Frattesi è un assist da palcoscenico europeo.
Simone Inzaghi 9
In quattro anni, due finali di Champions. Questo non è solo un allenatore: è un demiurgo che plasma l’impossibile. Visionario e vincente.
BARCELLONA
Szczesny 6
Soffre la furia nerazzurra ma non ha colpe. Sul finale nega a Frattesi la doppietta con un intervento che vale un tributo.
García 7
Rimette in piedi il Barça con una zampata chirurgica, poi spreca il match ball. Serata agrodolce, ma ha onorato la maglia.
Cubarsí 5,5
Talento in costruzione, ma a San Siro il cantiere va in tilt. Fallo ingenuo su Lautaro, rigore e condanna. Crescerà.
(Dal 1’ del 2 t.s. Gavi s.v.)
Troppo poco tempo per incidere.
Martinez 4,5
Naufraga sotto le onde nerazzurre. Sbaglia i tempi, si perde Dumfries e consegna all’Inter una voragine.
(Dal 31’ s.t. Araújo 5)
Troppo leggero su Acerbi, troppo morbido su Thuram. Due dettagli, due condanne. Serata da dimenticare.
Martín 7
Dumfries lo fronteggia con ardore, ma lui resiste. I due gol del Barça portano la sua firma nascosta. Regista dell’ombra.
de Jong 5,5
Cervello fino, ma polmoni stanchi. A centrocampo orchestra, ma non protegge. Il castello crolla anche per colpa sua.
Pedri 6
Meno brillante dell’andata, ma la qualità è evidente in ogni tocco. Si spegne nella tempesta, ma non affonda.
(Dal 1’ del 2 t.s. Victor s.v.)
Non lascia traccia.
Yamal 7,5
Predestinato, artista, incubo. Sgattaiola ovunque, incanta, ma trova davanti a sé un guardiano di nome Sommer. Che duello!
Olmo 6
Errore fatale sul gol dell’Inter, poi si riscatta con una rete importante. Luci e ombre di una serata epica.
(Dal 37’ s.t. Fermín López 5,5)
Appare e scompare, si illude di avercela fatta, poi viene travolto. Inizia bene, finisce tra i fantasmi.
Raphinha 7
Meno scintillante, ma chirurgico. Gli basta un’occasione per colpire. L’Inter è la sua vittima prediletta, ancora una volta.
Ferran Torres 5,5
Un’ombra sulla fascia. Tanta corsa, poca incisività.
(Dal 45’ s.t. Lewandowski 5)
Il grande assente, anche quando c’è. Spreca un’occasione colossale: l’istinto da killer questa volta resta chiuso nel cassetto.
Hansi Flick 5
Il suo Barcellona segna, ma crolla come un castello di sabbia. Aveva promesso compattezza, ha ottenuto fragilità. Il sogno si spezza tra le crepe della sua difesa.