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Sono tempi molto duri per i tifosi milanisti: oltre ai risultati decisamente deludenti degli ultimi anni, quello che fa più male è il caos societario e la perdita di quell’identità e di quel senso di appartenenza che avevano reso la squadra rossonera una delle più titolate al mondo. In quest’ambiente depresso e deprimente, le buone notizie arrivano solo dai giovani.

E se l’esordio della terza generazione di Maldini con la maglia rossonera è un evento che genera più suggestioni che altro, la crescita e l’esordio in prima squadra di un milanista purosangue come Matteo Gabbia può essere un segnale importante per il futuro del Diavolo

La storia di Matteo Gabbia ricorda moltissimo quella di tante leggende rossonere del passato, come Albertini o Costacurta: la trafila nelle giovanili, un anno in prestito in una serie minore (fu il Padova per Albertini, il Monza per Costacurta, è stata la Lucchese per Gabbia), il ritorno a Milanello e l’esordio in campionato, partendo dal fondo alle gerarchie. 

Dal primo anello al campo di San Siro

Come tante colonne storiche del Milan, nasce nell’hinterland milanese, per la precisione a Busto Arsizio, il 21 ottobre 1999. Cresce a Fagnano Olona, in provincia di Varese, dove a 6 anni inizia a giocare a calcio nella squadra locale, dove giocava anche il padre. Negli anni successivi gioca per il Roncalli, il Como ed il Lecco, prima di approdare nelle giovanili rossonere a 14 anni. Per Matteo è il coronamento di un sogno, suo ma anche di nonno Gilberto, gestore una bancarella al mercato vicino San Siro e abbonato al primo anello, con cui andava allo stadio fin da bambino a tifare i colori rossoneri. L’importanza dei nonni per Matteo è testimoniata anche dal suo numero di maglia, il 46, scelto in onore dell’anno di nascita di nonna Adriana. 

Nelle giovanili rossonere inizialmente Matteo gioca da mediano davanti alla difesa, ma la sua grande intelligenza tattica, il suo tempismo e la capacità di leggere il gioco lo rendono in breve tempo un jolly duttile, e nell’Under 17 il mister Riccardo Monguzzi lo arretra al centro della difesa. Gabbia inizia a giocare indifferentemente nei due ruoli, principalmente come difensore nel Milan ma come mediano nelle nazionali giovanili italiane, sia Under 15 che Under 17.  

L’esordio in prima squadra nel Milan avviene però come mediano, subentrando negli ultimi 17 minuti di un preliminare di Europa League a Locatelli. Era il 24 agosto 2017 in Macedonia del Nord, Shkendija Tetovo-Milan 0-1, poco più di un’amichevole visto il risultato dell’andata, un netto 6-0 a San Siro. Resta l’unica apparizione di Matteo con la prima squadra, mentre continua a giocare con la Primavera e con la Nazionale Under 19, con cui l’estate successiva va a giocare gli Europei di categoria in Finlandia. L’Italia si piazza seconda, sconfitta in finale ai supplementari dal Portogallo, e Matteo gioca 2 partite sempre da mediano. 

L’esperienza lucchese e il rientro al Milan

Rientrato a Milanello, la società decide di mandarlo a fare esperienza in Serie C, ed approda alla Lucchese. Nella squadra toscana si impone subito come titolare, e alla terza presenza in campionato, il 27 settembre 2018, segna il suo primo (e finora unico) gol da professionista, quello che sblocca la partita in Lucchese-Carrarese 2-2.

La stagione a Lucca si chiude con 29 presenze in campionato ed una salvezza ottenuta ai play-out. Matteo però gioca solo la prima partita dei play-out perché poi è impegnato nel Mondiale Under 20 con l’Italia, dove finalmente gioca anche in azzurro da difensore. Nella difesa a 3 del CT Nicolato Matteo è il perno centrale, dove oltre alle sue grandi doti di anticipo fa valere anche la sua capacità di impostare il gioco. Gabbia gioca tutte le partite del Mondiale, indossando anche la fascia di capitano al posto dell’infortunato Pinamonti nella finalina per il terzo posto, persa ai supplementari contro l’Ecuador. 

