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Milan e Inter sono esattamente come il Naviglio: un unico fiume, quello del calcio, che scorre a separare due sponde profondamente diverse.

Entrambe storiche e parti fondamentali della città di Milano. Sempre e solo bellissime. Anche nel deserto umano di questi giorni. Per quanto la rivalità sia forte, però, non arriva mai ad essere più forte delle esigenze di mercato. E tra rossoneri e nerazzurri ci sono stati tanti scambi diretti o incroci lontani.

Comunque, in pochi si sono preoccupati di tradire: le tentazioni delle sponde erano semplicemente troppo forti. Inter e Milan non hanno mai concesso passi indietro: e in una carriera è determinante.

Ecco l’elenco dei doppi ex tra Milan e Inter.

Portieri

Lorenzo Buffon

Il cognome non inganna. È cugino di secondo grado del nonno di Gigi Buffon, ed è stato tra i migliori portieri italiani della storia. Dieci anni al Milan tra il 1949 e il 1959. All’Inter dal 1960 al 1963.

Giorgio Frezzolini

Lo prende l’Inter nel 1995 ma non trova spazio. Una serie di prestiti e nel 1999 per sei mesi è del Milan. Una particolarità: è stato titolare solo dal 2004 al 2009 con il Modena. Per il resto, una vita da secondo. Anzi, alle volte da terzo.

Difensori

Fulvio Collovati

Sei anni al Milan, quattro all’Inter. Ha fatto la storia di entrambe le squadre, da marcatore cinico ed entusiasta di esserlo. In questo caso sì, è avvenuto il famoso tradimento: nell’estate del 1981 viene nominato nuovo capitano rossonero. Poi la retrocessione dei rossoneri, la naturale contestazione: Collovati fu tra i più insultati, addirittura colpito da un sasso lanciato dagli spalti da un tifoso rossonero in una partita a Como. Decise di andar via, e di andare due passi più in là. La stampa lo chiamò “ingrato transfuga”. Intanto, era diventato campione del mondo.

Leonardo Bonucci

Da Viterbo a Milano, il viaggio di un ragazzo con un sogno in tasca. Dai 18 anni, due stagioni ‘aggregato’ ai nerazzurri con il debutto in A. Poi? Treviso, Pisa, Bari. E la storia con la Juventus: sette anni di successi, quindi la grande scissione a causa di incomprensioni con Allegri. E Leo va al Milan, dove diventa immediatamente capitano della squadra. Un anno dopo, tornerà in bianconero.

Dario Simic

Da capitano e leader di Zagabria alla grande occasione Inter, a cavallo del nuovo millennio. Non andrà benissimo: appena due stagioni e un terzo posto. Il passaggio successivo al Milan è più fortunato: uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa e due Champions League. Sei anni: pazzeschi.

Taribo West

Ci addentriamo in una storia particolare, che merita di essere quantomeno accennata. West, che da ragazzino era un pescatore, è cresciuto nel calcio nigeriano e per l’insistenza di uno scout si trovò su un volo per Auxerre. Due giorni dopo, correva per tornare a casa: doveva aiutare la famiglia con gesti concreti, non con i soldi. Ecco, quattro stagioni più tardi, gli si spalanca l’opportunità Serie A: lo prende l’Inter, dove resta per due stagioni. Nel 1999, il passaggio diretto al Milan: farà appena quattro presenze.

Thomas Helveg

Ecco, qui storia profondamente diversa. Anche nello sfruttare le maglie. L’Udinese pesca nel 1993 questo giovane e forte difensore dell’Odense. Cinque anni in bianconero e la chiamata di Zaccheroni pure al Milan: rimarrà in rossonero per cinque stagioni, diventando un punto fermo della squadra. Nel 2003, il passaggio all’Inter: gioca, pure tanto, ma senza lasciare il segno.

