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Erling Haaland, il nuovo fenomeno norvegese del calcio europeo, è un figlio d’arte.

Il papà della stella classe 2000 del Manchester City, è infatti Alf-Inge Haaland, ex difensore di Leeds e Manchester City, noto soprattutto per essere stato vittima di uno dei falli più brutti della storia del calcio.

Aveva 28 anni, sette in più di Erling, quando “papà Haaland” firmò con il Manchester City, dove ha giocato dal 2000 al 2003, anni in cui il club non era ancora una super potenza a livello europeo e chiudeva la Premier League al nono posto dopo essere stato promosso l’anno prima dalla Championship.

Oggi Alf-Inge è sempre vicino al mondo del calcio, e spesso è presente alle prestazioni del figlio Erling. Haaland senior ha avuto e avrà un ruolo decisivo nella carriera del figlio, non è un caso che “Big Earl” sia un vincente e abbia la mentalità del campione.

Alf-Inge Håland

Alf-Inge Haaland, nato a Stavanger il 23 novembre 1972, è un ex calciatore norvegese. Durante i suoi anni da calciatore, Alf-Inge ha giocato in diverse squadre, tra cui proprio il City.

La sua carriera parte nel Bryne e, dopo quattro anni, approda in Inghilterra al Nottingham Forest, per poi passare al Leeds United qualche anno dopo.

Proprio mentre gioca con il Leeds avviene l’episodio che segnerà la sua carriera: a settembre 1997, Haaland interviene su Roy Keane del Manchester United provocandogli un bruttissimo infortunio. Mentre è a terra, però, il norvegese si avvicina a lui e lo invita ad alzarsi, credendola una sceneggiata. Non sarà così, e il centrocampista irlandese non dimenticherà mai quel gesto, aspettando quattro stagioni per vendicarsi: il derby di Manchester del 2001.

Infatti, nel finale di quella partita, su una palla vagante Keane entra duro sul ginocchio dell’avversario, un intervento sul ginocchio di Alf-Inge, che al termine di quella stagione sarà costretto a operarsi. Si ritira nel 2003 giocando solo 48 minuti in 3 partite dal suo rientro in campo da quell’infortunio. Roy Keane rivelerà anni dopo nella sua biografia (se mai ci fossero stati dubbi) di averlo fatto apposta, per vendetta: «Ci sono cose nella vita di cui non mi pento, e una è il fallo su Haaland». Parole che gli costeranno giornate di squalifica e multe.

Alf-Inge ha debuttato con la nazionale norvegese in un’amichevole contro la Colombia nel gennaio 1994, venendo successivamente convocato per la Coppa del Mondo 1994, in cui ha giocato due partite. Il 25 aprile 2001, quattro giorni dopo l’intervento di Roy Keane, ha giocato la sua ultima partita internazionale contro la Bulgaria.

Erling Haaland

Alla fine, anche Erling Haaland, dopo il corteggiamento di mezza Europa, ha scelto l’Inghilterra proprio come suo padre.

Nato a Leeds il 21 luglio del 2000, entrambi sono partiti dal club norvegese di Bryne, poi Alf-Inge ha subito cercato la scalata in Premier mentre Erling ha fatto la “gavetta” per l’Europa. Considerato uno dei migliori centravanti del mondo, dopo il ritiro del padre, la famiglia Haaland è tornata in Norvegia. Erling è cresciuto nel settore giovanile della stessa squadra del padre, con cui ha esordito tra i professionisti, prima di passare nel 2017 al Molde, dove ha militato per due stagioni. Nel 2019 viene acquistato dal Salisburgo, con cui vince, nella stagione 2018/19, un campionato austriaco e una Coppa d’Austria.

Attaccante dotato di buona tecnica, velocità e forza fisica, dispone di un ottimo fiuto del goal. Di piede mancino, la sua altezza gli consente di essere anche un ottimo colpitore di testa. Bravo ad inserirsi negli spazi lasciati dalle difese avversarie, sa distinguersi anche come rifinitore per via della sua buona visione di gioco.

Sin dai suoi primi passi Europei inizia a macinare record su record, infatti, il 17 settembre 2019 entra nella storia della UEFA Champions League, realizzando una tripletta al Genk nei primi 45 minuti di gioco, al suo debutto nella competizione, all’età di 19 anni, diventando così il secondo giocatore più giovane (dietro a Wayne Rooney) a realizzare una tripletta all’esordio nella massima competizione europea, oltre che il terzo più giovane a riuscire nell’impresa. Termina la prima esperienza nella massima competizione europea, con la maglia del Salisburgo, con 8 reti in 6 partite giocate. Non male per un ragazzino di vent’anni.

Con il passaggio al Borussia Dortmund c’è stato il definitivo salto di qualità, in quanto, con la squadra tedesca, è riuscito a esprimersi ma soprattutto a imporsi in un campionato più competitivo, vincendo, però, solo una coppa di Germania. Negli anni al Borussia segna 86 goal in 89 presenze diventando a tutti gli effetti una macchina da goal.

La trattativa che ha portato Erling Haaland ai Citizen non è stata lunga, né difficile. In un calcio in cui la maggior parte dei trasferimenti ormai avviene per fini monetari, questo è suonato come una nota fuori dal coro. Per quanto le cifre siano importanti, 60 milioni il valore del cartellino, la motivazione principale è alquanto diversa. Il 10 giugno ha postato una foto di lui da bambino con indosso il completino blues del padre, con quella faccia sorridente che lo ha sempre accompagnato, a dimostrazione della sua impazienza di vestire quella maglia. La motivazione principale per lui è stata ovviamente la voglia di imitare il papà.

Il proseguo di questo fantastico racconto, che è solo ai primi capitoli dato l’età giovane di Erling, si può già leggere nei libri di storia del calcio. Infatti, nella stagione 22/23, Erling, con il suo City, è riuscito a fare il triplete e il norvegese è stato un protagonista di questa cavalcata realizzando 52 goal in 54 partite, battendo, tra l’altro, il record di miglior marcatore assoluto della Premiere League realizzando 36 goal.

Il suo tallone d’Achille potrebbe essere la sua nazionalità perché per il momento, Erling è stato il grande assente del mondiale in Qatar del 2022. Chissà se in futuro riuscirà a portare al trionfo la sua nazionale.

D’altronde Haaland è uno abituato a ragionare per step, e pronto sempre a migliorarsi. Dalle difficoltà a trovare le vie del gol all’inizio al Byrne, all’approdo al Molde con Solskjaer che lo ha aiutato e non poco a diventare un vero e proprio cecchino in zona gol.

Sempre con la voglia di apprendere il più possibile per crescere, con la consapevolezza di dover fare i conti con una concorrenza notevole: “Il mio sogno è diventare il migliore al mondo, ma lo condivido con un milione di altri giovani giocatori nel mondo. Prima di tutto sono diventato migliore di mio padre e lui aveva 181 partite di Premier League, quindi questo è un obiettivo, ad esempio: ottenere più partite di lui”.

Già da queste parole si evince come il campione norvegese conosca bene la strada del successo, fatta sì da ostacoli da affrontare step by step, e con la sua umiltà e lucidità, che l’ha sempre contraddistinto soprattutto sotto porta, lo porteranno lontano ad affrangere sempre più record di questo sport.