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Per la serie “il poker è uno skill game”, oggi proponiamo uno scontro tra massimi sistemi di questo gioco. Ovvero tra due giocatori che hanno vinto tantissimo e che hanno dimostrato quanto lo studio, la capacità di analisi al tavolo e un pizzico di talento sono gli ingredienti principale una ricetta appetitosa: quella del successo.

La sfida vede di fronte Stephen Chidwick e Bryn Kenney. In altre parole, il n.1 della all-time money, lo statunitense Kenney che ha incassato finora 56,4 milioni di dollari nei tornei live, e il n. 6, l’inglese Chidwick che di milioni ne ha portati a casa 34,7, sempre secondo il database di TheHendonmob.com.

Entrambi sono due menti per il poker, ma con sfumature diverse. Di Bryn Kenney abbiamo parlato qualche settimana fa, descrivendolo come un giocatore dotato di un’enorme capacità di apprendere dall’esperienza e anche di una buona dose di estro. Stephen Chidwick, invece, è molto più uno studioso del gioco, un analista del poker dotato però di grande forza mentale.

In un’intervista di un paio d’anni fa, il britannico ha dichiarato di essersi dedicato anche alla “meditazione, tutti i giorni, per mantenere il focus… e perché, come confermano diversi studi, ha tanti effetti positivi. Contribuisce persino a modellare la struttura fisica del cervello. Nel poker, dove è necessario mantenere la concentrazione per lunghe sessioni di gioco, anche di 15 ore, è davvero utile“. Ma non conta solo la testa nel poker di Chidwick: “Fortunatamente ho un team di supporto incredibile, la famiglia e gli amici, che mi ha sostenuto anche quando le cose non stavano andando poi così bene”. Infatti “…ci sono stati periodi in cui ero poco motivato e giocavo male. Ma questo mondo è così competitivo che ti porta a reagire. Lo devi fare se vuoi rimanere davanti agli altri. In questo momento non ho più problemi di motivazione, sia quando gioco, sia quando mi dedico allo studio. Imparare, analizzare le azioni al tavolo, parlare con altri giocatori, fare simulazioni, tutto questo mi cattura e mi esalta“.

E sono proprio lo spirito competitivo e la determinazione di ferro ad accomunare questi due grandi campioni, più di qualsiasi altro elemento. Una voglia di vincere che arde ancora oggi, nonostante Kenney e Chidwick abbiano accumulato vincite sufficienti per potersi godere una pensione dorata.

La mano in questione è stata giocata in un torneo dei partypoker High Stakes. I bui sono 30.000/60.000. Si comincia con un rilancio di Chidwick da cutoff per 150.000 chips. Il pro inglese ha in mano A♠Q♦ e 4.290.000 chips nello stack. Kenney (3.635.000) decide di chiamare da SB con Q♥J♥ e lo stesso fa il pro tedesco Stefan Schillhabel (2.650.000) che protegge il proprio BB dall’aggressione con A♥7♣.

Arriva il flop: K♠2♥9♦. Sia Kenney che Schillahabel decidono di iniziare con un check. Chidwick ne approfitta con una c-bet da 130.000 gettoni e la sua azione trova il call del solo giocatore statunitense.

Il duello tra Chidwick e Kenney si sposta al turn, un 5♦. Il n.1 al mondo per vincite sceglie ancora la via del check, ma questo volta il suo avversario decide di non continuare a bettare. Il doppio check fa scendere l’ultima carta del board.

Il river è un 8♥, un “mattone” per tutti e due. Ma Kenney capisce che, con solo queen high in mano, potrebbe trovarsi battuto allo showdown. Decide quindi di non regalare nulla all’avversario ed esce puntando 415.000 chips su un piatto di 715.000: una size molto ben studiata, un po’ più di metà piatto, che può far pensare sia ad un bluff che ad una value bet.

L’azione manda infatti Chidwick in the tank, nel pensatoio, per almeno un paio di minuti durante i quali nella sua testa passano un’infinità di analisi. Non sappiamo quale sia stata quella decisiva, forse una buona conoscenza del gioco di Kenney e della sua propensione per il bluff o forse un super vista ai raggi X. Fatto sta che alla fine l’inglese chiama: e il suo è un hero call molto bello che gli consente di incassare il piatto con Asso carta alta.

Foto di testa: Stephen Chidwick (credits PokerNews)

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