Christian Panucci

Una vita con Capello e grazie a Capello. Il 18 giugno del 1993, passa al Milan per 9.5 miliardi dal Genoa. Prenderà il posto di Tassotti, non uno qualsiasi. In 3 stagioni in rossonero vince 6 trofei. A metà della stagione 96-97, non ne può più dell’estremismo tattico di Sacchi e decide di accettare la proposta del Real Madrid. Nel 1999, l’Inter lo riporta in Italia: 18 miliardi, arrivato su richiesta di Marcello Lippi. Crollò come quel progetto.

Francesco Coco

Il ragazzo d’oro. Con una carriera pazzesca. Milan, Torino, Barcellona e Inter. Anni di prestiti e di prestazioni altalenanti: colpa anche degli infortuni, altrimenti avrebbe avuto una carriera ben diversa. Coco, cresciuto in rossonero, sarà per sempre ricordato come protagonista (in negativo) di uno degli scambi più allucinanti della storia: lui all’Inter, Seedorf al Milan. Ecco.

Giuseppe Favalli

Due stagioni (di vittorie) all’Inter dal 2004 al 2006 dopo una vita alla Lazio. Quattro anni (di vittorie) al Milan dal 2006 al 2010. Non certo un caso.

Matìas Silvestre

Una vita al Boca, poi nel Catania degli argentini. Oh, prima dello scambio Inter-Milan, lui è passato pure dagli etnei al Palermo. Personalità. Comunque, 9 partite in nerazzurro, poi il prestito al Milan nella stagione successiva. Poca roba.

Centrocampisti

Andrea Pirlo

No, la scintilla con l’Inter, che pure l’aveva preso dal Brescia per dargli la trequarti nerazzurra, non scoccò mai. Lo prese il Milan, allora, ed era il 2001: 35 miliardi. In 10 anni, divenne il regista più forte d’Europa.

Patrick Vieira

Preso dal Cannes nel 1995, una vera intuizione del Milan. Dove però Patrick dimostrò di essere ancora acerbo (o forse solo fuori posizione). Un ‘master’ a Londra, sponda Arsenal, poi un anno alla Juve e l’occasione Inter – dopo Calciopoli : quattro stagioni. Di successi. Oh, tranne quello più importante, perché andò via a gennaio nell’anno del triplete.

Edgar Davids

Vedi Vieira. Anche se c’era poco da intuire su Davids: era già un campione in una squadra di campioni com’era l’Ajax degli inizi dei Novanta. Una stagione e mezza, dal 1996, al Milan e parecchi problemi, fisici e comportamentali. La vera e grande storia d’amore fu con la Juve. E l’Inter, fugace passione del 2004, confermò.

Clarence Seedorf

Avete letto la scheda di Coco, no? Ecco, altrimenti ripassate da qui, dal Professore. Nel 1999 fu il grande colpo dell’Inter, che lo riportò in Italia dopo i tre anni al Real Madrid. Alti, bassi, ma gioca soprattutto da esterno e fatica a tenere il ritmo. Il Milan ha il posto giusto per lui: Ancelotti lo trasforma in perno qualitativo del centrocampo e… il resto è storia. Storia di vittorie.

Christian Brocchi

Una storia di applicazione unica. Senza grossi mezzi tecnici, Brocchi ha saputo ritagliarsi ovunque il suo spazio e le sue prestazioni. Dopo l’exploit al Verona, è l’Inter a dargli il grande calcio nel 2000: una stagione opaca, con poca continuità. Nell’estate successiva, lo scambio con Guglielminpietro: sarà la sua fortuna. Quattro anni da ‘riserva’ di Pirlo. Poi Fiorentina. Poi ancora Milan. Vincendo tutto.

Domenico Morfeo

Milano non è stata esattamente la sua città. O meglio: è stata la città delle occasioni perdute. Il Milan, nel 1998, sfuggito nel 1999 dopo la gran fatica a trovare un posto tra i titolari. Nel 2002, l’Inter dopo la nuova esperienza alla Fiorentina: idolo della curva, poco funzionale in campo.

