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Milan – Barcellona, finale di Coppa dei Campioni 1994, è per molti la gara perfetta. Quella giocata dal Milan che contro tutto e tutti riuscì a salire sul tetto d’Europa, per la quinta volta nella sua storia. Ma fu soprattutto la vittoria di Fabio Capello su Johan Cruijff. Il taciturno e sergente di ferro friulano, contro l’arroganza del mago olandese che quella sera vide scendere il tramonto sulla sua carriera da allenatore. Il tutto nella cornice di Atene, dove gli Dei e la Storia si mescolano.

Vittoria per 4-0 del Milan, trascinato dai gol di Massaro, dalla prodezza di Savicevic e dalla rete dell’inarrestabile Desailly. Un Milan quadrato e spettacolare, che ricorda quello di sacchiana memoria, seppur infarcito dal cinismo del suo allenatore: uno che ha sempre preferito la sostanza alla forma. Ma quella vittoria del Milan è davvero epica e non solo per il risultato.

Senza Baresi, Costacurta e Van Basten i rossoneri sembravano destinati a soccombere contro il Dream Team catalano. E invece una prestazione leggendaria di tutta la squadra, metterà in un angolo i vari Romario, Stoichkov, Koeman, Guardiola e altri campioni ancora di quel Barcellona.

La stagione 1993-94

Milan e Barcellona fin dallo start della Champions League sono le due formazioni accreditate alla vigilia per alzare il massimo trofeo continentale. Due squadre letteralmente imbottite di campioni e che da anni dominano la scena nazionale, oltre a quella internazionale. Dunque non stupisce vedere i rossoneri vincere agevolmente il loro 14° scudetto, il terzo di fila e tutti e tre sotto la gestione di Fabio Capello. Milan meno spettacolare con appena 36 gol fatti, ma maledettamente inaffondabile con soli 15 gol al passivo.

Sorprende invece il Barcellona che pur essendo più forte delle altre squadre in Liga, ama in certi casi specchiarsi fin troppo e perde punti pesanti per strada. Di tutto questo, sembra approfittarsi il Deportivo La Coruna che per 25 giornate comanda il campionato tallonato dai catalani. Poi all’ultima giornata succede quello, a cui ormai credevano in pochi. I blaugrana vincono come da pronostico la loro partita, mentre il Deportivo non va oltre lo 0-0 in casa, fallendo anche un calcio di rigore in “Zona Cesarini”. Il segno X permette il sorpasso al Barcellona che si laurea campione di Spagna nel modo più inaspettato.

Due rulli compressori

In Champions League Milan e Barcellona hanno invece un cammino identico. Dopo aver superato il doppio turno di qualificazione alla fase a girone, nei due gruppi rossoneri e catalani, dominano la scena. Chiuderanno al comando dei rispettivi gironi, assicurandosi di giocare la semifinale in gara secca fra le mura amiche. La squadra di Johan Cruijff attende il Porto, secondo nel girone del Milan. E al Camp Nou è una passeggiata per Romario e Soci che battono i lusitani 3-0.

Stesso risultato per il Milan, contro il Monaco. Le reti di Desailly, Albertini e Massaro però, rischiano di passare in secondo piano per due cartellini. Il primo di colore giallo pende sulla testa di Franco Baresi, il quale da diffidato salterà automaticamente la finale di Atene. E poco dopo arriva il rosso diretto per Alessandro Costacurta. In pochi minuti spazzati via i due difensori centrali, per l’ultimo atto della Coppa Campioni. Un bel guaio per il Milan, con la stampa che sembra già assegnare la coppa al Dream Team di Spagna.

Cruijff smargiasso, Capello silenzioso

La vigilia di Milan – Barcellona è molto tesa e gli animi sono differenti. In casa Milan non si gioca da oltre tre settimane: la serie A si è chiusa ai primi di maggio, per lasciare spazio alla nazionale di Sacchi in vista di USA 1994. Titolo vinto in anticipo dai meneghini, ma la paura di affrontare la finale senza gli squalificati Baresi e Costacurta, oltre al lungodegente Van Basten, agita il sonno del Diavolo.

Dall’altra parte invece c’è grande euforia. La vittoria in extremis della Liga sembra lanciare il Barcellona verso il double e le parole di Johan Cruijff incendiano la conferenza stampa.

«Non vedo proprio come questo Milan, possa battere la mia squadra. Il Milan di Sacchi era fortissimo, ma quello di Capello è un gruppo normale. Umilieremo il Milan davanti al Mondo, ve lo assicuro. Soprattutto perché noi abbiamo preso Romario in estate e loro Desailly. Sarà una grande festa».

Johan Cruijff prima della finale

Parole che lasciarono tutti di stucco, ma che ebbero la forza di caricare il Milan, mentre a Barcellona i tifosi si chiedevano a che ora sarebbe rientrata la squadra con la Coppa. Insomma sembra tutto scritto.

