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Lo si era capito già da qualche turno che il cammino dei protagonisti del tabellone maschile agli US Open di Flushing Meadows, sarebbe stato diverso da quello che stavano percorrendo le sorprendenti e giovanissime colleghe in gonnella.

Novak Djokovic e Daniil Medvedev saranno i protagonisti della finale più attesa, quella che ci terrà con gli occhi bene aperti perché potrebbe regalarci un pezzo di storia che manca da tanti, tantissimi anni e per la quale bisogna scomodare un certo signor Rod Laver che completò l’impresa nel 1969, la conquista del Grande Slam.

La summa degli ultimi anni

Se ci si pensa bene, l’epilogo dell’ultimo torneo del Grande Slam che si gioca come da tradizione a New York, potrebbe essere perfettamente preso ad esempio come il vero paradigma degli ultimi due decenni di questo sport.

Una quindicina di anni, o poco più a seconda di chi prendiamo come riferimento, dominati in campo maschile da tre giganti che rimarranno nell’immaginario collettivo come esponenti massimi di cui difficilmente qualcuno calcherà le orme, Federer, Nadal e Djokovic in rigoroso ordine anagrafico, che non hanno espresso lo stesso dominio per le signore, eccezion fatta per Serena Williams che non ha trovato la stessa resistenza tra le sue avversarie.

Ecco, le due finali degli US Open ci vogliono parlare chiaro: da una parte arrivano la Testa di Serie numero 1, in fortissimo odore di santità, e la numero 2, finalmente in grado di trovare quella continuità rispetto a una classe che tutti gli riconoscono.

Dall’altra assistiamo all’ennesimo stravolgimento dei valori in campo, dove un nuovo rimescolamento delle carte in tavola, fa sì che due ragazzine dal futuro luminoso si pongano come la cartina di tornasole di una generazione che non vuole, o forse non può, salire definitivamente nella cattedra del dominio, come ha fatto la triade maschile di cui sopra.

Tutti i numeri di Medvedev

Medvedev è comunque un giocatore temibile che darà del filo da torcere a Djokovic, visto che quest’anno ha vinto 46 volte, perdendo in 10 occasioni, il che gli ha fruttato tre titoli, Marsiglia, Mallorca e il Master 1.000 di Toronto.

E’ ormai in pianta stabile al numero due del ranking ATP dietro al serbo, ma il suo cruccio è quello di aver conquistato già due finali dello Slam , senza mai sollevare il trofeo, agli US Open del 2019 quando perse da Nadal e agli Australian Open del 2021, quando cedette il passo proprio a Djokovic.

Per la seconda volta consecutiva in carriera, Medvedev ha percorso un cammino strepitoso prima di affrontare le sue parti conclusive. L’anno passato arrivò in semifinale, perdendo poi contro Thiem, senza perdere un solo set, mentre quest’anno ne ha lasciato uno solo per strada, ai quarti contro Van de Zandschulp.

Nella storia di questo torneo, solo Lloyd Harris (83%) ha fatto registrare una % di punti vinti con la prima di servizio più alta di Daniil Medvedev (82%), tra i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale.

Djokovic ai raggi X

Era il grande favorito della vigilia, è il giocatore che ha perso meno partite in stagione ed è soprattutto ad un passo dalla conquista del Grande Slam.

Il numero 1 del mondo Novak Djokovic ha dichiarato al termine della partita vinta contro Alexander Zverev in semifinale, che l’ultimo scoglio da superare, il russo Daniil Medvedev, sarà il più tosto di tutti, da affrontare con il massimo della concentrazione, come se fosse, e probabilmente lo sarà, la partita più importante della sua carriera di tennista.

Il serbo ha cominciato la sua carriera da professionista nell’ormai lontano 2003, a soli 16 anni e i risultati non si sono fatti attendere tantissimo, anche se, un po’ come tutti, ha dovuto pagare lo scotto del passaggio dai tornei per soli ragazzi giovani, Junior in particolare, a quelli dove devi guadagnarti il pane.

Ma per Novak è stato un crescendo rossiniano, che lo ha visto partecipare al suo primo Slam solo due anni più tardi, nel 2005, quando arrivò al tabellone principale degli Australian Open passando per le qualificazioni.

Il palmares odierno dice 20 tornei del Grande Slam vinti, alla pari di Roger Federer e Rafa Nadal, con la grande occasione, quindi di staccarli e diventare il giocatore che ha portato a casa più titoli negli Slam.

Con la finale di New York appena centrata, Djokovic eguaglia il numero di finali giocate dallo svizzero. Per il numero 1 del mondo sono 85 i tioli vinti fino a oggi in carriera.

Vi sono da mettere in conto anche alcuni dati che Djokovic ha fatto segnare al refertista durante questa edizione degli US Open, come ad esempio quello di aver conquistato qualcosa come 160 punti sulla prima di servizio dei suoi avversari, primo di questa speciale classifica già a partire dagli ottavi di finale, a dimostrazione del fatto che nessuno risponde in modo così performante come lui.

Il serbo ha strappato il sevizio ai propri avversari in questo tornei ben 38 volte, sei delle quali nella partita precedente contro Zverev e ha recuperato il match perdendo il primo set in ben 4 partite in questa edizione giocata sui campi di Flushing Meadows.

I confronti diretti

La partita offre spunti interessanti anche sotto l’ottica dei testa a testa, visto che il divario non è poi così sbilanciato a favore del serbo, il quale ha vinto 5 dei precedenti 8 incontri disputati contro il giocatore russo e, soprattutto, gli ultimi sei incontri mostrano un bilancio di perfetta parità, 3 vittorie cadauno.

A livello di Slam, invece, i due si sono incontrati solo due volte, entrambe agli Australian Open con il medesimo risultato, la vittoria di Djokovic.

La finale è fissata per la serata di domenica sul campo centrale dei campi di Flushing Meadows, alle ore 22,00 e si potrà vedere in diretta in televisione su Eurosport, oppure in streaming su Eurosport Player e Discovery Plus.

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