Vai al contenuto

La 122ª edizione del campionato italiano di Serie A ha dato il suo verdetto con 5 giornate di anticipo: l’Inter di Simone Inzaghi vince il 20° Scudetto della propria storia e si appunta sul petto una seconda stella vincendo in maniera clamorosa il derby contro il Milan, la sesta stracittadina consecutiva vinta dai nerazzurri.

Un verdetto praticamente mai in discussione dall’inizio della stagione, dichiarato con veemenza con la vittoria per 5-1 nel derby di andata, messo in sicurezza con la vittoria di fine gennaio contro la Juve e definitivamente rivendicato con la rimonta contro la Roma all’Olimpico.

Diamo un voto ai protagonisti dell’impresa nerazzurra, un’impresa nata dopo aver innestato ben 12 giocatori nuovi e dopo aver rinunciato ad alcuni grandissimi protagonisti delle scorse stagioni come Lukaku, Dzeko, Onana, Brozovic, Gosens, Handanovic, Skriniar…

Simone Inzaghi: voto 10

Partiamo dal condottiere dell’armata interista: Simone Inzaghi ha compiuto un processo di maturazione enorme in questi tre anni a Milano, e lo si vede anche da alcuni dettagli, come il fatto che abbia imparato a “gestire” la propria voce e non arrivi più afono ai microfoni post-partita.

Così come è migliorata la sua comunicazione, più incentrata agli aspetti positivi che alle recriminazioni e ai rimpianti (i famosi “Spiaze” che l’avevano reso un meme alla Lazio), così si è alzato enormemente di livello il suo lavoro sul campo e la sua capacità di gestione del gruppo.

Il 3-5-2 di Inzaghi è un modulo fluido, che parte da una straordinaria solidità in fase difensiva per poi evolversi in una manovra scorrevole e avvolgente in fase di costruzione, con i giocatori capaci di scambiarsi le posizioni creando sempre superiorità numerica ma senza mai rinunciare all’equilibrio.

L’apporto dei difensori alla fase offensiva è ormai diventato proverbiale, ma guardando anche il lavoro fatto in fase di contrasto dagli attaccanti vediamo come l’Inter inzaghiana sia stata un meccanismo perfetto in cui tutti gli ingranaggi hanno lavorato a pieno ritmo per tutta la stagione.

Yann Sommer: voto 8.5

Sostituire un portiere che in una sola stagione era diventato un idolo della tifoseria come André Onana era molto difficile, ma Marotta e Ausilio si sono fiondati subito su questo trentaquattrenne svizzero, agli antipodi come carattere rispetto all’esplosivo camerunense ceduto al Manchester United a peso d’oro. Sommer ha dato tranquillità e sicurezza alla difesa, e pur risultando il portiere più basso della Serie A alla fine è stato quello meno battuto e ha suggellato questo risultato con alcune parate eccezionali.

Emil Audero: voto 7

L’età e il fatto di arrivare dall’estero erano due fattori che ponevano una piccola incognita su Sommer. Per mettersi al riparo serviva un portiere con esperienza in Serie A, che non si aspettasse di giocare titolare ma che desse garanzie se chiamato in causa, e soprattutto che non costasse troppo. Detto fatto: il giovane Stankovic in prestito a fare esperienza in Serie B e a Milano Emil Audero, che sarebbe stato un lusso per i blucerchiati nella serie cadetta. Ha fatto esattamente quanto gli era stato richiesto.

Raffaele Di Gennaro: s.v.

Tutto il reparto portieri è stato stravolto quest’estate, e serviva quindi anche un terzo portiere: ecco tornare “a casa” Raffaele Di Gennaro, cresciuto proprio all’Inter e quindi portatore di quel senso di appartenenza necessario per creare un gruppo solido. Presenza poco appariscente ma che ha avuto il suo peso dietro le quinte.

Francesco Acerbi: voto 9

Per rendimento il miglior difensore del campionato. Qualche acciacco dovuto all’età, ma allo stesso tempo la duttilità per giocare sia al centro della difesa che come braccetto di sinistra. Il caso Juan Jesus rischiava di travolgerlo, e nonostante la questione non sia stata gestita proprio al meglio dal punto di vista mediatico, ne è uscito più che bene con un gol nel derby decisivo a suggellare la sua importanza per la squadra.

Stefan de Vrij: voto 8

Nella scorsa stagione sembrava con le valigie in mano, pronto ad andarsene a parametro zero così come era arrivato. Invece, forse un po’ per l’emergenza nel reparto, tra l’addio di Skriniar, l’età di Acerbi e le incertezze sui nuovi arrivi, l’Inter gli ha offerto il rinnovo e si è riscoperto cambio di assoluto livello in difesa. Sempre pronto quando chiamato in causa, è riduttivo chiamarlo riserva. 

