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L’età per un calciatore è spesso l’unica cosa che conta per stabilire l’entità di un contratto, le scelte dei direttori sportivi e la possibilità di giocare in qualche squadra importante. Si presume quindi che i controlli siano sempre molto accurati, specialmente verso quei giocatori che arrivano dall’estero, dove magari è anche più facile riuscire ad aggirare qualche ostacolo.

Eppure il “Caso Eriberto/Luciano” non tratta di qualche serie minore in India o in Sud America, ma di affari che hanno coinvolto società prestigiose di Serie A. Qualcosa che sembrava impossibile e che invece è successo.

Il primo Eriberto al Palmeiras

Quando nel 1997 un certo Eriberto da Conceicao Silva viene messo sotto contratto dal Palmeiras, quello che si pensa è che sia l’ennesimo giovanissimo scovato e lanciato dalla squadra brasiliana. Ma in verità la trasformazione di Luciano Siqueira de Oliveira è già compiuta.

Il giocatore già ventunenne non riusciva a trovare un ingaggio di prestigio, e così quando gli si presentò l’occasione di una nuova identità, colse l’occasione al volo trovandosi miracolosamente ringiovanito di quattro anni (dal 1975 sua data reale di nascita al 1979 di Eriberto). Ecco allora che le sue doti appena passabili per un giocatore già formato, diventano immediatamente molto interessanti per un diciassettenne in crescita.

Firma con il Palmeiras e disputa una discreta stagione da 25 presenze e 5 reti. Prima di essere notato dal DS del Bologna, Oreste Cinquini.

L’arrivo in Italia: gioie e dolori al Bologna

L’Eriberto che arriva a Bologna nel 1998 (per 5 miliardi) è quindi in teoria una giovane e velocissima ala da far crescere sotto l’ala protettiva di Carletto Mazzone. In due stagioni però sono pochi i momenti in cui fa realmente la differenza: 4 gol tra campionato e Coppa UEFA di cui il primo memorabile con una fuga di ottanta metri in solitaria fatti in meno di dieci secondi e un destro a porta vuota con Taibi ancora nell’altra aerea.

A Bologna però, quello che rimane è soprattutto l’idea di un “ragazzo” ancora immaturo, che alla prima occasione finisce per ubriacarsi in discoteca per poi finire sul registro degli indagati per non aver prestato soccorso dopo un ‘incidente in macchina e non contento aver anche imboccato la tangenziale in contromano. Ma sono solo le marachelle di un ragazzo. Che però ragazzo non è.

L’esplosione con il Chievo di Del Neri

Motivo per cui quando il Chievo offre almeno quanto pagato, il Bologna non ci pensa due volte e accompagna Eriberto alla corte di Del Neri nel campionato cadetto dove in effetti si mette subito in mostra. In Serie B è un vero “craque” sulla fascia, e contribuisce in maniera significativa alla promozione in Serie A. E qui nasce in qualche modo la favola del Chievo, che da neo promossa si piazza subito al 5° posto assoluto qualificandosi per l’Europa.

In quella stagione le due fasce del Chievo sono saldamente occupate da Manfredini da una parte e da Eriberto dall’altra: le “frecce nere” della Serie A sono tra gli esterni migliori del campionato e funzionano a meraviglia in quel 4-4-2 di Del Neri. Un paio di stagioni da protagonista (81 presenze e 9 reti) che ne fanno un vero e proprio gioiello di mercato.

A 24 anni (teorici) sembra pronto per il salto di qualità, che arriva con la proposta di acquisto della Lazio per una cifra intorno ai 18 miliardi di lire. E’ l’estate del 2002, tutto sembra pronto per il passaggio ai bianco celesti. Solo che Eriberto è sparito.

La confessione del 2002

Quando i giochi sembrano ormai fatti e l’accordo è quasi concluso (con annesso anche Manfredini per altri 6 miliardi), l’operazione salta completamente visto che Eriberto non è più rintracciabile e pare sia tornato in Brasile per motivi “personali”.

Il mistero è fitto e girano voci incontrollate su quanto sta succedendo. Bisogna aspettare la fine di agosto per trovare finalmente il bandolo della matassa. Eriberto si ripresenta al mondo auto-denunciando il suo cambio di identità, finendo così nelle mani della giustizia ordinaria visto che il reato è punibile anche con il carcere.

La storia poi si smonta a livello giuridico trovando accordi comuni (anche con il titolare della identità fittizia che aveva sporto regolare denuncia), passando invece a quella sportiva: prima un anno, poi la riduzione a sei mesi soltanto di squalifica.

A settembre quindi, il caso sembra finalmente risolto. Solo che ora il Chievo si ritrova con un Luciano di 27 anni invece che un Eriberto di 23.

La nuova carriera di Luciano

Malgrado la situazione paradossale e per certi versi incredibile, scontata la squalifica Luciano ha comunque l’occasione di fare il salto di qualità, passando in prestito all’Inter.

Ora il suo nome sulla maglia è diverso, ma qualcosa sembra essersi perso anche a livello mentale, e oltre alla sua solita velocità le prestazioni con i nero azzurri sono sporadiche (solo 5 presenze) e di basso impatto. E infatti a fine stagione torna al suo Chievo, unica vera oasi in cui poter vivere la sua nuova (vera) vita.

Con quella maglia in effetti giocherà fino a 37 anni (quelli veri) diventando il secondo giocatore in assoluto per numero di presenze in serie a tra i clivensi (316 partite e 18 gol complessivi).

Pur trattandosi della stessa persona, anche se con nome diverso, è strano notare come le “due carriere” abbiano così tante differenze sul piano del gioco. Quasi come se davvero l’identità del giocatore avesse finito per prevalere su quella dell’uomo: Eriberto era il giovane arrembante e anche un po’ fuori dagli schemi, Luciano un metronomo sulla fascia ma senza quel qualcosa in più per andare oltre.

Quello che è certo è che il suo caso, ha messo in un luce un aspetto del calcio mai troppo controllato, e di certo dopo di lui, qualcosa è cambiato in tal senso per evitare di ritrovarsi di nuovo davanti a casi del genere.