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Toscana, terra di arte, cultura, storia, bellezze paesaggistiche e di allenatori di calcio.

Nella terra natia di Dante Alighieri il calcio è fonte di vita, sia per quello che concerne i giocatori e sia per quello che riguarda gli allenatori. Ben 6 i tecnici della toscana che si presentano nella stagione in corso sulle panchine della Serie A, dopo che lo scorso campionato allo start non annoverava alcun allenatore di questa regione.

Poi l’inserimento a gennaio di Semplici, in quel di Cagliari, ha avuto una sorta di effetto domino. Dopo un periodo sabbatico, sono tornati in sella Allegri, Sarri e Spalletti. “Acciuga” per il bis sulla panchina della Juventus, Maurizio al timone laziale e “Big” Luciano pronto a far sognare Napoli.

A questi quattro si aggiungono Dionisi e Andreazzoli. Il primo ha vinto il campionato di Serie B con l’Empoli ed è passato a guidare il Sassuolo dopo l’addio di De Zerbi, mentre il secondo è subentrato allo stesso Dionisi alle redini della formazione toscana. Una bella e scoppiettante sestina, made in Tuscany.

Vediamo che stagione attende i sei allenatori

Max Allegri: di cortomuso per rialzare la Juventus

Si torna sempre, dove si è stati bene.

Questo deve aver pensato Massimiliano Allegri che alla guida della Juventus ha vinto scudetti su scudetti, sfiorando per due volte il trionfo in Champions con le finali del 2015 e 2017. Poi l’addio nel 2019, dopo 5 anni di record, successi, conferenze stampe show e qualche attrito con la Vecchia Guardia bianconera.

Sarri è durato un solo anno, nel post Allegri, portando in dote l’ultimo scudetto bianconero, mentre a Pirlo non è bastata l’accoppiata Coppa Italia – Supercoppa italiana per garantirsi la permanenza a Vinovo. L’ombra di Allegri si è fatta sempre più grande e il tecnico livornese ha accettato di buon grado l’invito del presidente Andrea Agnelli.

Trova però una Juventus molto diversa da quella lasciata due anni fa. Aveva Cristiano Ronaldo, al suo primo anno a Torino e lo ha ritrovato per appena un mese. Quanto è bastato a CR7 per decollare alla volta di Old Trafford a Manchester. La squadra ha perso diversi pezzi pregiati, ha aumentato gli anni nella propria anagrafe e soprattutto appare poco solida in mezzo al campo.

Così la partenza dell’Allegri Bis è stata dir poco in salita. Pareggio ad Udine per 2-2, dopo che la Juve conduceva per 2-0 e poi Ko casalingo clamoroso contro l’Empoli per 1-0. Serve davvero una reazione veemente per una squadra che appare incompleta, con Allegri che offre un gioco molto pragmatico e poco propenso ai fronzoli. Uno stile che ha sempre diviso la tifoseria juventina, già dai primi giorni del suo arrivo a Torino nel 2014.

Insomma il buon “Acciuga” deve rivitalizzare un ambiente depresso sia per i risultati in campo e sia per un mercato molto, ma molto povero. Impresa impossibile? Come direbbe Allegri: “Le chiacchiere le porta via il vento e le biciclette i livornesi“. Praticamente testa bassa e lavorare, vincendo sempre all’insegna del Cortomuso, di ippica memoria.

Maurizio Sarri: il sarrismo sulle sponde del Tevere

Da un livornese ad un aretino che per puro caso è nato a Napoli, ma è cresciuto in terra toscana.

Maurizio Sarri riparte dalla Lazio, dopo l’esperienza in chiaro scuro alla Juventus e l’anno a casa da stipendiato dei bianconeri. Poi il richiamo del campo è stato troppo forte, per uno che ha iniziato 31 anni fa nella seconda categoria aretina sul terreno di Stia. Da Stia all’Europa, quella vinta con il Chelsea nel 2019, passando per lo scudetto con la “Vecchia Signora”.

Non ha un compito facile, sulle sponde biancocelesti del Tevere, Sarri. In primo luogo deve interfacciarsi con un presidente come Lotito, il quale non è certo uno dei più spendaccioni in Seria A. In secondo luogo raccoglie l’eredità di Simone Inzaghi che pur senza fuoriclasse ha ottenuto risultati importanti alla guida della Lazio, riportando dopo tanti anni la squadra in Champions League. Il terzo aspetto concerne alcune cessioni importanti.