Benjamin Pavard: voto 8.5

L’unico vero investimento estivo dell’Inter dal punto di vista economico (Frattesi sarà riscattato solo quest’estate): in molti avevano pensato che forse 30 milioni era meglio spenderli in attacco, ma l’innesto di Pavard, uno che a 26 anni aveva già vinto Mondiale, Champions League e quattro Meisterschale, ha sia aumentato l’esperienza internazionale che alzato il tasso tecnico di un pacchetto difensivo che in questo sistema di gioco è diventato la prima fonte di gioco. Un rubino incastonato nel già preziosissimo gioiello che è la squadra nerazzurra. Il recupero a tempo di record dopo la spaventosa lussazione alla rotula rende l’idea di quanto sia coinvolto nella causa interista.

Yann Bisseck: voto 7.5

Difensore dai mezzi fisici imponenti, è arrivato un po’ in sordina, pur essendo capitano della Germania Under 21. Inizialmente sembrava chiaro che avesse bisogno di fare esperienza, ma la crescita che ha avuto in pochi mesi è stata vertiginosa: sembra quasi di rivedere i primi tempi di Bastoni in maglia nerazzurra. Da speranza a certezza per l’Inter di domani.

Alessandro Bastoni: voto 9

Non si è sempre espresso al massimo, ma è il giocatore che permette a Simone Inzaghi di fare quel gioco che coinvolge tutta la squadra in uno scambio di posizioni continuo. È il difensore centrale di sinistra, ma lo troviamo in posizione di terzino, di esterno alto, di mezzala, e talvolta pure in mezzo all’area avversaria. Dal suo piede sono nati assist al bacio per i compagni e la sua testa ha spento tante iniziative avversarie.

Matteo Darmian: voto 9

Ma vi ricordate quando l’Inter ha comprato Darmian? Sì? Complimenti, perché era stata un’operazione passata sotto silenzio. Un giocatore che era ormai ai margini di un Manchester United in crisi nera, “parcheggiato” in un Parma di bassa classifica e poi prelevato per completare la rosa dal punto di vista numerico. E invece in maglia nerazzurra si è scoperto un giocatore sempre applicato, polivalente, solido dal punto di vista caratteriale e capace di eseguire sempre alla perfezione le indicazioni del mister. Che si tratti di giocare da terzo di difesa o da quinto di centrocampo, Darmian c’è sempre.

Denzel Dumfries: voto 7.5

Un voto che è la media tra lo strapotere fisico dimostrato nella prima parte di stagione e il calo che ha avuto nella seconda, dopo che il recupero di Pavard ha permesso a Darmian di giocare in fascia e togliergli progressivamente il posto da titolare. Comunque una grande arma tattica a disposizione di Inzaghi, forse ancor più ficcante a partita in corso.

Juan Cuadrado: 5.5

Un colpo a vuoto del mercato estivo. Arrivato per essere un’alternativa anche dal punto di vista tattico sulla fascia destra, ci ha messo molto tempo per entrare in forma, e proprio quando sembrava sul punto di poter dare il suo contributo ha dovuto sottoporsi ad un’operazione che l’ha di fatto escluso dai giochi fino alla fine. Il suo ingresso deciso nel match di andata contro la Juventus, sua ex squadra, ha contribuito a far cambiare un minimo la pessima opinione che avevano di lui i tifosi interisti.

Tajon Buchanan: 6

Arrivato a gennaio per sopperire all’assenza di Cuadrado, il canadese ha fatto intravedere qualche qualità interessante in termini di dribbling e velocità, ma dobbiamo interpretare questi sei mesi come una sorta di ambientamento anticipato al campionato italiano. Il  suo acquisto era stato messo in preventivo per l’estate, vedremo come si comporterà la prossima stagione.

Federico Dimarco: voto 10

Te l’ho promesso da bambino…” recita uno dei cori più cantati dalla Curva Nord, e nel caso di Federico Dimarco si adatta alla perfezione. Milanese di Calvairate, figlio di fruttivendoli di Porta Romana, interista da sempre ha indossato la maglia nerazzurra fin da quando aveva 7 anni. È andato a giocare ad Ascoli, ad Empoli, in Svizzera con il Sion, a Parma e a Verona prima di dimostrarsi all’altezza di giocare con la squadra del suo cuore (“Con tutti i chilometri che ho fatto per te…”, recita un altro coro della curva), e con il duro lavoro si è inserito alle spalle di Perisic, superando Gosens nelle gerarchie fino a diventare oggi l’unico padrone della fascia sinistra interista.