Andres Guly

Guglielminpietro e lo scambio con Brocchi. Arriva al Milan nel 1998 e rimane in rossonero per tre stagioni. All’Inter, dal 2001 al 2003, poca verve e tanta sostanza.

Andrea Poli

Era il talentino della Samp e sognava di diventare l’eroe di San Siro. Almeno all’Inter, dove andò in prestito dal 2011 al 2012, non fu in grado di replicare quelle prestazioni di corsa e sostanza. Al Milan, dal 2013 al 2017, capitò nel periodo forse più disgraziato dai tempi della retrocessione.

Sulley Muntari

Udinese, Portsmouth e la Champions League. L’Inter degli scudetti e soprattutto del triplete. Muntari fu uno dei perni ‘mourinhani’: non giocò tantissimo, ma si fece voler bene da quel gruppo. Nel 2012, il passaggio al Milan: 14 gol in 3 anni. Passando alla storia per quel gol – netto, ma non assegnato – contro la Juventus che avrebbe potuto cambiare un grosso pezzo di scudetto.

Attaccanti

Giuseppe Meazza

Gli hanno intitolato lo stadio di San Siro, e ci sarà un perché. Cresciuto e diventato enorme nell’Ambrosiana Inter, dal 1927 al 1940, è stato semplicemente uno degli attaccanti più forti di tutti i tempi. Di sicuro, il più famoso del Ventennio, quando il calcio divenne concreta ossessione (e distrazione, se vogliamo). Peppin, così lo chiamava Gianni Brera, passò al ‘Milano’ nel 1940: vi rimase per due stagioni.

Christian Vieri

Bobo gol e una carriera stellare. Sempre condita da gol e prestazioni uniche. Toro, Pisa, Atalanta, Juve. Poi l’Atletico Madrid e la Lazio: reti, sempre e solo reti. All’Inter, la storia più bella e più lunga: dal 1999 al 2005: 103 gol in 144 partite. Finita male, malissimo, con una spy story e una causa nei confronti dei nerazzurri. Andò dritto al Milan dopo la risoluzione del contratto con l’Inter: ma avanti aveva Sheva e Gilardino, una squadra fortissima. Andò al Monaco per provare a prendere l’ultimo biglietto verso il Mondiale.

Ronaldo

un entusiasmo così non si vedeva dai tempi di Maradona. E forse il Fenomeno è il giocatore che più si è avvicinato a quella condizione di extraterrestre, di mito, di giocatori fuori da ogni normalità. 48 miliardi di lire, ai tempi il più costoso, per strapparlo al Barcellona. E in nerazzurro rimase 5 anni, tra vittorie e infortuni. Tra fortune e sfortune. E il Milan? Dopo un altro quinquennio, stavolta al Real Madrid. Un anno per volere di Berlusconi: 2007-2008, nove reti in venti partite.

Roberto Baggio

Due anni da una parte e due dall’altra. In mezzo, il Bologna. Nel 1995, fra le proteste degli ultras della Juventus, passò al Milan per 18 miliardi. In una squadra fortissima. Con Capello in panchina, Weah e il genio Savicevic. Nel 1998, dopo un anno al Bologna (e la lite con Ulivieri), Roby passò all’Inter e andò a comporre un reparto forse ancora più forte: Ronaldo, Zamorano e Djorkaeff. Incredibile.

Hernan Crespo

Due tranche in nerazzurro, forse mai godute veramente a pieno. Dopo il boom alla Lazio – seguito al boom al Porto – lo pesca l’Inter nel 2002. Poi, il passaggio al Chelsea e il prestito al Milan: lì sì, è passione vera. Un’annata pazzesca che culmina nella finale di Champions con il Liverpool: 17 gol in 40 partite, doppietta in quella (maledetta) finale di Istanbul. Ecco, con l’Inter però non era finita: dopo un’altra annata al Chelsea, altre tre stagioni nell’altra sponda di Milano. Da quarta punta, però.

