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Oggi, la NBA, con tutti i suoi difetti che ancora possiede, è un prodotto globale. Un marchio universale. La maggior parte dei giocatori di quel mondo genera spettacolo, gara dopo gara, notte dopo notte. La macchina macina-dollari non si ferma, e i contratti – sia televisivi, sia direttamente legati alla società e ai giocatori – sono saliti come schiuma. Chiaro: fino a quarant’anni fa, la situazione era diametralmente opposta. Nella seconda parte degli anni Settanta, la NBA era prossima alla bancarotta, i palazzetti non si riempivano, c’erano molti giocatori implicati in questioni di droga e la televisione trattava la lega come un prodotto di terzo o quarto livello. Non c’erano troppi match trasmessi in diretta e sulla tv nazionale: negli Stati Uniti, molte volte andavano in onda programmati in differita.

Neanche l’audience rispondeva. Uno studio del 1977 e del 1978 su 730 programmi di prima serata fece emergere che quattro dei cinque programmi più visti erano sportivi, con preponderanza a favore del Super Bowl. Per trovare una gara della NBA dovevi arrivare fino al numero 442. Ne parlò anche Sports Illustrated.

Due uomini diversi

Ecco, in questa situazione arrivarono due uomini che erano destinati a cambiare completamente la competizione. Due stelle che furono protagoniste di una delle rivalità più scontrose, proficue ed emotive della storia dello sport. Si tratta di Earvin Magic Johnson e di Larry Bird. Un duello che parte da un precedente avvenuto nove mesi prima del loro scontro iniziale: nel marzo del 1979, Johnson era a Michigan State e Bird con Indiana State: i due si affrontarono nella finale del campionato universitario. Vinse la squadra di Magic, 75-64. Mai prima e mai dopo, una partita di NCAA fu così vista negli Stati Uniti.

Il Boston Globe scrisse che la partita di Johnson (già ai Lakers) e Bird (praticamente dei Celtics) era il più atteso di sempre al Forum di Inglewood, il mitico campo della squadra ‘angelina’ in una delle epoche più importanti. Fu la prima volta che i Lakers esaurivano i biglietti: non lo facevano da 21 mesi, e senza che la gara venisse trasmessa per tutto il paese, costante di allora. Come cambiavano le cose negli anni Ottanta…

Grazie a loro, la lega moltiplicò i propri interessi, iniziarono a essere trasmesse alcune partite in Europa, inclusa l’Italia. Nel primo duello vinsero i Lakers: 123-105. Si affrontarono 37 volte, con 22 trionfi per Johnson e 15 per Bird. Si ritrovarono in più occasioni nei playoffs (19) rispetto alla stagione regolare (18). Al termine delle loro carriere, Magic aveva 5 anelli; Bird ne aveva 3.

Caratteristiche e sogni

Avevano tutto per sedurre il pubblico. Lo facevano le loro gare: rappresentavano due stili e due culture contrapposte. Johnson era puro carisma. Afroamericano, estroverso e spettacolare. Bird era l’esempio dell’America profonda: bianco, serio ed efficace. Magic era perfetto per la terra dello show, per Hollywood, per lo showbiz. Bird era l’ideale per il territorio bostoniano. Poche squadre come quelle si sono affrontate con tanta passione, furia e… tanto gioco sporco. In questo senso, lo spogliatoio ‘ospiti’ del Boston Garden era un bel banco di prova. Il peggiore della NBA. I dirigenti dei Celtics ordinavano di aprire le finestre in inverno e di mettere al massimo i riscaldamenti in estate, tutto per ‘scomodare’ il rivale.

Un esempio? Nella quinta partita della finale dell’84, la temperatura del parquet arrivò ai 36 gradi facendo sì che i giocatori dei Lakers dovessero ricorrere ad alcune bombole di ossigeno al termine dell’incontro. E i giocatori di Boston se ne andarono via con l’anello, in quell’anno.

Competizione e amicizia

Allo stesso tempo si sviluppava la competizione tra Magic e Bird. Che prima si attaccavano, poi divennero amici. In quest’approssimazione c’è una componente fondamentale: ossia una pubblicità delle scarpe Converse. L’azienda li convinse a farla insieme nel villaggio dov’è cresciuto Bird. A French Link, in Indiana. Johnson si presentò in limousine, ma Magic e Bird passarono subito a Earvin e Larry. La madre dell’ala dei Celtics cucinò per entrambi, e lì si creò un rapporto che andò sempre oltre il campo.

“Grazie per avermi spinto alla grandezza. Ci siamo spinti insieme. Ogni sera guardavo i tuoi punti e mi aspettavo che mi provocassi la stessa cosa”, disse Magic a Bird, condividendo un premio onorario il 25 giugno del 2019. 40 anni dopo il primo appuntamento nessuno può dimenticare quanto abbiano cambiato la NBA. Poi sarebbe venuto ad agitarla un certo Michael Jordan, ma questa è decisamente un’altra storia.