Fisicamente è cresciuto moltissimo (a inizio stagione non giocava oltre il 60°, oggi è uno stantuffo inesauribile anche oltre il 90°), il suo piede disegna traiettorie magiche sia in movimento che da piazzato, è capace di segnare gol magnifici (chiedere a Turati trafitto con una palombella da centrocampo) e i suoi inserimenti offensivi hanno spesso scompaginato le difese avversarie.

Carlos Augusto: voto 8

La stagione di Dimarco è stata stellare, ma Carlos Augusto l’ha spesso sostituito in maniera egregia, tornando utile anche come alternativa a Bastoni nel pacchetto arretrato. Sarebbe titolare in qualsiasi altra squadra di Serie A a parte il Milan, probabilmente. 

Hakan Calhanoglu: voto 10

Al Milan non ha mai brillato troppo da trequartista o da ala, arrivato all’Inter aveva già alzato il suo rendimento da mezzala, ma è stata l’intuizione di Inzaghi nel trasformarlo regista davanti alla difesa che l’ha fatto diventare un giocatore di livello assoluto. Chi quest’estate, in astinenza da partite, aveva la pazienza di guardare i video delle sessioni di allenamento dell’Inter, notava come il turco si impegnasse allo stremo in vari esercizi atti a migliorare la sua fase di interdizione.

Il lavoro ha dato i suoi frutti: il perno della squadra di Inzaghi, il fulcro del gioco nerazzurro, schermo quasi impenetrabile davanti alla difesa e, cosa che non guasta, rigorista infallibile. Un altro dei grandi simboli di questo straordinario campionato dell’Inter.

Nicolò Barella: 9.5

Una stagione iniziata un po’ sottotono ma chiusa su note altissime. Dal punto di vista realizzativo il suo apporto non è stato all’altezza di stagioni passate, ma il dinamismo e l’energia messa in campo non hanno pari. Se si parla dell’equilibrio della squadra di Inzaghi e della capacità dei giocatori di attaccare scambiandosi le posizioni e creando superiorità numerica, buona parte del merito è di questo inesauribile centrocampista che sembra avere risorse energetiche illimitate. 

Henrikh Mkhitaryan: 9.5

A inizio stagione Davide Frattesi, giocatore su cui l’Inter ha investito molto, si era reso protagonista di ottime prestazioni con la maglia della Nazionale, e in molti si auspicavano che presto sarebbe stato titolare nell’Inter al posto di Mkhitaryan, che onestamente andava per i 35 anni e poteva far pensare che non avrebbe giocato sempre con continuità.

Per tutta risposta l’armeno, dopo la pausa delle nazionali, ha siglato una doppietta nel derby di andata e ha continuato la stagione con un inestimabile apporto di corsa, esperienza e intelligenza tattica. Pochi hanno la sua capacità di leggere le partite e i diversi momenti all’interno di ognuna di esse. Alla fine della fiera, risulta il calciatore di movimento più utilizzato da Inzaghi.

Kristjan Asllani: 7.5

Il giovane italo-albanese ha uno dei ruoli più ingrati della rosa, ovvero essere la riserva del giocatore più centrale del gioco nerazzurro, Calhanoglu. La prima occasione avuta da Asllani per sostituire il turco, in Champions League in casa della Real Sociedad, è coincisa anche con la partita in cui probabilmente l’Inter ha sofferto maggiormente il gioco degli avversari in tutta la stagione.

Nonostante l’impatto shock, Asllani non si è minimamente abbattuto e continuando a lavorare è migliorato tanto da riuscire a ritrovare spazio e prestazioni convincenti. Così come Bisseck, può essere una risorsa importante per l’Inter di domani.

Davide Frattesi: 8

Dopo un campionato di altissimo livello come quello vissuto a Sassuolo e le affermazioni in Nazionale, ci si poteva aspettare che Frattesi avesse più spazio all’Inter. Ma il meccanismo perfetto messo in campo dal terzetto di centrocampo titolare ha di fatto escluso la possibilità di un turnover sistematico nel reparto. Frattesi si è dovuto “accontentare” dei minuti finali di molte partite, e lo ha fatto al meglio, segnando tanti gol, di cui almeno un paio decisivi per la corsa scudetto.

Un dodicesimo uomo che è sicuramente un lusso e che possiamo immaginare avrà sempre più spazio.

