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AAA attaccante cercasi. Disperatamente. Che sappia segnare al momento decisivo e sfruttare i movimenti in area, che aiuti questa Italia “spuntata”.

Una Nazionale condannata a vincere il playoff per partecipare ai Mondiali in Qatar: contro l’Irlanda del Nord non è arrivata la vittoria e non è arrivato neanche il gol. Con la Svizzera che dilagava contro la Bulgaria, l’impresa è diventata praticamente impossibile, perché più delle difficoltà di manovra, dell’ansia crescente e dell’incapacità di mettere ordine in una squadra apparsa troppo confusa, a mancare è stata soprattutto la cattiveria sotto porta. 12 tiri totali, 6 nello specchio.

Tentativi non esattamente pericolosi, tanto che sono stati gli avversari a farci tremare di più in almeno un paio di occasioni. Punte non pervenute: né Insigne falso nove con Berardi e Chiesa larghi, né Belotti, Scamacca e Bernardeschi una volta entrati. Nessuno ha saputo infilare l’Irlanda che ha difeso lo 0-0 con tutte le sue forze. 

Senza Immobile, apparso comunque in difficoltà nei precedenti impegni, chi è stato chiamato a lasciare un segno in un reparto che fatica da troppo tempo non è riuscito a rispondere presente. Le ultime reti di un attaccante puro del gruppo di Mancini risalgono a inizio settembre (Raspadori e Kean, entrambi out con l’Irlanda del Nord) contro la modesta Lituania. Tornando ancor più indietro, si arriva poi a Italia-Svizzera, gara d’apertura di Euro 2020, con Immobile autore del definitivo 3-0.

Non c’è continuità: gli infortuni pesano, certo, ma là davanti le cose non tornano e quando la forza del gruppo non basta e non arrivano i guizzi di chi attaccante non è, la leggerezza del reparto azzurro diventa più evidente e determinante che mai. Immobile è l’unica certezza ma ha 31 anni. Mancini opta spesso per un tridente tecnico, capace di cambiare a partita in corso per non dare punti di riferimento all’avversario. Ma i risultati – complici le assenze che non aiutano a trovare una quadratura – sono insufficienti. 

E un 9 per il futuro serve come il pane. 

Dopo l’exploit all’Europeo, l’Italia è diventata più prevedibile anche di fronte ad avversari di livello inferiore e trovare soluzioni per il futuro diventa ancora più complicato. Per quanto si cerchi di giocare con serenità e senza ansie, nel momento clou prevalgono confusione e fretta, oltre a qualche iniziativa dei singoli che non porta a nulla.

Mancini deve cercare nuove idee, in fretta. Intanto il primo match point è andato, davanti ci sono quattro mesi per provare a sistemare un problema oggi più evidente che mai, da risolvere in un modo o nell’altro per evitare un altro incubo-Svezia come nel 2017.

Dopo l’Europeo vinto e gli applausi estivi, affidarsi a esperimenti, fortuna e prove senza soluzione di continuità non basta più. Serve una svolta, che oggi però è tutt’altro che semplice da trovare.