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Dal giorno del suo esordio Sandro Tonali è stato paragonato a più riprese ad Andrea Pirlo. Tanti i punti in comune tra i due giocatori, a partire dalla precocità e dalla maglia del Brescia per finire con l’indole taciturna e il taglio di capelli. Ma oggi, più vediamo giocare Tonali e più ci rendiamo conto che è un tipo di calciatore diverso.

D’altra parte, Andrea Pirlo è stato un giocatore davvero unico e irripetibile, un talento cristallino come trequartista riplasmato in regista basso dalle mani esperte di Mazzone e Ancelotti. Ancelotti dovette reinventarsi Pirlo regista per ovviare all’assenza di quello che per anni era stato il regista titolare del Milan di Berlusconi, e proprio quel giocatore è forse quello a cui Tonali assomiglia di più: Demetrio Albertini

confronto albertini tonali

Chi era Demetrio Albertini 

Nato a Besana in Brianza il 23 agosto 1971, Demetrio Albertini cresce fin da bambino nelle giovanili del Milan, durante i difficili anni della presidenza Farina e si affaccia alla prima squadra in concomitanza con l’inizio dell’era berlusconiana. A 19 anni, dopo una manciata di apparizioni con la prima squadra, sceglie di andare a dimostrare le proprie qualità in prestito al Padova, in serie B. In Veneto il giovane regista si impone come una delle migliori giovani promesse italiane e la dirigenza milanista decide di riprenderlo per la stagione successiva.

Nella stagione 91/92 sulla panchina dei Diavoli si siede Fabio Capello, che ha il difficile compito di passare oltre alla rivoluzione di Sacchi, e per mettere in pratica il suo calcio pragmatico e intenso vede uno strumento ideale in quel giovane metronomo di centrocampo.

Nel giro di pochi mesi, Demetrio scalza Carlo Ancelotti dal centrocampo milanista e al fianco di Frankie Rijkaard guida la squadra rossonera alla conquista del dodicesimo scudetto, al termine di una stagione chiusa senza alcuna sconfitta all’attivo. Nelle due stagioni successive arriveranno altrettanti scudetti e una splendida vittoria in Coppa Campioni, schiantando il Barcellona di Romario, Stoichkov e Guardiola per 4-0 nella magica serata di Atene, riscattando così la finale persa l’anno precedente contro il Marsiglia.

Nei successivi anni al Milan, sarebbero arrivati due altri scudetti, nel 1996 sempre con Capello e nel 1999 con Alberto Zaccheroni in panchina, che definì Albertini il prototipo del giocatore ideale. In Nazionale raccolse 79 presenze con 3 gol, arrivando secondo ai Mondiali del 1994 negli Stati Uniti e agli Europei del 2000 in Belgio e Olanda. L’unico trofeo azzurro conquistato è l’Europeo Under 21 del 1992.

Dopo i trionfi al Milan, che lo hanno visto conquistare 5 campionati, 3 Supercoppe Italiane, 1 Champions League e 1 Supercoppa Europea, paradossalmente è proprio il suo ex compagno Carlo Ancelotti a cui aveva soffiato il posto da titolare, ritrovato come allenatore, a preferirgli Pirlo, spingendolo ad affrontare nuove sfide all’Atletico Madrid, alla Lazio e all’Atalanta, prima di chiudere la carriera al Barcellona, con cui vinse la Liga nel 2005.

Tonali e Albertini: le somiglianze

Albertini era un regista centrale con grande visione di gioco e ottima intelligenza tattica, in grado di recuperare palloni e di far ripartire l’azione, giostrando sia nello stretto che sulla lunga distanza. Le sue movenze in campo si rivedono in maniera chiarissima in Sandro Tonali, quando porta avanti la palla in mezzo al campo trovando sulla corsa la linea di passaggio pulita per il compagno. Soprattutto, e qui sta la grande somiglianza tra Albertini e Tonali, il loro gioco è sempre finalizzato all’organizzazione della squadra, allo scorrere del gioco assecondando il movimento dei compagni.

Dai loro piedi, il pallone fluisce sempre in maniera naturale, i passaggi sono sempre dosati benissimo, veloci ma non troppo potenti, soprattutto nel passaggio corto che la maggior parte delle volte arriva a destinazione in maniera tale da poter essere controllato agevolmente dal compagno. Anche il tiro da fuori è una dote che hanno in comune, entrambi bravissimi a dare potenza e precisione nel momento di calciare.

I numeri in questo senso per Tonali sono ancora un po’ troppo bassi: viste le sue qualità, dovrebbe tentare di liberarsi e andare al tiro più spesso. Albertini chiuse la sua carriera al Milan con 28 reti in 406 presenza, mentre Tonali al momento ha segnato solo 1 gol in serie A. Certo, il Milan di Capello forniva molte più occasioni da gol rispetto al Brescia di Corini o Grosso, questo è indubbio. 

Tonali e Albertini: le differenze

A 19 anni Albertini scese in serie B per dimostrare le sue capacità a Padova, mentre alla stessa età Tonali ha già disputato due campionati nella serie cadetta, conquistando la promozione, e si sta mettendo in luce in serie A, arrivando a conquistare già la maglia della nazionale. Albertini l’anno successivo guidò il miglior centrocampo d’Italia e d’Europa, e l’impressione è che Tonali forse non sia ancora a questi livelli.

Le potenzialità però sono enormi, ed in linea con i cambiamenti che l’intero gioco del calcio ha vissuto dagli anni di Albertini ad oggi, Tonali unisce alle doti tecniche e mentali un atletismo che Albertini non aveva, quanto meno in questa misura, e meno che meno Pirlo. La precisione nei passaggi non è ancora al livello di quella che aveva il miglior Albertini, ma l’apporto dinamico che Tonali non fa mai mancare alla squadra sopperisce molto bene a questa lacuna.

Tonali è ancora nel pieno del suo processo di maturazione come calciatore, in un ruolo peraltro in cui è difficile affermarsi in giovane età. Difficilmente l’anno prossimo vestirà ancora la maglia delle Rondinelle, e dagli sviluppi del calciomercato dipenderanno molto anche le sue prospettive di crescita. Al momento è un giocatore che può adattarsi a qualsiasi sistema di gioco, ma in futuro sarà chiamato a dover limare alcuni difetti per riuscire ad eccellere in un centrocampo di livello superiore. Un po’ come ha fatto Barella, che all’Inter ha abbandonato del tutto i compiti di impostazione che aveva assunto a Cagliari per dedicarsi esclusivamente al recupero palla e agli inserimenti, diventando in breve tempo uno dei migliori interpreti in Italia del ruolo.