Davy Klaassen: 5

Arrivato come un’occasione dal mercato, giocatore di esperienza che portava anche un bagaglio di gol segnati da fuori area non indifferente, sembrava potesse essere una valida alternativa anche a partita in corsa. Invece non deve mai aver convinto troppo Inzaghi, che già aveva un cambio decisivo a partita in corsa come Frattesi e che con il tempo è sembrato dimenticarsi dell’olandese.

Stefano Sensi: s.v.

Sì, c’è anche lui in questa Inter scudettata. Una manciata di minuti in mezzo agli ormai cronici problemi fisici, un trasferimento a gennaio saltato all’ultimo e i tanti rimpianti pensando a che giocatore avrebbe potuto essere se il fisico l’avesse sorretto.

Lautaro Martinez: voto 9.5

Mezzo voto in meno per la sterilità offensiva messa in mostra negli ultimi tempi, condita da certi errori marchiani sottoporta e da errori dal dischetto sempre più preoccupanti. Ma il Toro è comunque capocannoniere grazie ai 23 gol segnati in una prima parte di stagione semplicemente perfetta e soprattutto è un capitano vero, esempio per i compagni che gli hanno riconosciuto una leadership che pochi si aspettavano.

Anche nei periodi meno fortunati dal punto di vista realizzativo, il suo apporto alla squadra in termini di pressing e supporto ai compagni è comunque sempre di primissimo livello.

Marcus Thuram: voto 9

L’attacco dell’Inter nella scorsa stagione era fenomenale, con Lautaro Martinez affiancato a turno da Dzeko e Lukaku. Nei piani della dirigenza nerazzurra il trentaquattrenne Dzeko era stato lasciato libero di accasarsi altrove nell’ottica di confermare titolare Lukaku e prendere Marcus Thuram, già ad un passo dall’Inter due anni fa, come prima riserva dell’attacco.

Ma il gran rifiuto dell’attaccante belga ha compromesso i piani ed improvvisamente l’Inter si è ritrovata a dover contare solo su Lautaro e sul nuovo arrivato francese.

Il rendimento di Thuram, alla sua prima stagione in Italia e per la prima volta utilizzato in pianta stabile da attaccante centrale, ha stupito tutti, lui in primis: qualità, potenza, velocità e soprattutto un’intesa naturale con Lautaro che è sembrata innata.

Marko Arnautovic: voto 5.5

Da giovanissimo era stato un comprimario nella pagina più bella della storia interista, il Triplete del 2010. Tredici anni dopo torna ad indossare la maglia nerazzurra al culmine di una carriera estremamente variegata e nelle intenzioni dovrebbe rappresentare un po’ quello che era stato Dzeko negli anni precedenti: l’attaccante fisico ma tecnico che aiuta la manovra e allo stesso tempo finalizza. Infortuni, un fisico che non sembra supportarlo più al meglio e un’incredibile dose di sfortuna sotto porta gli hanno impedito di ritagliarsi un ruolo maggiormente da protagonista. L’impressione è che al di là della buona volontà non sia più all’altezza di una squadra di alto livello, anche come rincalzo.

Alexi Sanchez: voto 6

Nonostante abbia la stessa età di Arnautovic, 35 anni, fisicamente è apparso nelle migliori condizioni da qualche anno a questa parte. Due anni fa se ne era andato un po’ deluso dall’utilizzo con il contagocce che ne faceva Inzaghi, è tornato con la consapevolezza di non essere un titolare e, una volta trovata la forma migliore, ha dato il suo apporto con alcune giocate piene di classe e di quell’istinto che solo i campioni hanno. L’Inter si è cautelata in attacco ingaggiando Taremi e per la prossima stagione potrebbe anche fare qualche altro correttivo, ma un Sanchez che accetta di fare la riserva può sempre rivelarsi utile.

Ebenezer Akisanmiro: voto 6+

Vogliamo dare un voto anche al giovane nigeriano in campo, senza timori reverenziali, nell’ultimo quarto d’ora contro il Lecce più che altro per esprimere fiducia nel settore giovanile dell’Inter, su cui la proprietà ha investito sempre moltissimo. che vede la Primavera allenata da Christian Chivu in testa al campionato di categoria. Tra i giovani nerazzurri c’è una nutrita schiera di talenti che sognano di essere i prossimi Dimarco, come il figlio d’arte Aleksandar Stankovic, i centrocampisti Quieto  e Di Maggio o i difensori Stabile e Cocchi. Chissà se li vedremo in futuro in prima squadra oppure a maturare in altri palcoscenici importanti come Giovanni Fabbian, attualmente al Bologna ma che l’Inter segue con attenzione nell’ottica di riportarlo a casa tra due stagioni.