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La Cremonese è tornata in Serie A dopo 26 anni di attesa.

Un lunghissimo digiuno iniziato nel maggio del 1996, all’indomani della retrocessione in B e proseguito appunto fino al maggio 2022, quando gli ultimi 90 minuti del campionato cadetto hanno sancito il ritorno dei grigiorossi nella massima categoria.

Cremona torna a sognare, come negli anni d’oro: quegli anni ’90 così vivi per il nostro campionato e anche per quelle squadre considerate di Provincia.

Gigi Simoni in panchina, il presidente Luzzara al timone e un club che sforna talenti, diventa modello per altri e chiude i bilanci sempre in attivo.

Poi il crollo fino alla Serie C: anni difficili, con poca programmazione, fino al ritorno in B. A piccoli passi una lenta risalita che sboccia appunto nella fresca promozione in Serie A.

Tutto nuovo e tutto cambiato: con Giovanni Arvedi presidente, Ariedo Braida DS e Fabio Pecchia in panchina. L’uomo della promozione però non sarà alla guida dei lombardi in Serie A, con Massimiliano Alvini che lo ha sostituito pochi giorni dopo la fine della straordinaria cavalcata.

Ma come era quel sogno a Cremona quasi 30 anni fa? Un bel salto nel passato, che merita di essere ripercorso.

Luzzara, un presidente modello

L’inizio degli anni ’80 segnano il secondo boom economico dell’Italia, dopo un decennio difficile e fatto di strategia della tensione. Il benessere arriva ovunque e ovviamente anche in una città come Cremona.

Ecco, adesso unite l’aspetto economico, ad un uomo saggio e silenzioso, ma che ci capisce maledettamente tanto di calcio: Domenico Luzzara. Mescolata bene e apparirà davanti a voi un modello calcistico che ha fatto scuola. La Cremonese.

Settore giovanile all’avanguardia per quell’epoca e capace di tirare fuori tanti nomi pesanti. Uno su tutti, Gianluca Vialli.

I più meritevoli, come lo stesso Vialli arriveranno ad indossare la maglia della prima squadra e saranno poi rivenduti a peso d’oro. Soldi che non vanno in tasca al presidente, ma che vengono investiti di nuovo.

Bilanci in attivo e completamente in regola. Questa la parola d’ordine di Luzzara che da buon imprenditore è conscio di quanto i bilanci facciano la differenza. A maggior ragione nel calcio, con il tuo club che non può competere con le big e allora devi trovare un Piano B per sopravvivere.

Quel Piano B, che poi tanto B-Side non è, concerne appunto in un vivaio ricco di giocatori forti, brillanti e un giorno appetibili per il mercato. Creare plus valenze e rinsaldare le casse della Cremonese. Con tanti denari che vengono investiti di nuovo in questo circolo senza fine.

Mai banale il presidente Luzzara. Innovativo e mai invasivo sulle scelte dei suoi allenatori. Non critica mai, non mette mai bocca né sul mercato e né tanto meno sulla formazione. Lui si occupa che il meccanismo della sua “perfetta” macchina grigiorossa non abbia intoppi.

Per il campo e i risultati lì conquistati, ci pensano altri.

Da Vialli alla Coppa Anglo-Italiana

I risultati arrivano presto per la Cremonese di Luzzara.

Ogni anno il suo vivaio immette nel pallone dei “grandi” diversi giocatori. Il nome più pesante è quello di Vialli che non ancora maggiorenne fa il suo esordio in Serie C1 con la prima squadra. Da quel momento non uscirà più da quella formazione e diventerà ben presto una delle colonne portanti.

In tutto saranno 105 presenze e 23 reti in quattro stagioni con la maglia grigiorossa per Vialli, Cremonese doc. Nell’ultima annata Mondonico lo inventa esterno nel suo schieramento: Gianluca risponde con 10 reti che aiutano la squadra ad ottenere la promozione in Serie A, 54 anni dopo l’ultima volta.

È il 1984 e Vialli passa a peso d’oro alla scatenata Sampdoria del presidente Mantovani. Al tempo stesso è il perfetto raggiungimento dell’obiettivo posto dal presidente della Cremonese Luzzara. Serie A, giovani campioni e tanti quattrini che entrano nelle casse.

Ovviamente non sono tutte rose e fiori dal punto di vista, meramente sportivo. Una realtà come Cremona nel calcio deve sgomitare per rimanere nella massima categoria e saranno anni di alti e bassi, sotto questo profilo, ma che non intaccano minimante il credo e la filosofia della società.

Si arriva così ai fantastici anni ’90. La Cremonese fa avanti e indietro tra Serie A e Serie B, ma prima si toglie una sfizio internazionale che all’epoca aveva un grande peso: vince la coppa Anglo-Italiana, della stagione 1992-93. Kermesse che mette a confronto formazioni della serie cadetta inglese, con quella della seconda divisione del nostro paese.

