A Napoli, tra San Gennaro e altre credenze religiose, è abbastanza facile sentire parlare di miracoli. E, non volendo essere irrispettosi, tantomeno blasfemi, possiamo considerare tale la salvezza del Napolibasket. Partita con 11 sconfitte consecutive, la squadra azzurra ha raggiunto l’ufficiale salvezza espugnando domenica scorsa il campo della Bertram Derthona Tortona, ottenendo il nono successo stagionale.
L’unica squadra che in passato fu capace di tale impresa fu la Viola Reggio Calabria, che iniziò la stagione con 12 sconfitte in altrettante partite, raggiungendo la permanenza in Serie A chiudendo al 16° posto in classifica con un bilancio di 13 vittorie e 23 sconfitte.
Un’impresa che ha tanti nomi, su tutti quello del coach Giorgio Valli. Arrivato a novembre, ha ereditato le macerie lasciate dal duo LLompart-Milicic, che l’hanno scorso portò al clamoroso successo in Coppa Italia ma che in estate ha smontato un bel progetto squadra, discretamente ambizioso. Zero vittorie, 11 sconfitte, 90 punti di media subiti a partita e un gruppo di americani e comunitari inadatto a ricreare ciò che aveva regalato grandi gioie nella stagione precedente sono stati il viatico dell’annata che va concludendosi: risultati che hanno portato all’ovvio cambio di rotta, con sostituzione di allenatore e di diversi giocatori. Un roster, quello iniziale, talmente inaffidabile che soltanto 5 giocatori su 13 (Treier, Toté, Pangos, De Nicolao e Woldetensae) hanno terminato la stagione all’ombra del Vesuvio. Per il resto un susseguirsi di porte girevoli, con la fortuna di ritrovare due “amici di Napoli”, Pullen e Zubcic, utili in campo ma soprattutto per compattare spogliatoio e ambiente. Insieme a loro fondamentale la presenza di Erick Green, che nonostante una forma non sempre particolarmente brillante, ha fatto sentire a pubblico e compagni la propria affidabilità portando esperienza e talento. L’apporto dei 3 sopracitati non è sempre stato costante, ma piuttosto imprevedibile, però ha regalato alcuni apici come le vittorie inattese contro Brescia, Milano e Bologna e, in sostanza, ha ridato solidità a un gruppo che si era totalmente sfaldato.
Che futuro aspetta Napoli?
Partendo dall’assioma fondamentale di aver mantenuto la categoria, si programma il resto. Le vicissitudini societarie vivono ad oggi un passaggio delicato, con tanti temi al vaglio. E’ infatti in corso l’acquisizione del Napoli Basket da parte del North Sixth Group (presenti in diversi settori di investimento: immobiliare, media, tecnologia, turismo, sport e intrattenimento). L’ufficialità non c’è ancora, ma la trattativa è ben avviata e il socio di maggioranza dovrebbe essere Matt Rizzetta: attualmente proprietario del Campobasso. Tanti gli interrogativi sul futuro, tra cui di non poco conto è quello relativo al palazzetto. L’area individuata per la nuova arena cittadina è quella dell’ex mercato ortofrutticolo nei pressi del centro direzionale, per un investimento di 57 milioni di euro, attraverso un project financing, la cui composizione del team di investitori resta però nebulosa (inaugurazione prevista nel 2027). E sappiamo come funzionano queste cose in Italia: si parla e si “progetta” tanto, ma poi a conti fatti di strutture ce ne sono sempre troppo poche.
Questi dati, fin qui ancora poco certi, non lasciano sicuramente dormire sonni troppo tranquilli all’ambiente, che però ha dimostrato di non essere particolarmente amante del basket, eccezion fatta per lo zoccolo duro di 500 appassionatissimi che non hanno mai lasciato sola la squadra. Le tribune viste molto spesso spoglie del PalaBarbuto, impianto discretamente vetusto ma probabilmente adatto all’immagine di una società un po’ pericolante, fanno ovviamente riflettere chiunque voglia investire in questa società, che però sul campo ha trovato la forza e gli uomini per combattere e resistere. Solo per questo bisognerebbe fare di tutto per aumentare il coinvolgimento verso la pallacanestro partenopea, che avrà ancora l’anno prossimo, per la quinta stagione consecutiva, una propria squadra in massima serie. Un traguardo raggiunto che non sarebbe giusto dissipare per cattiva gestione.