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Quando parliamo dell’incredibile favola del “Chievo dei miracoli” si rischia di sfociare nella banale retorica. Eppure l’impresa dei clivensi che alla loro prima stagione di esordio in Serie A, conquistano subito un posto in UEFA mostrando anche un bel gioco grazie al suo allenatore Del Neri, è qualcosa che va al di là della pura performance sportiva.

Il Chievo prima della promozione

Stiamo in effetti parlando di una piccola frazione di Verona, sulle rive dell’Adige e con qualcosa come 4.500 abitanti appena in tutto. Una società sportiva calcisticamente nata nel 1929, ma che solo dagli anni ottanta l’ha visto affacciarsi finalmente al panorama professionistico con l’approdo in Serie C2.

Il legame con la famiglia Campedelli (e la sua azienda storica Paluani) è sempre stato forte, ma proprio con l’arrivo negli anni novanta diventa ancora più deciso con la presidenza di un giovanissimo Luca (appena 23 anni allora) che si dedica anima e corpo a plasmare una nuova creatura sportiva.

Arrivano così nuovi investimenti, il debutto in Serie B nel 1994 e proprio a cavallo del nuovo secolo, una storica promozione in Serie A. In quell’organigramma societario, riconosciamo oggi tutti i semi che sarebbero poi germogliati non caso: da Luigi Delneri sulla panchina, a un direttore sportivo come Giovanni Sartori, artefice del miracolo Chievo così come quello dell’Atalanta degli ultimi anni (ma questa come si suol dire, è un’altra, bella, storia).

Lo storico arrivo in Serie A

La festa della promozione storica attira sul Chievo tutte le attenzioni del grande pubblico, ma c’è la sensazione che si tratti di una nuova cenerentola. Proprio Sartori però ha altre idee, e si regala un mercato come sempre molto accurato che, anche senza grandi nomi, offre a Delneri ottimo materiale su cui lavorare.

Oltre a Corini a dirigere il centrocampo e Perrotta a dare anche spinta offensiva, sulle fasce insieme a Eriberto (Luciano) arriva anche dall’Inter un Jonathan Binotto che sarà altrettanto decisivo.

Difesa già registrata con l’esperto Lanna affiancato da D’Anna, ma anche un Lagrottaglie in crescita. Poi ovviamente l’attacco, con il duo Marazzina e Corradi rilanciati sul grande palco della Serie A.

Ah, come gioca il Chievo di Delneri

Un’alchimia che Delneri riesce a mescolare perfettamente nel suo 4-4-2 di riferimento, un modulo che mise in mostra tutte le doti offensive della squadra, capace di imporre il suo gioco su praticamente ogni campo.

Uno dei segreti era probabilmente la grande spinta sulle fasce, dove Eriberto e Manfredini (così come Binotto), messi completamente al servizio delle punte Corradi e Marazzina. Ma anche una continua verticalizzazione che preferiva giocare lungo piuttosto che manovrare a lungo il pallone (come si è portati a fare oggi).

A questo, la capacità innata di Perrotta di inserirsi negli spazi (4 reti per lui a fine stagione) e il piede calibrato di Corini (punizioni, angoli e rigori erano quasi sempre suoi, tanto da chiudere con 0 reti all’attivo).

Ingranaggi ben oliati che diedero al Chievo subito una marcia in più in campionato, con una partenza sprint che nessuno si poteva aspettare.

Il girone di andata: quasi primi alla meta

Un bel gioco, la propensione offensiva, tutti gli elementi al posto giusto e naturalmente una energia pazzesca dovuta alla nuova esperienza nella massima serie di molti oltre alla voglia di riscatto di altri.

Morale della favola, il Chievo impatta come nessuno al suo esordio in Serie A, vincendo per 2-0 entrambe le prime partite contro Fiorentina (al Franchi e Bologna). E le sorprese sembrano non finire, quando a Torino contro la Juventus dopo venti minuti è la doppietta di Marazzina e mettere i veneti in vantaggio per due reti a zero.

