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Primo passo verso le Finals NBA per i Golden State Warriors che al Chase Center non hanno avuto problemi nello sbarazzarsi per 112-87 in gara-1 della finale della western conference dei Dallas Mavericks.

Il risultato così netto è ovviamente frutto della serata storta di Luka Doncic, da cui dipende l’intero destino dei texani e in generale di questa serie.

Lo sloveno, dopo aver ribaltato a sorpresa i Phoenix Suns, testa di serie numero uno del tabellone grazie al miglior record stagionale della lega, si è preso quasi una serata di riposo, rimandando almeno a gara-2 il suo vero e proprio ingresso nella serie.

Ormai 20 punti sembrano pochi per il giocatore con la miglior media nella storia dei playoff dopo Michael Jordan, anche perché in effetti le percentuali al tiro non sono state positive, complice un Wiggins che lo ha inseguito per tutto il campo per tutta la partita.

Al resto per i californiani hanno pensato i soliti Curry e Thompson per non hanno comunque dovuto fare gli straordinari e nel secondo tempo hanno risparmiato energie preziose in vista delle prossime serate.

Coach Jason Kidd alla vigilia aveva anche provocato Steve Kerr (“Di lui mi ricordo che giocava e vinceva con Michael Jordan“) ma la prima parte buona del referto l’ha portata a casa proprio il più blasonato collega, che ha trovato subito le chiavi di una serie che comunque potrebbe essere più equilibrata di quanto non abbia detto gara-1.

I Warriors non sono più quelli imbattibili di quanto c’era anche Kevin Durant, anche se al momento sono diventati i favoriti per le Finals e probabilmente anche per l’anello, anche se in questi playoff ormai non si può essere certi più di niente.

Lo sanno bene i Milwaukee Bucks, campioni in carica e accreditati per uno storico bis, che sono già stati eliminati, al pari degli ambiziosi Philadelphia 76ers, che con Joel Embiid acciaccato e James Harden ormai lontano parente anche solo di quello ammirato agli Houston Rockets non sono riusciti ad andare oltre le semifinali.

Ad Est a giocarsi il pass sono rimasti i Boston Celtics e i Miami Heat, con la franchigia della Florida che sfruttando anche un paio di assenze importanti tra le fila degli avversari (su tutte quella del difensore dell’anno Smart) si è portata avanti subito nella serie.

Le Finals perse nella bolla di Orlando contro i Los Angeles Lakers di LeBron James sembravano arrivate quasi per caso ma ora Jimmy Buttler e compagni hanno una grande occasione per confermarsi a quel livello due anni dopo, senza se e senza ma.

Con la speranza di fare anche quel passo in più andando a riprendersi un anello che manca ormai dai tempi del re, che ne conquistò due in quattro anni, facendo seguito a quello ottenuto da protagonista assoluto dall’amico Dwayne Wade nel 2006.

I Celtics però non vanno a loro volta assolutamente sottovalutati, dopo che hanno spazzato via i Brooklyn Nets di Kevin Durant e confermato che a casa loro è difficile segnare prima ancora che vincere.