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Nel botta e risposta Carnesecchi-Juric – meglio, nella lente di chi vede una frizione laddove il portiere nerazzurro, crediamo, voleva solo motivare i suoi compagni – c’è tutto il momento dell’Atalanta, una squadra che sembra aver smarrito la propria tenacia agonistica. Secondo Carnesecchi, classe 2000 certo ma già vero leader della Dea, “finché hai questi ritmi non vai avanti, o ci diamo una svegliata o restiamo indietro. Dobbiamo andare più forte, non possiamo prendere gol alla prima occasione. Dobbiamo parlarne come squadra. Se qualcuno è stanco, deve alzare il braccio e dire ‘sono stanco, voglio riposare’. In campo si deve dare l’anima, io sono il primo a doverlo fare”.

La risposta di Juric, che fa diventare botta (e quindi risposta, appunto) quella di Carnesecchi, suona forse eccessiva: “Io parlo con D’Amico e Percassi ogni giorno. Marco ha sbagliato completamente: deve fare il professionista, parlare di meno e concentrarsi sul suo lavoro. Non credo sia lui quello indicato a parlare della situazione: è un bravissimo ragazzo, lavora, sta facendo bene, ma non era un discorso da fare. Tutti si fanno il culo, tutti i giorni, poi ci sono tante cose che impediscono di vincere. E se c’è qualcosa da dire, ci vediamo tutti i giorni al campo: vieni e dici quello che pensi”.

L’Atalanta tra pericoli (presenti) e incertezze (future)

Al di là dei facili scioglilungua – parlare-di-meno-parare-di-più –, crediamo che una risposta del genere sia non solo eccessiva, ma anche pericolosa. Eccessiva, perché Carnesecchi, come abbiamo richiamato in apertura di articolo, da leader ha voluto lanciare un messaggio ai suoi compagni, che ha evidentemente percepito più molli e in difficoltà del solito, incapaci perlomeno di prendersi i tre punti contro una squadra decisamente più debole (la Cremonese) per quanto in forma, certo. Ma anche pericolosa, perché getta discredito sul leader e sullo spogliatoio, di cui Carnesecchi è voce-parlante ma non unica, ne siamo certi.

Tutto questo per dire che la sfida contro il Milan di domani sera, martedì 28 ottobre 2025, è già decisiva per la Dea e pensiamo per il destino di Ivan Juric. Ripetiamo: non in virtù dei soli risultati, se è vero che l’Atalanta rimane a due punti dal quinto posto e a -6 dal primo, ma per capire come la squadra risponderà di questa retorica un po’ pesante.

Il Milan per confermare la fiducia

Dall’altra parte il problema è ribaltato, paradossalmente. Il Milan è una squadra in fiducia e nonostante qualche assenza pesante – su tutte quella di Pulisic – sta tenendo fede alle attese di inizio stagione. Alla vittoria in rimonta con la Fiorentina (2-1) di settimana scorsa, ottenuta a poco dallo scadere con un rigore a dir poco dubbio, è seguito il pareggio, tutt’altro che epico nonostante la narrazione che alcuni hanno fatto del match, contro il Pisa (2-2). La squadra di Allegri ancora una volta e ancora di fronte al proprio pubblico ha balbettato, dimostrando di non saper gestire (ancora, lo ripetiamo) le pressioni di una squadra che si ritrova a competere per le zone altissime del campionato.

Ma Allegri lo sapeva e la squadra per questo lo seguirebbe fino all’inferno. Il tecnico livornese prima del match aveva (ri)parlato della fase difensiva, come di quella fase che sola può consentire ad una squadra in Serie A di lottare per le zone di vertice. Nonostante un ottimo avvio stagionale sotto questo profilo, il Milan ha preso due gol, di cui uno dal dischetto è vero, ma tant’è. E infatti ha rischiato di perdere la partita. Che ha poi pareggiato – e quasi vinto – con quella determinazione delle squadre di Allegri, ultime a mollare.

Contro l’Atalanta, dunque, non ci aspettiamo un Milan rivoluzionario né diverso da quello visto finora. La squadra è in fiducia anche se il campo su cui dovrà giocare è molto ostico, quasi indigesto nelle ultime stagioni. Le assenze, lo ha dimostrato Sarri con la sua Lazio, non sono un alibi né possono esserlo, soprattutto se ti chiami Milan. Che è un nome pesante per gli onori, se le cose vanno bene, ma anche per gli oneri, se il cammino risulta incerto. E in un campionato così equilibrato, l’attenzione è bene che rimanga sempre altissima.