Vai al contenuto

A parlarne oggi viene quasi da ridere, ma nell’estate del 2016 l’affaire Lazio-Bielsa rischiò di incendiare la capitale, e non in senso positivo.

La Lazio arrivava da una stagione decisamente imbarazzante, sotto l’ultima gestione di Stefano Pioli, tanto abile alla guida dell’ultimo gruppo Champions nella storia dei biancocelesti (stagione 2014/2015) quanto incapace di risollevare le sorti di una squadra anzitempo eliminata dalla competizione più prestigiosa d’Europa (è l’agosto rosso del 3-1 complessivo nella doppia sfida di preliminare col Leverkusen), abbattuta dopo quel nefasto evento e mai più in grado di dare una sterzata differente alla stagione.

Il prologo: una stagione disastrosa

Poi, a tre giornate dalla fine, l’addio di Pioli dopo la sconfitta nel derby contro la Roma. La formazione della Lazio prima di quel 4-1 casalingo recitava (tenetevi forti): Marchetti; Patric, Bisevac, Hoedt, Braafheid; Cataldi (85′ Djordjevic), Biglia, Parolo; Candreva (57′ Keita), Matri (57′ Klose), Felipe Anderson.

Una squadra ormai dilaniata, scontenta (Felipe Anderson e Candreva su tutti, causa fascia di capitano mancata e gentilmente regalata a Biglia, che romperà col club di lì a poco), scarsa da far paura rispetto a quella dell’anno precedente, una delle migliori dell’era Lotito.

Il finale di stagione, dicevamo, riserva ai tifosi della Lazio l’affaccendarsi di diverse voci di mercato legate alla panchina. Al nome di Jorge Sampaoli, che non smentisce e anzi alimenta le notizie sul suo futuro in biancoceleste, si affianca quello molto più probabile di Cesare Prandelli, ma anche De Boer e Villas-Boas ricevono le attenzioni della stampa nostrana ed estera.

L’allenatore della Lazio, quell’estate, tiene il banco delle notizie di calciomercato, monopolizzando il dibattito dai primi di giugno al 9 di luglio, data che coincide con la fine della nostra storia.

Intanto, però, un piccolo passo indietro, perché la Lazio deve concludere la sua stagione e l’esordio di Inzaghino sulla panchina della Lazio è dei migliori: vittoria a Palermo e sorriso smagliante.

Sa bene che ad attenderlo c’è la squadra satellite di Lotito, la Salernitana che gioca in Serie B, dove il club capitolino parcheggia progetti futuri più o meno credibili, in attesa di maturità o bocciatura definitiva. Klose anche saluta la Lazio, dopo anni memorabili; la sua ultima partita a Firenze coincide con una sconfitta: la doppietta di Vecino è il nodo che le Parche si son divertite a far partire, come un elastico impazzito, quella strana sera del 16 maggio 2016.

Mezza città sogna: arriva el loco Bielsa!

La stagione finisce e dall’estero arriva la bomba di mercato che il popolo laziale attendeva da tempo: Marcelo Bielsa è l’obiettivo numero uno per la panchina biancoceleste.

Inizia ufficialmente la trattativa, Lotito questa volta fa sul serio. Dopo anni di allenatori testa bassa e sì padrone, finalmente un uomo con dos huevos asì, un grande uomo e un personaggio straordinario prima che un allenatore di tutto rispetto.

I tifosi della Lazio già sognano strambi 3-3-1-3 o più classici 4-2-3-1 per tornare a bomba nella lotta Scudetto, anche perché sanno bene – e Bielsa non ci mette molto a comunicarlo al patron laziale – che le esigenze di mercato dell’allenatore argentino sono di un certo livello. Come a dire: «Se vengo, vengo per vincere».

Quel malato di Bielsa, non a caso chiamato El Loco, incarica il proprio staff di seguire partita dopo partita la devastante stagione biancoceleste. Una tortura per qualsiasi essere umano ma non per lui, non per Bielsa. Né per il suo povero staff, pazzo come il suo capo.

Alla fine, dopo un lungo esame, “el Loco” dice sì. Il matrimonio s’ha da fare. Lotito mette su un aereo per l’Argentina il segretario generale del club, Armando Calveri, con il contratto in valigia. Il 20 giugno arriva la notizia.