Nell’estate del 2019 torna a Milanello e inizia il ritiro con la prima squadra, prendendo parte alla tournée americana dei rossoneri, vista l’indisponibilità di Caldara e i problemi fisici degli altri difensori Romagnoli e Musacchio.

All’esordio in amichevole con il Bayern Monaco, Matteo si comporta egregiamente, e nonostante l’acquisto di un altro difensore come Leo Duarte, il tecnico Marco Giampaolo decide di mantenerlo in rosa, vista la lunga indisponibilità di Caldara.

La stagione del Milan inizia in maniera disastrosa, con una serie di brutte prestazioni che portano all’esonero di Giampaolo e all’arrivo di Stefano Pioli. Matteo è sempre in fondo alle rotazioni in difesa, ma a gennaio c’è una piccola rivoluzione: con Duarte infortunato, Caldara viene rimandato in prestito alla sua vecchia squadra, l’Atalanta, in cambio dell’esperto danese Simon Kjaer.

Per Gabbia in teoria non cambia nulla, resta sempre il quarto difensore nelle gerarchie, dopo Romagnoli, Kjaer e Musacchio, e con la prospettiva di finire definitivamente ai margini con il rientro di Duarte. 

L’esordio stagionale avviene il 15 gennaio 2020 a San Siro, subentrando proprio a Kjaer negli ultimi 8 minuti di una sfida di Coppa Italia contro la SPAL, già ampiamente archiviata con un netto 3-0. Ma un mese più tardi, il 17 febbraio, Matteo vive il classico momento che può definire una carriera. Nel finale del primo tempo della partita di campionato tra Milan e Torino, con i rossoneri sull’1-0, Kjaer effettua un allungo in area per anticipare Belotti ma subito dopo si accascia in area. Problema muscolare per il danese, Pioli si rivolge a Musacchio ma il difensore argentino lamenta anch’egli un dolore al polpaccio che gli preclude l’ingresso in campo.

Il tecnico rossonero allora di rivolge a Matteo, esortandolo a prepararsi in fretta ad entrare in campo. Nei 46 minuti in campo, Matteo è impeccabile al centro della difesa, consentendo al Milan di chiudere il match con il gol di vantaggio, anche grazie ai suoi numerosi interventi a protezione della porta di Donnarumma. 

5 giorni dopo i rossoneri si recano a Firenze, e con Kjaer ancora infortunato, Pioli decide di puntare dall’inizio sul giovane del vivaio, piuttosto che su un Musacchio ancora acciaccato. Gabbia gioca 74 minuti ancora una volta impeccabili, sia per quanto riguarda gli interventi difensivi che per la personalità messa in campo quando si tratta di impostare il gioco. Solo lo sciagurato intervento di Hernandez nel finale che costa il rigore del pareggio trasformato da Pulgar impedisce ai rossoneri di mantenere la porta inviolata. 

Una nuova bandiera rossonera o una futura plusvalenza?

Il caos sopravvenuto negli ultimi giorni, con l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid 19 che ha portato al rinvio delle partite, ha rimesso in discussione quello che sembrava il netto sopravanzamento di Gabbia nei confronti di Musacchio nelle gerarchie di Pioli. Ma in ogni caso al momento sembra che Matteo se la giochi più con Kjaer per un posto al fianco di Romagnoli in campo, piuttosto che con Musacchio per quello di prima alternativa.  

Cosa può riservare il futuro a Matteo Gabbia? È molto difficile dirlo, visto il caos che sta regnando a livello societario al Milan. Da un lato è indubbio che nel passato la presenza di giovani milanisti, cresciuti nel Milan e con un vero e proprio cuore rossonero, è stata fondamentale per i successi della squadra. Pensiamo al Milan di Sacchi con i vari Maldini, Baresi, Costacurta, Albertini… Ma dall’altro punto di vista giocatori del genere, cresciuti in casa, possono generare plusvalenze che nelle attuali condizioni finanziare possono davvero significare tutto per il Diavolo: non dimentichiamo che hanno dovuto rinunciare all’Europa League per problemi con il Fair Play finanziario.

Il sacrificio di giovani promettenti come Cutrone, Locatelli, Zanellato o Bellanova ed il probabile addio di Donnarumma sono frutto di questa situazione. Il futuro di Matteo dipenderà molto da che tipo di futuro ha in mente la proprietà per il Milan.