Certo, poi la Juve reagisce e riesce persino a vincere la partita (3-2 con rigore di Salas a cinque minuti dal termine), ma la strada è spianata e il Chievo vince anche le due partite successive contro Piacenza e Udinese portandosi in vetta alla classifica.

Alla 10° giornata si presenta al Bentegodi per il derby contro il Verona, con ben quattro punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Anche in questo caso il Chievo si porta subito in vantaggio per 2-0 con le reti di Corini e Luciano, ma nella squadra non c’è l’indole di conservare il risultato e il Verona di Malesani (ex di turno) riesce alla fine a ribaltare le cose portando a casa per 3-2 la vittoria.

I clivensi però restano in vetta e da leader si presentano anche al Meazza due settimane più tardi, contro il Milan. Il canovaccio è sempre lo stesso: Chievo in vantaggio alla mezz’ora con Marazzina e Corradi che ribaltano il gol di apertura di Inzaghi. Nel secondo tempo sale in cattedra Schevchenko che con la sua doppietta regala però la vittoria ad Ancelotti.

Non si tratta però di una resa, anzi. Il Chievo continua a macinare risultati andando a vincere altre due gare di fila, tra cui quella sempre a S.Siro ma contro l’Inter, sconfitte per 2-1 sempre con il duo offensivo in gol. Un successo storico che però forse appaga un po’ i veneti, ribaltati poi dalla Roma nel turno successivo con un secco 0-3 casalingo .

Delneri e compagnia rimangono comunque in corsa per il titolo di campioni d’inverno fino all’ultima giornata di andata, quando riescono peraltro a sconfiggere in casa la Lazio con un perentorio 3-1 (doppietta di Corini in quell’occasione).

Un ritorno da incubo

Roma, Inter e Chievo, divise da una manciata di punti. Questo recita l’incredibile classifica di Serie A dopo il girone di andata.

Lo sforzo mentale e fisico però viene pagato da un inizio anno terribile, con tre sconfitte in quattro giornate e una lunga serie di partite senza vittorie (saranno dieci alla fine), interrotta proprio contro il Verona nel derby di ritorno (vinto per 2-1 con doppietta di Cossato).

Il finale di stagione è una sorta di passerella dove il Chievo alterna qualche grande partita (vedi i due pareggi interni contro Milan e Inter, ad altre con la mente altrove (vedi il 5-0 subito all’Olimpico contro la Roma).

La vittoria all’ultima giornata contro l’Atalanta però, regala al Chievo la magia finale: un quinto posto a solo un punto dal Milan in zona Champions, ma comunque davanti a Lazio e Bologna (che seguono sempre a un punto di distanza).

Storia a lieto fine?

Nessuna squadra era mai riuscita a compiere un’esordio di questo genere nella massima serie. Ma le annate fortunate possono anche capitare. Per il Chievo però non fu così, non si trattò certo di un fuoco di paglia.

Certo, l’esperienza in Coppa UEFA naufragò già al primo turno, contro uno Stella Rossa domato proprio a Belgrado a reti bianche, salvo poi lasciare la vittoria in quel di Verona per due reti a zero.

Ma come detto, per una realtà come quella del Chievo il vero miracolo fu confermarsi a quei livelli. Missione in questo caso compiuta dallo stesso Delneri, che pur non ottenendo un nuova qualificazione europea, chiuse anche la stagione successiva al settimo posto con tanto di record di punti a quota 55.

La storia poi ci racconterà di una favola durata a lungo nella massima serie, arrivando spesso davanti a realtà calcistiche ed economiche decisamente più rilevanti. Una favola però senza il classico lieto fine, visto che dopo una tribolata retrocessione nel 2019, la società dichiarò definitivo fallimento con l’esclusione dal campionato cadetto nel 2021.