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Il cosiddetto “Annus Horribilis” della AS Roma, o almeno se lo augurano i tifosi giallorossi, potrebbe finalmente adagiarsi dentro un profondo cassetto dei ricordi e non venire mai più fuori per via dell’arrivo di un grandissimo condottiero che, durante la sua carriera di allenatore, ha puntellato il suo impegno con imprese epiche che non verranno mai più dimenticate.

L’ultima, quella di Cagliari, gli aveva fatto pronunciare ciò che un uomo di calcio, tanto meno navigato come Sir Claudio Ranieri, non dovrebbe mai nemmeno pensare: “Cagliari sarà l’ultimo club che allenerò in vita mia“.

Il passo indietro di Claudio Ranieri

Non siamo certamente quelli che parleranno della scelta dell’uomo Ranieri, in un certo qual modo sbagliata, essa va rispettata in qualsiasi modo, forma e maniera.

Va accettata non tanto perché arriva da un uomo che ha sentito il richiamo del campo da calcio dopo averne respirato il profumo per tutta la vita, bisogna analizzarla, capire da chi è arrivata e che tipo di legame una persona come Claudio Ranieri intende, e soprattutto ha inteso, vivere lo sport.

Non stiamo parlando della signorilità di una persona che ha lasciato ovunque un ricordo fantastico a prescindere dalla somma algebrica della stagione di riferimento, ci stiamo riferendo all’amore che lo ha legato a doppio filo con alcune piazze, come sicuramente Cagliari in primis, poi Leicester e infine, ma non in ordine di importanza, sia chiaro, quella della città in cui vive, Roma.

Rimane negli occhi di tutti il boato che gli fu riconosciuto allo stadio Olimpico in un Roma-Leicester durante la fine della stagione 2021/22, quando Ranieri fu immortalato dalle telecamere e dal grande schermo dello stadio, in cui era in corso la semifinale di ritorno Conference League, peraltro vinta dalla Roma per 1-0, prima dell’ennesimo trionfo di Jose Mourinho in campo europeo contro il Feyenoord, anche in quel caso per 1-0.

Noi stiamo parlando di quell’amore, lo stesso dimostrato a Cagliari e al Cagliari dopo l’impresa di Bari, in cui un signore di oltre 70 anni ha compiuto un miracolo di dimensioni straordinarie.

Quell’amore che gli ha fatto scegliere ancora una volta Roma.

La decisione

E’ la terza volta che Ranieri allena la squadra giallorossa, ma, visto che siamo in vena di confidenze, vogliamo risvegliare nella coscienza dei tifosi giallorossi e degli appassionati, che questa volta la posta in gioco è altissima. Ma siamo altrettanto sicuri di non essere molto originali e di non scrivere chissà quale genialata.

Il rischio di aver preso in mano una sorta di polveriera dentro uno spogliatoio in cui se ne sono già viste di cotte e di crude nell’arco di pochi mesi, non è esattamente risibile e a detta di tanti Ranieri ha molto più da perdere che da guadagnare in seno a questa avventura.

Non stiamo ovviamente parlando di soldi e tanto meno di prestigio di una carriera che non verrebbe intaccato da niente e da nessuno, ma per il bene che si vuole a Claudio Ranieri, la speranza è quella che il fine corsa sia degno del resto del suo cammino.

Per questo motivo Ranieri ha chiesto garanzie per il suo futuro, certo, visto che dopo l’avventura sulla panchina, che dovrebbe concludersi salvo nuovi smottamenti tra sette mesi, troverà un posto da dirigente, ma anche per l’immediato futuro, richiedendo un rappresentante della società sempre presente agli allenamenti, massima libertà di scelta per quanto riguarda i giocatori da mandare in campo e, infine, alcune contropartite tecniche che il mister ha già individuato e che vorrebbe a Trigoria per il mercato di riparazione.

La Roma di Ranieri

L’evoluzione del gioco di Ranieri dai tempi del Leicester, lo hanno convinto a preferire un modulo con 4 difensori, due mediani davanti alla difesa, tre trequartisti a una punta là davanti.

E’ stato il modulo che ha portato il Cagliari a risalire in Serie A, per poi salvarsi nella passata stagione, seppur dopo un campionato soffertissimo e partito con i peggiori auspici che portarono l’allenatore romano a un passo dalle dimissioni.

Gli interpreti dei rossoblù rispondevano ai nomi di Mina e Dossena da centrali, con Augello e Zappa ai lati, tre quarti della difesa che ancora oggi è quella titolare anche con Davide Nicola, ma con uno Zappa che ha maggior libertà di azione per via dell’assenza di un esterno di ruolo come lo era Nandez l’anno scorso.

Dovrebbe essere lo stesso modulo della Roma che Ranieri ha preso in mano e che cambia ancora una volta il numero dei difensori, eliminando il periodo di confusione che ha regnato nelle passate gestioni e puntando pesantemente in un credo difensivo che ha spesso fatto la differenza a favore del neo tecnico romanista.

Non ci nascondiamo dietro a un dito se parliamo di una Roma più quadrata con la difesa a 4, difesa che probabilmente sarà atta a palesare maggiori geometrie dal basso, per poi sviluppare il gioco anche e soprattutto per vie interne e risparmiando i giocatori offensivi e i centrocampisti che avranno, rispetto ad esempio al 3-4-2-1 o al 4-3-3, minori porzioni di campo da occupare.

I due esterni bassi titolari saranno con ogni probabilità Celik da una parte e Angelino dall’altra, a differenza della difesa a tre in cui i due giocavano il primo come braccetto e il secondo come esterno più avanzato.

La difesa a 4 e il gioco dal basso

Mancini sarà uno dei due centrali, con Ndicka a formare una coppia che non ha mai entusiasmato, ma la rivoluzione difensiva è sicuramente il concetto di gioco più innovativo rispetto al recente passato.

I due mediani saranno Cristante e Konè, ma la speranza per i romanisti è quella che Ranieri trovi un modo di regalare una seconda giovinezza all’ex atalantino, mai più tornato sui livelli del lavoro fatto con Gasperini.

Non aspettiamoci una Roma di stampo brasiliano, non aspettiamocela super appariscente o super spettacolare.

A Dybala verrà assegnato il solito lavoro di variabile impazzita per un giocatore unico nel suo genere che, con una punta come Dovbyk e un altro giocatore dai piedi buoni come Pellegrini, potrebbe ritrovare il suo appeal con le giocate decisive per poi liberare anche un esterno come El Sahaarawy, uno che ultimamente ha finalmente ritrovato, a differenza di buona parte dei suoi compagni, un momento di forma quanto meno decente.

Ovviamente gli interpreti non potranno essere cambiati in maniera repentina, non fosse altro per il fatto che “quelli sono” e per vedere i cambiamenti maggiori dovremmo aspettare il mercato di gennaio e le innovazioni si vedranno più negli schemi che negli uomini.

Comunque Ranieri ha sempre dimostrato di non fare prigionieri, per cui, dopo un piccolo periodo di assestamento, aspettiamoci cambiamenti in serie anche e soprattutto alla luce dell’avversario che la Roma affronterà partita dopo partita, altra caratteristica che fa di Ranieri un allenatore speciale.