Bielsa chiede 2 milioni e mezzo di euro netti, col secondo anno opzionale, più un bonus di 700 mila euro riservato ai collaboratori Quiroga, Fernandez Macaya e Reyes. Una spesa non da poco, ma Bielsa è Bielsa e Lotito dice di sì.

La clamorosa rottura

Bielsa è stato chiaro. Sono addirittura 18 i giocatori da vendere, tre/quattro gli acquisti da fare prima di iniziare il ritiro, che è alle prime luci di luglio.

Bielsa chiede anche che il Lazio Village riservato ai tifosi durante il ritiro ad Auronzo di Cadore sia tolto, eliminato: caput. Solo un allenamento da soldato crea un soldato.

Bielsa ha le idee chiarissime, meno Lotito, ancor meno Tare, che fatica a cedere tutti quei giocatori nel tempo previsto. Gli ultimi giorni di giugno passano così, tra le strette e poi improvvisamente ampie vie di Roma, tra la preoccupazione dei tifosi giallorossi, ben consci del colpo della Lazio, e il cauto ottimismo dei tifosi laziali, che dopo il c’è/non c’è di Burak Yilmaz non si fidano più del proprio presidente. E ne hanno ben donde.

L’8 luglio la Lazio comunica sul proprio sito: «Come emerso dalle notizie date dai media, la S.S. Lazio comunica di aver già depositato il contratto del Sig. Marcelo Bielsa e dei suoi collaboratori. La Società comunica altresì che, come da comunicazione ricevuta, il mister ed il suo staff saranno a Roma nella giornata di sabato 9 luglio».

Il giorno dopo, Bielsa risponde: «Abbiamo preso, con i miei collaboratori, questa decisione perché in quattro settimane di lavoro congiunto con voi non abbiamo ottenuto nessuno dei sette acquisti espressamente richiesti nel piano di lavoro approvato dal presidente Lotito. Tenendo in conto che era stato deciso di cedere 18 giocatori della passata stagione, l’arrivo dei rinforzi era necessario. Era stato approvato, come condizione necessaria per l’attuazione del programma di lavoro, l’acquisto di almeno 4 giocatori prima del 5 luglio».

Continua poi Bielsa in pieno stile “loco”: «A questa data, non si era concretizzato alcun acquisto. Nonostante questo, il club ha reso pubblico il contratto che ci legava, malgrado questo non fosse praticabile senza gli acquisti. La situazione, al momento, è la stessa e le prospettive incerte. Mancando solo tre giorni al ritiro di Auronzo, questa decisione non era più procrastinabile. Come già vi avevo detto, per il mio stile di lavoro era fondamentale avere i giocatori in tempo e in forma per poterli allenare. È importante chiarire che non ho in mano alcuna offerta di lavoro».

La scintille Bielsa/Lotito

È la fine dei giochi, ancora una volta. È l’ennesimo sogno svanito per i tifosi della Lazio, che comunica nuovamente sul proprio sito, nel clima di totale sconcerto creato da questo incredibile colpo a vuoto. «Prendiamo atto con stupore delle dimissioni del Sig. Marcelo Bielsa, anche a nome dei suoi collaboratori, in palese violazione degli impegni assunti con i contratti sottoscritti la settimana scorsa e regolarmente depositati presso la Lega e la FIGC con i relativi adempimenti previsti. La Società si riserva ogni azione a tutela dei propri diritti. Affida la conduzione della squadra nel ritiro preparatorio al Sig. Simone Inzaghi».

«A un certo punto mi sono mortificato per Igli e ho preso il telefono: “Senta mister, lei se ne deve andare”. Tare era pallido»

Claudio Lotito

Il Signor Simone Inzaghi, tanto per essere chiari, dimostra già all’epoca di essere un uomo dalla schiena dritta. Torna da Milano Marittima in fretta e in furia e promette al proprio presidente un progetto vincente. Il resto è storia. Solo uno come Lotito, solo uno che è riuscito ad affermare che

«lui è soprannominato El Loco, ma io so’ ancora più matto. Me so’ fatto incanta’. Volevo fa’ er fanciullino der Pascoli, il sognatore. Ma adesso me trasformo in Machiavelli»

Claudio Lotito

Ecco, solo un personaggio di questo tipo poteva sbagliare i numeri del superenalotto e vincere ugualmente. Anzi, molto di più.

A livello di costi, risorse, plusvalenze e risultati, la Lazio di Simone Inzaghi si è dimostrata non solo una delle realtà più solide e competitive dell’era Lotito, ma dell’intera storia biancoceleste.