Nonostante queste difficoltà, l’avvio del Sarrismo a Formello è iniziato con il botto: due vittorie su due, 9 gol fatti e 1 subito, aspettando il debutto europeo, in quella Europa League che lo stesso allenatore toscano ha vinto nel 2019.

Insomma, ci sono tutti i presupposti per assistere ad una grande stagione della Lazio, con Sarri stimolato anche dalla presenza di Mourinho sulla panchina della Roma. Per un derby tra il gioco ricercato del toscano e quello solido del lusitano.

Luciano Spalletti: da Certaldo a Napoli

Due anni di riposo possono bastare per Luciano Spalletti da Certaldo in Provincia di Firenze.

Scaricato dall’Inter nel 2019 per far posto ad Antonio Conte, “Big” Luciano si è dilettato a seguire il calcio da casa, pur riscuotendo uno stipendio d’oro dai meneghini. Quello stipendio che divenne l’ostacolo principale per il passaggio al Milan nel 2019 e favorendo così la chiamata di Pioli.

In tanti lo hanno cercato in questi 24 mesi, con la Fiorentina in testa, ma alla fine il richiamo di “Mare Chiaro” e della città del sole hanno avuto la meglio sul cuore viola dell’allenatore toscano. Luciano Spalletti subentra a Gennaro Gattuso, in un Napoli che si lecca ancora le ferite per la mancata qualificazione alla Champions League patita nei 90 minuti finali della scorsa Serie A.

Trova una squadra collaudata e con delle basi solide, ma con un mercato in entrata che non è certo stato scintillante. Il presidente De Laurentiis accresce così il suo rapporto non proprio idilliaco con la tifoseria partenopea, mentre Spalletti lavora a testa bassa con quello che passa il convento.

Già aver confermato Insigne non è cosa da poco, in una squadra che ha bisogno della luce del suo capitano. In fondo, è la “cazzimma” che lo stesso Luciano vuole, per rilanciare le ambizioni azzurre.

Leonardo Semplici: una salvezza miracolosa

A Cagliari lo hanno già battezzato come il nuovo santo della città.

Il motivo è nella rincorsa alla salvezza dello scorso campionato che ha permesso ai rossoblù di rimontare in classifica. Leonardo Semplici ci ha messo davvero poco a scaldare i cuori dei tifosi del “Casteddu“, dopo che la truppa sarda sembrava destinata alla retrocessione con Di Francesco. L’allenatore toscano è subentrato a gennaio e da quel momento il Cagliari ha preso il volo verso la salvezza.

Non è certo uno che si spaventa facilmente il buon Semplici che ha iniziato in panchina quasi 20 anni fa a Figline Valdarno. In due anni ha guidato i gialloblu dall’Eccellenza toscana alla Serie C2.

Alla pari di Sarri ha fatto la gavetta nei dilettanti, per poi abbracciare anche il settore giovanile della Fiorentina. Quando 9 anni fa sembrava pronto per la panchina gigliata, ecco un altro giro di Valzer in Serie C, fino a trovare la sua dimensione alla Spal.

Ancora una doppia promozione, questa volta dalla C alla A e il debutto nella massima serie con i ferraresi, portati alla miracolosa salvezza nella prima stagione.

Insomma Leonardo Semplici è l’uomo dei miracoli e in Sardegna sperano che il toscano possa essere ancora una volta l’arma in più del Cagliari verso l’approdo a lidi molto più tranquilli. Per uno che si chiama Leonardo, i capolavori sono quasi il pane quotidiano.

Dionisi – Andreazzoli: effetto domino in salsa toscana

Uno va e l’altro arriva. Diniosi e Andreazzoli sono legati dal filo empolese.

Il primo ha riportato la truppa del presidente Corsi in Serie A, mentre il secondo guiderà l’Empoli nella lunga battaglia per la salvezza.

Tutto questo perché nel frattempo Alessio Dionisi, da Abbadia San Salvatore in provincia di Siena, ha accettato l’offerta del Sassuolo per il dopo De Zerbi. Avvio importante del debuttante allenatore toscano in Serie A, il quale ha già portato in Emilia 4 punti in due gare, pur avendo perso diversi pezzi pregiati nel mercato estivo.

Il massese Aurelio Andreazzoli torna sulla panchina empolese a due anni distanza dalla prima esperienza al Castellani. Lo attende una sfida assai difficile, nella bagarre per la permanenza in Serie A, anche se l’avvio è stato esplosivo.

La sconfitta interna nella prima giornata contro la Lazio, è stata cancellata dallo storico successo per 1-0 a Torino contro la Juventus. Tre punti pesanti per la classifica dei toscani e tre punti che valgono 10 per il morale della squadra.