Mario Balotelli

Un milanista cresciuto nell’Inter. E la parabola di un talento che oggi fatica in Serie B, a trent’anni. Si è detto tanto di Mario Balotelli e forse non si è detto tutto. Di sicuro, la sua storia milanese è da sottolineare: 3 anni da ‘ragazzo’ all’Inter, pure 20 gol in 60 partite. Al Milan arriva dopo aver vinto la Premier con il City: un anno devastante, con 26 gol e la guida di Allegri ad aggiustarlo. Poi il Liverpool e le difficoltà. Quindi nuovamente il Milan: fu l’inizio della discesa.

Antonio Cassano

“Sopra al Milan c’è solo il cielo”. Chi ricorda queste parole di Cassano? Di sicuro parecchi tifosi milanisti, che avevano accolto il nerazzurrissimo Fantantonio dopo il bisticcio alla Samp e lo sgarro a Garrone. Un’annata importante, quella in rossonero, culminata con il ritorno allo scudetto. Un anno dopo, una stagione all’Inter: 15 assist e 9 gol.

Giampaolo Pazzini

Nel gennaio del 2011 viene acquistato dall’Inter per 12 milioni di euro (più Biabiany): un girone di ritorno molto positivo, con 11 gol e la vittoria della Coppa Italia. Con Gasperini, però, le cose non vanno bene. E nell’agosto del 2012, ecco la cessione al Milan con il gemello del gol Cassano che va dall’altra parte.

Maurizio Ganz

Decise di andare dall’altra parte, e cioè dall’Inter al Milan, quando era sul pullman nerazzurro, reduce da un’altra panchina. Eppure, Maurizio Ganz era partito fortissimo con l’Inter, dove ha militato dal 1995 al 1997. Specialmente in Europa. “Segna sempre lui”, il coro allo stadio. Che ‘mantenne’ anche in rossonero, dal 1997 al 1999.

Allenatori

Giovanni Trapattoni

Una vita da giocatore in rossonero e la partenza in panchina non poteva non avere quei colori. Poi, certo: ha fatto la storia della Juve. Poi, chiaro: è stato parte fondamentale della rinascita dell’Inter a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. Un maestro, con tutti i colori.

Ilario Castagner

due stagioni da tecnico al Milan, dal 1982 al 1984. Li riporterà in Serie A. All’Inter, nel 1985, un terzo posto e semifinali di Coppa Uefa. Un gran lavoro. Forse mai riconosciuto da ambo le parti.

Gigi Radice

prima della sedia e del Toro, ci sono stati anche Milan e Inter. I rossoneri nel 1981, dopo una vita con quei colori, lo chiamano ad allenare nella stagione più difficile, culminata con la retrocessione. All’Inter, altra annata anonima.

Alberto Zaccheroni

La favola Udinese sembrava irripetibile, ma vuoi mettere uno scudetto con il Milan praticamente da outsider? La stagione 1999-2000 resterà sempre la grande storia di Zaccheroni, più della Coppa d’Asia. Nel 2003 poteva replicare con l’Inter dopo l’esonero di Cuper: arrivò un quarto posto.

Leonardo

Tre esperienze da allenatore, due di queste al Milan e all’Inter. Altra storia incredibile, quelladi Leonardo. Intenditore meraviglioso di pallone e però poco fortunato in panchina: nel 2009, Galliani non ha dubbi nell’affidargli la panchina di Carlo Ancelotti. Alti e bassi, però. Così come all’Inter, dove succede a Rafa Benitez. Inizio sfavillante e meno sei dalla vetta: gli preferirono Gasperini.

Stefano Pioli

Il ‘normalizzatore’ che oggi sogna grandissimo. Nel novembre 2016, l’Inter lo ingaggia e il tecnico è in grado di ricompattare un gruppo che sembra spento. Fatale un filotto di 6 gare con appena due punti. Al Milan, invece, arriva nell’ottobre del 2019 sostituendo Giampaolo: oggi è in piena lotta scudetto.