Gigi Simoni sulla panchina dei lombardi sta gettando i semi di una squadra che farà molto bene in Serie A. In quella stagione dunque, vittoria per 3-1 sul Derby County con le reti di tre giocatori che scriveranno pagine indelebili a Cremona: Verdelli, Maspero e Tentoni.

Non sazi di questo trionfo europeo, i ragazzi di Simoni vanno a prendersi anche la quarta promozione in nove anni in Serie A, con il secondo posto nel campionato di B. È l’inizio del momento più alto della storia grigiorossa.

Tre anni incancellabili

Gigi Simoni e il fido DS Erminio Favalli stanno costruendo un piccolo miracolo di Provincia, con il benestare del presidente Luzzara che non mette mai bocca, ma anzi sprona a perseguire l’obiettivo.

In campo la squadra assume una fisionomia che resterà storica per certi versi, con quel 3-5-2 che va controtendenza al 4-4-2 e al 4-3-3 che spopola nel calcio italiano. Simoni non si sposta dal suo credo calcistico: difensivi sì, perché c’è da salvarsi il prima possibile, ma senza rinunciare al contropiede letale di vecchio stampo italiano.

Il libero Verdelli è l’essenza principale del gioco dei lombardi, con l’ex Inter che guida un reparto difensivo che negli anni vede alternarsi giocatori come Gualco, Garzya, Pedroni e Colonnese, per citarne alcuni, senza dimenticare il trio delle meraviglie tra fasce e zone centrali della mediana: Favalli, Bonomi e Marcolin che finiranno poi tutti alla Lazio.

In porta, si fa conoscere al grande pubblico Rampulla (autore anche di una rete, ndr), oltre al giovane Turci e senza dimenticare gli esperti Mannini e Razzetti.

Che siano anni d’oro per il calcio italiano lo si intuisce anche dal fatto che squadre del calibro della Cremonese possano ingaggiare giocatori internazionali di un certo livello. Ecco allora, Gustavo Dezotti che ha fatto parte della spedizione argentina nel Mondiale del 1990 in Italia e dunque vice-campione del mondo.

Blocco italiano, ma con tinte straniere che non stonano mai e infiammano lo “Zini”. Come Aloisi e Florjancic per il reparto offensivo. Proprio in attacco la Cremonese farà di quella zona di campo il suo valore aggiunto, con il totem Tentoni ad aprire varchi, oltre alle guizzanti giocate dei giovani Giandebiaggi ed Enrico Chiesa.

Quest’ultimo esplode nella stagione 1994-95 con 14 reti in 34 match giocati e si capisce che l’ex prodotto del vivaio della Samp è pronto per il grande palcoscenico.

Un giocatore su tutti però sarà il vero fulcro di quella Cremonese di Gigi Simoni: Riccardo Maspero. Centrocampista dai piedi vellutati, dalla tecnica sopraffina e da una visione di gioca ben sopra la media. Sarà lui il raccordo tra la fase difensiva della formazione lombarda e quella di attacco.

L’uomo dell’ultimo passaggio, il giocatore che però al tempo stesso ripulisce l’azione, recupera palla e cerca la verticalizzazione per colpire di rimessa. Senza dimenticare le sue celebri punizioni, una sorta di cassazione per i rivali, oltre alla freddezza dagli 11 metri. Sì, possiamo dirlo apertamente: Maspero è il top player di quella squadra.

Il tutto condito dalle indicazioni di Gigi Simoni: uomo per bene, mai fuori luogo con le sue espressioni e che ben presto entra nel cuore dei suoi ragazzi, grazie anche ai metodi gentili.

La sua Cremonese al primo anno (1993-94) stupisce tutti e raccoglie il miglior risultato di sempre in Serie A, con la decima piazza. Un piccolo, grande miracolo, se vogliamo. La truppa di Simoni si conferma anche nella stagione successiva e chiude al 13° posto, ben lontano dalla zona pericolosa della classifica.

Il triennio fantastico si interrompe nella stagione 1995-96. La Cremonese arriva al giro di boa del campionato ultima in classifica. Molti presidenti avrebbero dato vita ad una rivoluzione totale. Non Luzzara che invece conferma Gigi Simoni e investe nel mercato invernale.

I Grigiorossi recuperano punti e terreno, ma non riusciranno nella miracolosa rimonta completa. La loro corsa si esaurisce al penultimo posto e salutano la Serie A, in un giorno di Maggio a San Siro: il Milan, già campione d’Italia si appresta a salutare Fabio Capello e la prestazione dei rossoneri è di quelle da rullo compressore.

Un perentorio 7-1 in cui il Diavolo chiude con il botto per Capello e per una Cremonese che senza dubbio non meritava una punizione così forte nel suo ultimo ballo in Serie A.

26 anni dopo, la Cremonese può riprendere a danzare nel palcoscenico principale e sperando di emulare quel florido periodo di calcio per il Club.