Nove giornate, praticamente un quarto di stagione che se ne va. A partire da questo weekend, siamo già alla doppia cifra e quando si parla – o si scrive – di inizio campionato, ecco, si fa un torto praticamente a tutti. Almeno a chi ha ben impostato il lavoro. Dunque, cosa ci ha detto la Serie A in questa prima parte di vita? Eh, che i ruoli di forza sono praticamente definiti. Guida il Napoli, come ci si attendeva. Segui l’Inter, come pensavamo. Nel mezzo c’è la Roma ed è una sorpresa, insidia il Milan e forse questo comunque è da rimarcare.
Le medio-grandi sono Como e Bologna: lo sapevamo. E la Juve? Vale quanto l’Atalanta, con l’aggravante di un mercato ben diverso tra le parti. I bianconeri sono a 6 punti dalla vetta, hanno appena cambiato allenatore e hanno un grado di incertezza enorme. La Dea, invece, non ingrana. Nemmeno perde, ma pareggia troppo: sono 7, fino a questo momento.
1) Buon lavoro, Spalletti
La prima sentenza però non può non essere bianconera. Luciano Spalletti è il nuovo allenatore della Juventus e già dalla conferenza stampa si è capita l’impronta che vuole dare: intanto continuità, e quindi lavorare soprattutto sulla testa. Poi ci sarà modo di apportare modifiche tattiche, partendo dalla difesa a quattro e proseguendo con la missione Koopmeiners, un giocatore che avrebbe voluto (eccome) a Napoli. Ora può goderselo, o meglio: può provare a ritrovare quella versione, missione fallita fino a questo momento da Tudor e da Thiago Motta. In generale, il mister di Certaldo recupera una squadra rinforzata dall’ultima vittoria con l’Udinese, ma mai sembrata realmente all’altezza dell’inevitabile pressione di indossare la maglia della Juventus. Che è sinonimo di vittoria anche quando non può esserlo.
2) Il Napoli vince come l’anno scorso
Il Napoli sì, sta diventando esattamente questo: un sinonimo di successo. Non brilla, né splende, però porta a casa le partite, spinto dall’inesauribile forza di Antonio Conte e di Franck Anguissa, il miglior giocatore dell’ultimo periodo, insieme naturalmente a Scott McTominay. Ha perso De Bruyne, la squadra azzurra. Nessuno ne ha fatto però un dramma: l’inserimento è andato a rilento, sembra un matrimonio combinato e non esattamente una scintilla scoccata, o comunque una fiamma destinata a divampare. Il Napoli allora ha fatto di necessità virtù, tornando alle basi e cioè a quello che ha portato quota 80 punti l’anno scorso. Stavolta, però, la consapevolezza che non basteranno per vincere il campionato. Su questo Allegri è stato chiaro: ne serviranno quasi 90, tocca iniziare a scalare.
3) Pioli e Vieira: il nome non basta
Dalla parte alta a quella bassa. Oltre alla Juve, a cambiare proprietari della panchina sembrano pronte Fiorentina e Genoa. Partiamo da Pioli: tre sconfitte nelle ultime cinque, nessuna vittoria nelle prime nove giornate. Soprattutto: 15 gol presi, gli stessi dell’Udinese certo, ma che ha portato a casa almeno tre vittorie. Male, malissimo, questa Viola che fa fatica a tenere palla, a innescare Kean, tornato a secco dopo una stagione devastante. Fino a questo momento, la delusione più cocente del campionato. Non è ultima solo per le difficoltà clamorose del Genoa, sei sconfitte in nove partite e la miseria di 4 gol segnati. Nelle ultime 5, il Grifone ne ha perse addirittura 4. Quindi il cambio del direttore sportivo, con l’addio di Ottolini e l’arrivo di Lopez. Vieira si salverà? E Pioli? Weekend decisivo.
4) Cremonese, guai a fermarla
Intanto, la Cremonese sogna. Fortissimo. Tra le sorprese più belle di questa stagione c’è sicuramente la squadra di Davide Nicola, che non perde da 3 partite e l’ha fatto una volta sola nelle ultime 5. Il successo in casa (proprio) del Genoa ha indicato quanto la formazione lombarda sia pronta a fare presto, prestissimo per guadagnarsi la zona salvezza, per non avere poi alcuna preclusione. Davanti avrà subito la Juventus, la prima di Spalletti. E in casa ha già dimostrato di essere una squadra tanto ostica quanto ambiziosa. Insomma: non ci sono esattamente buone notizie per i bianconeri, che dovranno temere un uomo su tutti gli altri. Chi? Bonazzoli. Tornato al gol – di nuovo in rovesciata – e finalmente all’altezza della nomea che si era fatto, specialmente ai tempi delle giovanili. Nazionale, c’è qualcosa per te.
5) La Roma può sognare?
L’abbiamo soltanto citata, però, ecco, serve qualcosa in più. Anche solo per sognare. La Roma di Gasperini ha avuto un avvio semplicemente sensazionale: primo posto, altezza Napoli, 7 partite vinte su 9 disputate, qualcosa persino da recriminare. E la piazza che sta in silenzio, si gode il momento. Magari neanche brillantissimo, però efficace. L’avevamo scritto e continuiamo a ripartire da lì: è un lavoro lungo, perché è quello di Ranieri. Oltre a essere la conferma di un vecchio adagio che va sempre di moda: in Italia, dirige (non sempre vince) la miglior difesa. 4 gol presi in 9 gare. Suvvia, cosa c’è da aggiungere? Forse questo: che la Roma, tra tutte, è la squadra forse con più margine di crescita. E allora…