In realtà, quelle parole, riviste anni dopo avevano un solo scopo. Ingigantire i problemi difensivi del Milan e coprire le magagne fisiche di un Barcellona, letteralmente senza benzina, dopo la rincorsa in campionato al Deportivo. E infatti in campo, i rossoneri voleranno, contro avversari più portati a camminare che altro.

La finale

Fabio Capello ha scelte obbligate in difesa. Tassotti confermato a destra con la fascia di capitano, con Panucci dirottato a sinistra. Al centro della difesa l’eterno Filippo Galli (alla prima finale da titolare, mentre era subentrato nel 1989 e 1990), con Paolo Maldini nell’inedita veste di centrale difensivo. A centrocampo Boban parte da destra e Donadoni da sinistra. Nel mezzo la geometria di Albertini e la forza di Desailly. In attacco, al fianco di Massaro, il genio di Savicevic che cerca la seconda Champions in quattro anni, dopo quella vinta con la Stella Rossa. In porta ovviamente, l’uomo dei record, Sebastiano Rossi.

Il tecnico olandese per tenere fede a quella sua dialettica dirompente, molla il classico 3-5-2 con cui ha vinto tutto alla guida del Barcellona e opta per un 4-3-3, dove al fianco di Romario e Stoichkov, spunta il terzo attaccante: Begiristain. Sarà un autentico disastro la mossa di Cruijff. Il Milan con il diavolo in corpo parte forte: pressa, attacca e difende in 11, senza lasciare respiro alla manovra dei catalani. Galli e Maldini giganteggiano al centro della difesa, ma la vera differenza la fa Dejan Savicevic.

Il Montenegrino nelle terra degli Dei vive una serata stellare e dopo 22 minuti scappa via a destra, mette nel mezzo per Daniele Massaro e il Milan conduce 1-0. Il Barcellona non ci capisce nulla e sembra un pugile chiuso nell’angolo sul punto di andare al tappeto. Ci provano i rossoneri più volte e sul tramonto della prima frazione, Donadoni sguscia via a sinistra e scarica per Massaro. “San Daniele” lascia partire il siluro del 2-0.

Bolgia milanista sugli spalti, giocatori in delirio e Capello impassibile sulla sua panchina. Emblematica la frase di Bruno Pizzul al commento: “…E Cruijff ha perso molta della sua baldanza della vigilia“. Le telecamere della regia internazionale vanno a pescare la faccia di marmo dell’olandese che capisce di essere nel bel mezzo della tempesta, mentre il Milan sembra di un altro pianeta. Ma c’è tutto un secondo tempo da giocare e quel Barcellona è capace anche di rimonte impossibili.

Invece, anche nella ripresa il copione non cambia. I giocatori di Fabio Capello si avventano su ogni pallone come fosse l’ultimo, mentre Albertini e Desailly spezzano il gioco avversario e dettano i tempi della loro squadra. Passano tre minuti e tutti capiscono perché Savicevic è soprannominato il “Genio”. Ruba palla a Ferrer quasi a ridosso della linea laterale, lascia rimbalzare una volta la sfera e poi dal vertice destro del’area di rigore, disegna una pazzesca palombella. Andoni Zubizarreta è leggermente fuori dai pali, ma quanto basta per essere tagliato fuori dal capolavoro del Montenegrino. 3-0 e Milan sembra più in paradiso.

Quelli del Barcellona ormai sono davvero KO e riescono solo a randellare. Con le regole moderne sarebbero rimasti in 8 vs 11, ma il britannico Don da buon inglese ama il gioco duro e mostra solo cartellini gialli. Savicevic coglie un palo da pochi passi e sul proseguimento dell’azione, anche Desailly si prende la rivincita sulle parole del tecnico rivale. Scambia con Albertini e da questa strana coppia, nasce la triangolazione che porta al 4° gol rossonero.

Milan in versione trita sassi, catalani affondati e le parole di Pizzul fotografano alla perfezione quella gara: “17′ e 30”. A testimonianza che il calcio è un sport rigoroso, difficile. Fatto non di chiacchere. Ma di concentrazione, tecnica e umiltà. Quell’umiltà che è mancata al Barcellona questa sera e soprattutto al suo allenatore“. Al 62′ già 4-0, per un risultato che nessun tifoso rossonero si sarebbe mai aspettato. I restanti minuti sono una sorta di allenamento per la truppa di Capello.

Sfiorano più volte il 5-0, mentre dall’altra parte Sebastiano Rossi solo una volta si sporca le mani. Al triplice fischio, Capello può finalmente gioire e togliersi di dosso tutta la tensione accumulata. Il Milan ha travolto il Barcellona e 12 mesi dopo il KO di Marsiglia, vendica anche quella sconfitta.

Mauro Tassotti, capitano per una notte, alza al cielo di Atene la Coppa dei Campioni, mentre anche gli Dei applaudono dal cielo per una prestazione epica.