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“La miglior difesa è l’attacco” è una bella frase, ma è inesatta.

Almeno nel campionato di Serie A, nove volte nelle ultime dieci stagioni la squadra con la miglior difesa – non quella col miglior attacco – ha vinto il titolo.

A Spalletti, che il campionato italiano lo conosce bene, non deve essere sfuggita questa statistica. Il suo Napoli, in testa con il Milan di Stefano Pioli, non solo fa una grande fase difensiva, ma i suoi numeri la mettono sul podio delle grandi d’Europa.

Una difesa che cambia negli uomini

I partenopei hanno finora subito appena quattro reti in dodici partite di Serie A. Le stesse che ha subito il Chelsea di Thomas Tuchel – miglior difesa della Champions League lo scorso anno – ma con una partita in meno. Che sia merito di Spalletti lo dimostra il paragone con lo scorso campionato, quando in panchina nel Napoli c’era Rino Gattuso. Quest’anno gli azzurri hanno una media di reti subite per partita di 0.33, lo scorso anno era quasi quattro volte superiore.

Cosa è cambiato, a livello di uomini? Nulla a livello di mercato, molto a livello di undici iniziale. Forse è un caso, ma i primi due (su quattro) gol del Napoli incassati quest’anno sono arrivati nelle prime tre giornate di campionato, quando la coppia difensiva era ancora composta da Kalidou Koulibaly e Kostas Manolas.

In seguito, complici l’infortunio del greco e alcune sue prestazioni rivedibili, la casella di DC a destra se l’è presa, senza mai più lasciarla, Rrahmani – incerto lo scorso anno, solido come ai tempi di Verona quest’anno.

Dei quattro gol presi dal Napoli quest’anno in Serie A, tre volte su quattro (Genoa, Juventus e Verona) mancavano o Rrahmani o Koulibaly. Pura casualità, o c’è un motivo più profondo? Propendiamo per la seconda. Mentre Koulibaly è un difensore istintivo, che cerca con veemenza e classe l’anticipo sull’avversario – il difensore ideale, insomma, per Maurizio Sarri – Rrahmani è meno istintivo del compagno ma più attento e guardingo.

Difficilmente vedrete Rrahmani inseguire rabbiosamente un avversario, ma altrettanto difficilmente lo vedrete colto alle spalle da un pallone in profondità o fuori posizione sul giro palla avversario. Detto altrimenti, i due difensori si completano a meraviglia – e Rrahmani svolge in questo Napoli il ruolo di Albiol ai tempi di Sarri.

La difesa di squadra

Chiuso il capitolo sulle prestazioni individuali, è tempo di aprire quello sull’atteggiamento del reparto. Il Napoli, rispetto allo scorso anno, sta più alto sul campo e porta più pressione ai propri avversari.

Con Gattuso la squadra aveva un atteggiamento leggermente più passivo, con interventi difensivi che stazionavano mediamente sui 34 metri di campo. Con Spalletti la squadra si è mediamente alzata di un metro nel suo atteggiamento difensivo, quindi in pratica si cerca di non portare gli avversari troppo verso la propria area di rigore.

Molto cambiato anche l’atteggiamento sul possesso avversario. L’anno scorso nella gestione Gattuso il Napoli era una delle squadre che maggiormente concedeva il possesso in palleggio agli avversari: in tutti gli indici statistici di questo parametro il Napoli di “ringhio” era mediamente la 16ª formazione della Serie A. Con Spalletti la musica cambia: ora gli azzurri sono la 6ª squadra del nostro campionato per efficacia contro il palleggio avversario.

Che cosa significa? Che il Napoli rispetto allo scorso anno è più aggressivo, ma non esageratamente – il Napoli riconquista meno palloni di prima: ora è su una media di 13,2 recuperi nella metà campo avversaria (-10% rispetto alla scorsa stagione).

Il suo non è un pressing a tutto campo e uomo-contro-uomo sullo stile dell’Atalanta di Gasperini o del Milan di Pioli. L’atteggiamento difensivo del Napoli rimane di attesa e lettura preventiva. L’obiettivo della squadra di Spalletti in fase difensiva è concedere agli avversari unicamente situazioni sporche. L’unico pressing che davvero Spalletti chiede ai suoi è quello alto sul pallone perso.

Le ali e Anguissa decisivi per la difesa del Napoli

In questo senso è cruciale il lavoro degli esterni. Fatta eccezione per Mario Rui, che in fase di possesso del Napoli va a posizionarsi a centrocampo accanto a Fabian e Anguissa anche e soprattutto per riempire la zona centrale del campo in caso di pallone perso.

L’arrivo del gigante del centrocampo è stato provvidenziale in questo senso grazie alla prestanza fisica e all’indole di recuperatore di palloni dimostrata dall’ex Fulham. Con lui Spalletti è riuscito a trovare la quadratura del cerchio nell’equilibrio generale della squadra, riuscendo a completare una coppia di centrocampo dotata di muscoli e centimetri in abbinata a Fabian Ruiz.

Il vero e autentico lavoro è però quello delle due ali (Insigne e Politano nell’11 di partenza). Quando la squadra avversaria attacca, il Napoli si compatta con due linee strette e una difesa piuttosto bassa. Se la squadra avversaria attacca da destra, ad esempio, Di Lorenzo dalla parte opposta va a stringere insieme ai centrali, lasciando alle spalle uno spazio che Politano dovrà coprire preventivamente. Lo stesso dalla parte opposta.

Questo modo di difendere è meno spettacolare rispetto a quello di Sarri, che voleva i difensori toccare la linea di metà campo avversaria, ma concede molto meno alle spalle. E per ora sta premiando, andando a vedere nel dettaglio i 4 gol presi.

Il gol preso col Genoa alla 2ª di campionato nasce da un erroraccio di Manolas e Meret. Il gol preso con la Juventus è un infortunio del greco, quello con l’Hellas scaturisce da un atteggiamento a dir poco sufficiente di Mario Rui su Barak. L’unica rete sulla quale Spalletti davvero può porre un’analisi seria ai suoi è quella subita al Franchi contro la Fiorentina, da palla inattiva.

La strategia del Napoli di Spalletti sulle palle da fermo non è cambiata granché rispetto allo scorso anno. Il Napoli difende sempre a zona, ma tenendo una linea leggermente più alta e aggressiva sul pallone. Il gol di Gonzalez nasce da una sponda di Vlahovic sul quale 1) Fabian Ruiz va troppo molle e 2) dopo la quale l’atteggiamento difensivo del Napoli è troppo passivo.

Tolto questo episodio, comunque, il Napoli finora ha dimostrato di aver appreso a meraviglia gli insegnamenti di Luciano Spalletti in fase difensiva. Davanti i gol non mancano quasi mai, ma è con la difesa che si vincono i campionati.

È ancora troppo presto per parlarne, ma il Napoli quest’anno ha una protezione in più.