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Nato il 22 agosto 1964 il tennista svedese bruciò le tappe arrivando sino al tetto del mondo nel 1998. Ma la sua parabola discendente cominciò troppo presto

Raccontare la storia di Mats Wilander richiede due pesi e due misure, perché diametralmente opposti sono gli stati d’animo che “suggerisce” una carriera folgorante che, purtroppo, finisce con poca gloria ed una infamante squalifica per doping. La parte bella della storia, stavolta, è quella iniziale. Nato a Växjö il 22 agosto del 1964, Mats Wilander sembra davvero essere un predestinato. E’ il più giovane tennista della storia a vincere un torneo del Grande Slam: nel 1982 non è ancora maggiorenne quando, sulla terra rossa del Roland Garros, mette tutti in fila e supera in finale una vera icona del tennis, Guillermo Vilas al quale rende dodici anni. Il torneo francese risulterà oltremodo gradito a Mats Wilander, che raggiungerà cinque volte la finale e per tre volte ne risulterà vincitore. Altro invidiabile record del tennista svedese è riferito agli Australian Open, unico torneo che vinse sia quando si disputò sull’erba che quando si giocò sul cemento. Nel 1983, in splendida forma, Wilander prende per mano la Svezia anche in Coppa Davis dove vince tutti gli incontri disputati. Una eccellente performance che però non basta: gli svedesi cedono in finale all’Australia. Si rifarà poi con gli interessi, trionfando nel 1984, nel 1985 e nel 1987. Nell’86 la Svezia non vinse perché Mats Wilander era… assente per nozze. Nel suo anno d’oro, il 1988, Mats Wilander vince tutti i tornei del Grande Slam ad eccezione di Wimbledon (la nota dolente della sua carriera, considerato che sull’erba verde londinese arriverà al massimo ai quarti di finale). Il 1988 è l’anno che Mats Wilander ha scolpito nel cuore e nella mente, perché, oltre alle vittorie, scala la classifica mondiale del ranking ATP, giungendo sino al numero 1. La consacrazione arriva a New York, al termine di una avvincente ed entusiasmante sfida con Ivan Lendl. Cinque lunghissimi set, disputati ad un livello tale che quell’incontro ancora oggi è ricordato come uno dei più belli della storia del tennis. Lendl era sia il numero uno in classifica, sia il campione uscente degli Us Open. Mats Wilander però disputò una partita perfetta, al termine della quale ebbe a dire: «È stato il match più intenso che io abbia mai giocato. Penso di non aver giocato un singolo punto, addirittura un singolo colpo senza aver sempre chiaro in testa l’obiettivo che mi ero prefissato. Ho dovuto fare tutto questo per 5 lunghi set». Una vittoria che consacra il talento, l’intelligenza e, soprattutto la sagacia del tennista svedese che, unico nella storia, conquistò la leadership del mondo dopo aver vinto sette tornei. Mai nessuno ha dovuto inanellare una serie simile prima di primeggiare. E’, questo, il segno di un epoca nella quale il tennis ha espresso, contemporaneamente, un drappello di atleti straordinari: il già citato Lendl, Boris Becker, Guillermo Vilas, Pat Cash, Yannick Noah, Stefan Edberg, John McEnroe, Andre Agassi, Jimmy Connors… Fors’anche per una rivalità così qualificata e agguerrita, Mats Wilander riuscì a tener stretto il suo primo posto nel Ranking ATP per un periodo piuttosto breve: da settembre 1988 a febbraio 1989. Gli inizi degli anni Novanta, purtroppo, corrispondono con la seconda parte della storia. Mats Wilander vive epidermicamente la malattia del padre, a cui era molto legato e non riesce più a trovare la continuità di rendimento ad alti livelli. A Itaparca ottiene il 33° successo in carriera, l’unico nel 1990 e l’ultimo della sua carriera. Nel 1991 si infortuna al Queens e decide di ritirarsi per un po’ dall’attività. Rientra qualche mese dopo ma i risultati non arrivano più. Giunge agli ottavi a Melbourne nel 1994 e un anno dopo in semifinale in Canada. Sceso alla posizione 45 del Ranking, Mats Wilander nel 1996 riceve l’ultimo definitivo colpo alla sua intenzione di risalire la china: ad un controllo antidoping al Roland Garros, risulta positivo e viene così squalificato per tre mesi. Accusa infamante che l’atleta non riesce ad accettare. Mats Wilander si ritira definitivamente dall’attività. Nel post carriera è stato capitano della nazionale svedese in Coppa Davis ma non è riuscito ad impreziosire il suo palmares, giungendo in semifinale nel 2007 e ai quarti in altre tre circostanze. Nel 2002 Wilander è entrato nella Hall of Fame del tennis. Oggi, sposato e padre di 5 figli, dopo alcune buone esperienze da allenatore (ha seguito Marat Safin, Wayne Ferreira, Paul Henri Mathieu e Tatiana Golovin) è opinionista di Eurosport.

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